Cap. 56 ~ Conflitto di ideali

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Il giorno della consegna arrivò inaspettatamente, trovandomi ancora addormentata sopra il tavolo del soggiorno. I fogli attaccati alle guance testimoniavano la mia nottata trascorsa a chiacchierare con Alya. Non appena la sveglia risuonò implacabile, saltai giù dalla sedia, staccandomi dolorosamente i pezzi di carta dal viso.

Con un gesto disperato, mi portai le mani nei capelli, cercando di organizzare i pensieri confusi. Iniziai a correre tra il bagno e la camera da letto, inciampando ripetutamente in oggetti lasciati in disordine. Cercai freneticamente i calzini e, nella fretta, ne infilai uno nero e uno blu, senza accorgermi dell'errore.

Tentai di prepararmi una fetta di pane con marmellata, ma, appena uscita di casa, quest'ultima mi cadde addosso, imbrattando i vestiti. Sentii la sfortuna pendere su di me come una spada di Damocle mentre correvo verso l'atelier di Audrey, pregando che non la incrociassi nei corridoi.
Ma, proprio quando stavo per svoltare l'angolo, udii la sua voce inconfondibile alle mie spalle: <<Seguimi.>> Il suo tono era perentorio, come sempre. Mi ordinò di chiudere la porta del suo ufficio, e il mio cuore accelerò.

<<Ah!>> Sbuffò la stilista con evidente frustrazione gettandosi sulla poltrona ergonomica. <<Ho i nervi a pezzi. Hai visto la nuova collezione di Agreste?!>> chiese, con un tono che non ammetteva repliche.

Mi sentii sorpresa e sbattei le palpebre due volte, interrogativa. <<Quei modelli sono un plagio spudorato delle mie idee! Come ha osato?!>> Esclamò Audrey, mentre un'ombra di rabbia le attraversava il volto.

Assunsi un'espressione seria, consapevole che, ancora una volta, Audrey non aveva avuto la decenza di riconoscere il mio contributo e si era attribuita il merito di tutto. <<Quell'inutile Gabriel junior! Ci metterà in ombra se continuerà così!>> Continuò lei.

Mi feci piccola sulla sedia, sperando di non accrescere ulteriormente la sua ira. <<Ho bisogno di te!>> Dichiarò per forse la prima volta in tutta la sua vita con un'energia rinnovata.
<<Di me?>> Balbettai, incredula.
<<Esatto, Marina!>> Mi puntò il dito contro, determinata. <<Dobbiamo asfaltarlo!>> Un ghigno sardonico si disegnò sulle mie labbra. Finalmente una guerra. Ma, dopo qualche secondo di riflessione, cercai di obiettare.
Audrey, colta dall'entusiasmo, lanciò i documenti in aria, disseminandoli ovunque. <<Con il tuo talento saremo di nuovo in cima alla classifica!>>
<<Ma non eravamo già nella top ten? Credevo che l'evento di sabato doveva servire per farci rimontare.>>
<<Infatti!>> Replicò con un tono schernitore, <<Finché stamattina quel moccioso non ha avuto la brillante idea di oscurarci.>>

Continuai a guardarla, sempre più confusa. <<Le tue espressioni mi innervosiscono!>> Sbottò, digitando qualcosa sulla tastiera del computer e girando lo schermo verso di me.
<<"Guerra fra stilisti?">> Lessi ad alta voce il titolo di una pagina web.
<<Vedi?! E non posso nemmeno permettermi di stressarmi, perché potrei riempirmi la faccia di rughe!>> La sua voce era carica di una drammatica urgenza.
Mi sentii travolta dalla responsabilità e dall'opportunità che Audrey mi stava offrendo. Era un momento cruciale, una chiamata alle armi che non potevo ignorare. Sapevo che avrei dovuto mettere da parte ogni esitazione e dimostrare il mio valore.

<<C-che cosa dovrei fare esattamente?>>
<<Dovrai scoprire se ci ha copiato e magari tentare di capire i suoi piani per la prossima collezione.>>
<<E come dovrei agire?>>
<<Lo sedurrai, infondo non sei poi così bruttina.>>
<<Cosa->> Iniziai a tossire disperata come se quella sua frase mi fosse andata di traverso.
<<Andrai da lui. E ti farai confessare i suoi piani.>>
Il mio cuore perse più battiti. Io incontrare lui? Non se ne sarebbe parlato. Era fuori discussione. Quella mezza svista mi era già bastata. Non potevo rischiare di dimostrargli cose che non erano vere.
<<Io->>
<<E quando ti avrà svuotato il sacco, noi lo incastreremo!>>
<<Ma non è un crimine.>>
<<È una chiara violazione dei miei diritti.>>
<<Se mi permette, non penso che le sue intenzioni per quanto disgraziate, fossero quelle di impossessarsi dei suoi schizzi. Perché infine i trend del momento sono pellicce e abiti sfarzosi. Penso che lui si sia solo basato sui colori invernali così come lo stile.>>
<<Ma non ti scalfisce minimamente il fatto che abbia voluto far circolare la notizia dopo la nostra sfilata?>>
<<Sarà stato un caso->>
<<No! E anche se fosse voglio sapere come fa ad ottenere tanto successo. Lui non è uno stilista e di talento non ne possiede, come fa ad essere tanto acclamato?>>
<<Forse perché le sue clienti saranno anche le sue amanti...>> Farfugliai.
Lei mi fissò interrogativa. E io scossi la testa per vergogna di ripetere.

