Cap. 24 ~ Limite

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<<Come sta papà?>>
<<Non voglio rattristarti, ma il dottore dice che non ha molte speranze.>>
<<Ti prego voglio vederlo.>>
<<Certo, ma non disperarti se non ricorda il tuo nome.>>
La blogger attraversò il lungo corridoio a mani tremanti. Temeva che quella terribile malattia che aveva colpito il suo amato padre, potesse ucciderlo. E i suoi dubbi non erano nemmeno del tutto infondati. Aveva solo vent'anni e le gemelle non erano neppure maggiorenni, era troppo presto. Nessuno di loro era pronta ad un'atroce sofferenza.

<<Etta che ci fai qui?>> Disse Alya squadrando la sorella seduta accanto al "capo famiglia". <<Non avevi recupero di matematica?>>
<<Me ne fotto di matematica.>>
La ragazza si avvicinò alla sorellina e le carezzò la testa.
<<Sono felice che tu ti renda disponibile per papà, ma non devi trascurare la scuola. Lui non avrebbe voluto.>>
<<Lui non avrebbe nemmeno voluto dimenticarsi il mio nome.>>

<<So quanto questo ti affligga, ma non essere pessimista->>
Cedette e scoppiò in lacrime. <<Pensi sia facile sentire parlare il medico con la mamma, dicendole che fra meno di un mese potrà non ricordarsi nemmeno come si respira?>>
Le sorelle si abbracciarono e stettero in assoluto silenzio per qualche minuto; udendo come sottofondo la pioggerella a ritmo con il ticchettio dell'orologio.

Quando Alya riuscì a convincerla di rimettersi a pari con lo studio, Otis aprì gli occhi.
<<Ehi come ti senti?>> L'uomo si strofinò le palpebre e sforzò la vista.
<<Fei b-così te-bella.>> Difficoltà persino ad esprimersi pensava.
<<Papà sono io, Alya, tua figlia. Ti ricordi? Vengo a trovarti ogni giorno.>>
<<Ho an-anbcora trent'anni, non t-bos-posso a-vere una bi-figlia.>>
<<Ne hai cinquantadue, e abbiamo una grande famiglia.>>
<<T-bo-dove fon-ln-sono?>>
<<Sei ricoverato in ospedale per alzheimer da cinque mesi.>> Disse la fanciulla a occhi lucidi, con le dita incrociate al paziente.
Otis ormai incapace di comunicare cercava di aprire e chiudere la bocca emettendo versi incomprensibili.

Come suo solito la giovane donna sprecò l'intero tempo dell'orario di visita dilettando il padre con i racconti della sua intera giornata. Consapevole che si fosse scordato tutto per i cinque minuti successivi, non ci pensò due volte a raccontargli i suoi segreti più intimi.
I suoi racconti furono interrotti dallo stesso uomo che aveva citato più volte, Nino. Mentre il telefono squillava, Alya si allontanò per qualche istante, accasciandosi in un luogo più appartato.

Si tirò su il naso. <<Amore, p-perché questa chiamata improvvisa?>>
<<Sono le dieci. Pensavo che almeno oggi avremmo cenato assieme.>>
<<Come? Di già? Erano appena le sei di pomeriggio.>>
<<Eh sì. Il tempo corre per te, quando siamo distanti.>>
<<Nino, il mio umore non è dei migliori per entrare in un'altra discussione.>>
Dall'altra parte dell'altoparlante, il biondo lo incitò a continuare.
<<Alya mi sono stancato, torna qui subito o scopro dove sei e vengo io da te!>> Adrien si dette una botta in testa per la stupidità dell'amico.
<<Nino mi dispiace se durante tutto questo periodo non ci sono stata, ma ci sarebbe una cosa che non ti ho mai detto.>>
<<Non m'interessa nulla delle tue assurde scuse.>>
<<Ti sto dicendo la verità->>
<<Ho già sentito abbastanza.>> Adrien guardò Nino fisso negli occhi.
<<Ti prego non riagganciare.>>

"Beep..." quel suono. Il suono che aveva temuto per così tanto tempo. Era sfortunatamente giunto ai suoi timpani. Si lasciò scivolare il telefono.  Spalancò la porta di servizio. E vedendo il padre soccorso dagli infermieri scoppiò in un urlo di disperazione tanto forte quanto agghiacciante.

Nino ancora in linea, rispose alle occhiatacce, intontito.
<<ALYA È SUCCESSO QUALCOSA??>>
<<Non penso che riesca a sentirti. Vieni con me.>>
<<Dove?>>
<<A trovarla, ho rintracciato la sua posizione mentre stavate in chiamata.>>
<<E se fosse con un altro uomo? Non reggerò->>
<<È in ospedale.>>
<<COSA?? SU FORZA SBRIGHIAMOCI ALLORA!BABY ARRIVO IN UN BALENO, NON STACCARE!>>
<<Devo ammettere che il tuo sesto senso è davvero infallibile.>> Rispose Adrien scherzoso all'amico in panico.
<<E la tua malvagità è accresciuta a contatto con gli stronzi?>>

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