Cap. 46 ~ Lacrime amare

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Era circa l'ora del mercato, e Luka mi aveva chiesto di fare la spesa con urgenza. Non avevo neanche avuto il tempo di cancellare i segni degli ultimi giorni, i lividi sulle braccia, con il fondotinta. Mentre camminavo verso l'appartamento di Luka, persa nei miei pensieri, ho lasciato cadere la spesa dalle mani distratte e sono finita per sbattere contro un uomo. La sua voce era profonda, sensuale, e mi ha sorpreso quanto fosse gentile, nonostante il suo aspetto trascurato. Ci siamo aiutati reciprocamente con le nostre cose, ma purtroppo non ho avuto l'opportunità di vedere il suo volto.

Ho corso il più velocemente possibile fino a perdere il fiato. Ho citofonato più volte a Luka, ma nessuno ha risposto. Quando una donna del condominio è uscita, ne ho approfittato per entrare. Le scale mi sembravano interminabili mentre saliva, ancora affannata per la corsa. Ho trovato la porta dell'appartamento di Luka socchiusa, e sono entrata.

Improvvisamente, sono stata investita da un odore nauseabondo di alcol e sigarette. Ho tappato il naso per evitare di respirarlo direttamente. Ho posato i sacchetti della spesa e ho cominciato a riporre gli alimenti tra la dispensa e il frigo. Ho chiamato Luka più volte, ma pareva non darmi attenzione. Stanca di aspettare, ho fatto irruzione nella stanza a cui normalmente non avevo accesso senza il suo permesso. Alcune donne vi sono uscite, semi-nude, ridacchiando, prima avanzare col piede. Ho chiamato ancora il nome del musicista, avvisandolo che stavo entrando. Poi l'ho visto, sdraiato con della schiuma alla bocca, più pallido del solito. Ho avuto paura, il mio primo pensiero è stato un'overdose. Ho guardato intorno alla camera e mi sono ricordata di dove aveva nascosto i soldi rubati ad Adrien. Senza pensarci due volte, ho preso il borsone e sono fuggita più velocemente possibile.

Mentre scendevo le scale del condominio, il cuore mi batteva così forte da sembrare un tamburo nelle mie orecchie. La tensione nel mio petto si faceva sempre più opprimente, e le lacrime minacciavano di sgorgare ogni volta che chiudevo gli occhi.

Svoltato l'angolo, mi fermai per un istante a cercare di riordinare i miei pensieri. Sentivo ancora il peso del borsone nelle mie mani, e ogni passo che facevo sembrava essere accompagnato dalla permanenza delle mie colpe. Mi nascosi dietro un vicolo, con Tikki che annuiva silenziosamente al mio fianco. Dovevo prendere una decisione, e dovevo farlo ora. Mi trasformai in Ladybug e mi diressi verso casa mia, quella vera. Sentivo il vento sferzare il mio viso mentre volavo tra i tetti di Parigi, eppure la mia mente era immersa in un turbinio di pensieri. Arrivai al balcone della mia camera, un luogo che una volta era stato un rifugio sicuro, ma ora sembrava carico di tensione e rimpianti. Aprì la botola e mi ritrasformai, cercando di ignorare l'orrore che avevo appena vissuto.

Scesi dal letto a castello e senza dare troppa importanza al resto, mi rinchiusi nella mia stanza. Presi la borsa e, con mano tremante, aprì la cerniera. Il denaro rubato ad Adrien giaceva davanti a me, una testimonianza silenziosa dei miei errori. Lo toccai con cautela, palpando il mio peccato.
Decisa a porre fine a quella situazione una volta per tutte, presi il telefono e composi il numero di Adrien. Prima che potessi premere il tasto per  avviare la chiamata, sentii bussare alla porta della mia stanza. Nascosi il malloppo sotto il materasso e mi affrettai ad aprire il portello di legno. Trovai i miei genitori di fronte a me, chiaramente sorpresi del mio ritorno improvviso.

Mi giustificai dicendo di aver avuto un passaggio da Chat Noir. E così senza un vero senso, mia madre si aggrappò a me. Per un momento, ci abbracciammo stretti, e sentii un senso di conforto.

<<Chat noir, Chat noir.>> Ripetè una seconda volta mio padre. <<Mi è sempre piaciuto quel ragazzo, perché non gli chiedevi di fermarsi da noi?>>
<<Un pò di tè, tesoro? Stai tremando, hai freddo?>>
<<S-sì, grazie mille mamma.>>
<<Però che ottima idea che ha avuto. E come mai? Gliel'hai chiesto tu o->>
<<Caro, potresti smetterla?>>
<<Scusa amore. Vi davo fastidio?>>
<<N-no continua pure a parlare papà.>>

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