Cap. 4 ~ Principessa(?)

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La giovane ragazza era messa con le spalle al muro. Chi si aspettava un tale domanda dal fidanzato? Certo era in parte colpa sua, o meglio, solo colpa sua.
Erano mesi che lui cercava di ritrovare l'armonia di una volta; tra rose, appuntamenti al buio e sorprese romantiche stava rischiando di rimanere al verde. Ogni suo tentativo di sedurla era fallito miseramente.
E adesso si trovava in auto, con due opzioni. Confessargli il suo segreto, altamente sconsigliata dalla stessa Marinette, o la seconda, sicuramente migliore della prima; inventare una scusa assurda per uscire da questa situazione. Questo comporterebbe un: "devo andare in bagno", ma in tali circostanze comprenderebbe dei danni al suo "piano", poiché, conoscendolo le chiederebbe di accompagnarla e alla fine non avrebbe alcuna scusa per non continuare la conversazione. Ma d'altro canto se si fosse limitata a non rispondergli lui sarebbe stato deluso e ciò diminuirebbe la stima nei suoi confronti.

Unico consiglio? Pensare e agire il prima possibile.

<<S-se ti ho messo in difficoltà non preoccuparti... anzi! Accendo l'auto e torniamo a casa... perché se non sbaglio avrai altri esami da sostenere, giusto? Sicuramente è meglio studiare domattina presto a mente fresca!>>
Concluse accennandole un sorriso innocente.
<<S-s-sì h-hai ragione...>>

Per la strada verso casa i due piccioncini mantennero un silenzio costante.
La ragazza stava seduta alla destra dell'autista.
Le sue mosse continuavano in una lunga reiterazione, guardare fuori dal finestrino, mordersi il labbro inferiore per lo stress, ma soprattutto fissarlo, fissarlo e fissarlo, (avvampando naturalmente).
Esattamente come Marinette, il biondo eseguiva le solite azioni. Eccetto per una volta che la osservò rischiando un incidente.
<<Mi dispiace. S-scusi non l'avevo vista->>
<<DOVE L'AVETE LA TESTA VOI GIOVANI!?>>
Urlò sgarbatamente il conducente della macchina affianco.
Eccetto quel piccolo disguido... il resto procedette placidamente.

<<E...arrivati!>>
La corvina rispose con un sorriso aggraziato abbassando il capo.
Prima che si alzasse dal sedile, Adrien le prese il polso e nel modo più cortese possibile le chiese:
<<E-ehm amore, so che non dovevo più intromettermi...ma stai bene? Sei stata silenziosa per tutto il viaggio...>>
Annuì.
<<Sicura?>>
Disse sorridendo, cercando almeno di farla sentire a proprio agio.
<<S-sì sì.>>
<<Sicura sicura? Al 100%?>>
Sorrise e ripetè: <<S-sì!>>
<<Se lo dici tu...>>
<<E-ehm se mi dai le chiavi io inizio ad aprire la porta...>>
<<Sì certo.>>
Nessuno dei due sapeva bene spiegare ciò, ma quel breve contatto fisico, al solo sfiorare delle mani aveva creato qualcosa di magico.

Era una serata uggiosa. Non appena la donna mise piede fuori dall'auto si ritrò completamente fradicia. Nel cammino verso il cancello del condominio era frastornata da continue domande.
Perché prima di andare dagli amici era stato così strano? Se è così come avrebbe potuto fare? La loro relazione sarebbe sopravvissuta a tutti gli ostacoli che gli sarebbero presentati davanti?? Come un bambino?
Era sicura che se la sua vita fosse stato un cattivo da sconfiggere a quest'ora avrebbe perso il suo miraculous da anni!

Corse verso il cancello argenteo. Con il mazzo di chiamavi tra le mani prese quella verde.
<<Ma perché non si vuole aprire?! QUESTO È ABBASTANZA! ODIO LA PIOGGIA!>>

Improvvisamente sentì il crepitìo delle goccioline di pioggia placare e posarsi su qualcosa al di sopra il capo. Alzò la testa e vide lui. Quell'ombrello nero. Lo stesso che li aveva fatto avvicinare.

<<Io, invece la amo (la pioggia). È solo grazie a lei se oggi ci troviamo qui.>>

Il cuore iniziò a battergli all'impazzata, sintonizzato con quello del fidanzato. Le mani iniziarono a tremarle. La sudorazione aumentava. Il fiato si accorciava. Tutto per merito di Agreste junior.
Questa era la prova definitiva. Entrambi si amavano follemente.

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