Capitolo 35

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Quale era il problema di aver sempre mantenuto la tua vita privata... privata? La curiosità delle persone. E Marzio ne era la dimostrazione.

Non appena il deejay aveva messo la base, cinque persone si erano fiondate su di lui. Ed erano tutti giornalisti. Di sicuro, speravano di ottenere l'esclusiva di quella notizia.

Mai, e sottolineo, mai, Marzio era finito sui giornali per motivi che avessero a che vedere con le sue frequentazioni. E lo sapevo bene dal momento che mi ero informata in prima persona su di lui in quella che sembrava essere ormai un'altra vita. Perciò, non era difficile capire il putiferio che si sarebbe riversato su di lui nei giorni seguenti. E parlare di giorni significava pensarla in positivo.

Il fatto che poi abitassimo insieme, non aiutava per nulla.

Con uno slancio, corsi verso la causa dei miei imminenti problemi. Dylan stava uscendo sul balcone, probabilmente a respirare un po' di calma lontano dalla bomba che aveva sganciato, ma lo intercettai prima che potesse andare a godersi la sua tranquillità.

«Si può sapere cosa ti è saltato in mente?» chiesi inferocita. Sentivo le mie guance diventare rosse dalla rabbia. Il mio tono di voce non era abbastanza alto perché qualcuno ci sentisse, ma non dovevo preoccuparmi di ciò per il momento. Tutti stavano confabulando e nella sala le voci riuscivano quasi a coprire la musica.

«Non credevo fosse un segreto» rispose con una scrollata di spalle innocente.

«Ti avevo detto che era una cosa privata. Non avevi il diritto di spiattellarlo ai quattro venti!»

«Mi sembrava di aver capito che ci fosse qualcosa di serio tra di voi» replicò tranquillo. «Forse mi sbagliavo allora.»

«No, Dylan. Non ti sbagliavi. C'è qualcosa di serio. Ma non era tuo diritto parlare della vita privata di altre persone» spiegai. Era come parlare a un bambino dell'asilo. «Non ti dovevi permettere.»

«Non capisco perché ti stai arrabbiando così tanto» replicò, appoggiandosi alla parete. «Se davvero è una cosa seria, quale è il problema? È come se l'idea che si sappia che c'è qualcosa tra di voi ti preoccupi.»

Il mio cuore sobbalzò all'idea che si scoprisse che in realtà era stato mio padre l'artefice di tutto. Non volevo che si sapessero i motivi per cui io e Marzio eravamo finiti in quella situazione. Non mi andava. Non mi andava proprio.

Ed anche se era un qualcosa che avrei dovuto affrontare presto, avrei voluto rimandare quel momento ancora per un po'.

«Ti rendi conto che non ci vorrà molto tempo prima che si capisca che sono io la donna in una relazione con Marzio?»

«Io non ho mai parlato di una donna» disse, con una faccia da prendere a sberle.

«Divertente, Dylan. Davvero divertente. Complimenti» sbottai. «Vedi o no che già qualcuno mi inizia a fissare incuriosito?» gli chiesi, indicando delle ipotetiche persone alle mie spalle con gli occhi puntati su di me.

Dylan lanciò uno sguardo veloce e, quando tornò a guardarmi, capii che le mie parole non erano state tanto fantasiose come avevo creduto. Qualcuno mi stava proprio osservando. E la faccia che stava facendo l'idiota me lo confermava.

«Forse posso rimediare» disse con semplicità.

«Ah sì?» chiesi con sarcasmo. «Forse adesso è un po' tardi.»

Non sembrò neanche ascoltare ciò che avevo detto.

Mi cinse il fianco con la mano che non teneva lo champagne, fece mezzo passo verso di me e, in un secondo, le sue labbra si posarono sulle mie.

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