una storia ripetitiva

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Era una mattina d'autunno di quelle fresche. Le foglie rossiccie cadevano ai lati delle strade di New York. Un uomo in giacca e cravatta con gli occhiali da sole camminava con le mani in tasca, dietro di lui vi era un uomo alto e massiccio anch'esso in giacca e cravatta che correva tutto trafelato.

"Signor Star! È già in ritardo di un'ora e mezza per la riunione!"

"Ah la riunione può aspettare! Godiamoci ancora un po' quest'atmosfera, non trovi che le foglie siano bellissime in questa stagione?"

"Senz'altro signore ma la riunione..."

"Oh ti prego Tom, sono ricco abbastanza da evitare noiose riunioni."

Robbie Star non era un tipo facile ma il suo maggiordomo, Tom Stynson , lo conosceva abbastanza bene da farlo rinsavire.

"Va bene signore, non andate alla riunione ma non aspettatevi il pranzo."

E si incamminò verso l'edificio in cui si teneva la riunione.

"Aspetta Tom! E va' bene andrò alla riunione, anzi ci vado subito. Per pranzo gradirei un hamburger."

"Velo preparo subito signor Star"

Disse Tom con un sorrisetto ed un senso di orgoglio per aver convinto Robbie, perché lui sapeva bene quanto fosse testardo il suo padrone ma anche quanto amasse il cibo.
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"Signorino Star rallenti! Vi prego... Uff sarà che ha cinque anni e che ha la stessa energia del padre, ma corre da sei ore di seguito!"

Dopo un inseguimento da non sottovalutare finalmente Joe si fermò e corse dal maggiordomo.

"Tom! Ho fame!"

"Certo dopo sei ore di corsa... Cosa preferisce signorino Star?"

"Hamburger!"

Disse il bambino con un sorriso a trentadue denti. Al maggiordomo scese una lacrima e si mise a fissare il figlio del suo migliore amico ormai morto.

"Che succede Tom?"

"Eheh... Niente signorino Star, siete dannatamente uguale a vostro padre!"

"Non è vero! Io ho i capelli neri e sono più basso."

"Già... Forza signorino Star andiamo a prendere un hamburger!"

"Yeeee! Tom?"

"Si signorino?"

"Tu vivrai per sempre vero?"

"Ma certo signorino... Ve lo prometto."

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In una stanza d'ospedale vi era un unico letto sul quale giaceva Tom Stynson moribondo.

"Mi scusi signor Stynson. C'è una visita per lei".

Si presentò un ragazzo di statura bassa e con i capelli neri.

"Ciao Tom..."

Disse Joseph con la voce spezzata. Tom raccolse tutte le sue energie per parlare.

"Signorino Star...che piacere averla qui in questi miei ultimi istanti."

Nonostante l'imminente dipartita il maggiordomo riusciva comunque ad avere un tono pacato e calmo. L'espressione dell'uomo si mutò in una smorfia di dolore e la voce si fece più rauca.

"Signorino, quando vostro padre è morto vi ho promesso che sarei vissuto per sempre... Temo di non poter mantenere la parola data."

Disse mortificato. Joseph fece un sorriso malinconico.

"Avevo cinque anni all'ora... Non ti devi preoccupare. Anzi sai cosa? Io, Joseph Blake Star, ti concedo di morire in pace e senza sensi di colpa nei miei confronti."

Proclamò il giovane Star sorridendo ma con la voce strozzata.

"Ah... Siete dannatamente uguale a vostro padre..."

Con le lacrime agli occhi ma sorridendo Joe ribatté scherzosamente.

"Eh... No sono più basso e ho i capelli neri..."

Joe prese la mano del maggiordomo. Tom prese tutte le sue energie rimanenti per dire le sue ultime parole.

"Arrivederci signorino Joe... Buona fortuna."

"Arrivederci amico mio... Salutami papà."

La mano di Tom divenne senza vita e cadde sul letto, mentre una lacrima rigò il viso di Joe. Passò qualche minuto, poi si alzò in piedi e si diresse alla porta della stanza, si girò un'ultima volta verso il corpo del maggiordomo singhiozzando, poi uscì asciugando le lacrime che gli rigavano il volto.

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I funerali di Tom Stynson si svolsero all'aperto, in un cimitero circondato da aceri rossicci che facevano cadere ancora una volta le loro foglie in terra. Si presentarono molte persone che singhiozzavano e piangevano; vi era un'unica persona che, in mezzo a facce cupe e tristi, sorrideva. Joseph Star in un completo nero stava in piedi fissando la bara dell'amico che, per sua specifica richiesta, sarebbe stata sepolta accanto a quella del padre. Joe sorrideva non perché non sentisse la mancanza di Tom, bensì perché l'aveva visto morire e sapeva che s'è n'era andato con il sorriso.
Dopo il funerale e dopo aver fatto un discorso anche lui, Joe, si incamminò per le strade newyorkesi con le mani in tasca. Ad un certo punto sentì qualcuno corrergli dietro. E poi sentì una voce.

"Signor Star! Signor Star!"

Joseph si voltò e vide di fronte a lui un ragazzo della sua età, forse leggermente più grande, con i capelli castani come gli occhi, magro e alto.

"Si?"

Il ragazzo ansimò un poco, poi si raddrizzò come si confà a un uomo di classe e cominciò a parlare.

"Salve signor Star, il mio nome è Lucas Geller e sono il suo nuovo maggiordomo... Sempre che a lei stia bene."

Joe inizialmente sgranò gli occhi ma poi scoppiò a ridere.

"Certo che mi va bene ma, tanto per mettere subito in chiaro le cose, chiamami semplicemente Joe"

Lucas annuì timidamente

"Adesso andiamo signor... Volevo dire adesso andiamo Joe, è già in ritardo di un'ora per la riunione"

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