La mia capa mi fissava con quell'aria di superiorità che solo lei sapeva mantenere, anche mentre mi insultava velatamente.
<<Non m'interessano le tue opinioni o i tuoi sentimenti Maria. Farai quello che ti dico o troverò qualcuno di più competente.>>
Tentai di oppormi ma subito venni fermata. <<A proposito hai i bozzetti?>>
Come poteva essersene ricordata? Mi aveva letto nella mente? I bozzetti erano ancora incompleti e non avevo il coraggio di mostrarle il lavoro preliminare. Dovetti trovare una scusa e la prima luce che mi si accese in testa fu la peggiore.
<<H-ha perfettamente ragione!>> Esclamai alzandomi dalla seggiola. <<Andrò io di persona da Adrien e gli dimostrerò il suo errore ad essersi messo contro di lei.>> Abbassai la maniglia prima che potesse aggiungere altro. <<Avrà le sue risposte, non la deluderò.>>

Scappai, sentendo il bisogno di aria. Dandomi una botta alla fronte per la mia stupidità, cercai di calmarmi. Come avevo potuto promettere una cosa del genere? lo odiavo e il suo nome mi faceva venire il voltastomaco. Non avevo nessuna intenzione di rivederlo, figuriamoci parlare con lui.
Mentre camminavo nervosamente per i corridoi, i miei pensieri erano un vortice di confusione e rimpianti. Come avrei fatto a convincerlo a confessare qualcosa che probabilmente non aveva nemmeno fatto? E se Audrey avesse scoperto che non avevo i bozzetti pronti? La mia carriera sarebbe finita in ogni caso.
Mi fermai davanti alla finestra, guardando fuori senza vedere davvero il panorama.
Ricordai l'ultima volta che avevo parlato con il riccone. Era stato un incontro imbarazzante e doloroso. Le sue parole, il suo tono distaccato... non potevo sopportare l'idea di affrontarlo di nuovo.

Ma cosa potevo fare? Audrey era inflessibile e non accettava mai un no come risposta. Dovevo trovare un modo per gestire la situazione, ma ogni idea che mi veniva in mente sembrava peggiore della precedente. Avrei potuto parlare con la mia migliore amica, ma sapevo già cosa mi avrebbe detto: "Devi affrontarlo, Marinette. Non puoi scappare per sempre." Non mi era di conforto nemmeno nei miei pensieri.

Entrai a testa bassa nella stanza con i miei altri colleghi e inconsapevolmente mi diressi verso la sala caffè. Mi appoggiai al ripiano della penisola del cucinotto e sospirai a pieni polmoni.

Nel tavolo proprio di fronte a me erano poste le solite pettegole e come ogni loro riunione erano puntuali a sparlare in perfetto orario.
<<No è impossibile!>>
<<Te lo giuro Élodie è la mia cugina acquisita e lo scorso weekend mi ha detto di essere stata con lui.>>
<<Era la stessa delle registrazioni?!>>
Ammise eccitata per la parente.

Avevo capito a cosa si riferivano. Da circa una settimana, circolavano voci e registrazioni di Adrien in compagnia di una ragazza. Le foto di questa presunta Élodie coincidevano con la stessa che avevo intravisto qualche giorno prima del ballo, mentre scendeva da una limousine. Me ne ero accorta durante una delle mie telefonate sfogo con Alya, quando avevo tirato fuori l'innominabile. Non mi ci era voluto molto per collegare i pezzi.
Presi una tazza da dietro di me e iniziai a sorseggiare un po' di caffè, cercando di distrarmi ascoltando i loro schiamazzi. Sembrava quasi che si fossero imparate le battute a memoria, tanto erano abili nel loro chiacchierare. Ma i miei problemi in quel momento erano ben più complessi. Dovevo ancora pensare agli schizzi, comprare il tessuto e, cosa più importante, ideare un piano per incontrarlo. Il tempo era poco e la pressione crescente.

Improvvisamente, ebbi un'illuminazione.
Chi meglio di Kagami poteva aiutarmi in questa situazione? Anche a lei Agreste non stava a genio, e la sua capacità di essere diretta e incisiva sarebbe stata sicuramente la mia salvezza.

Continua...

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