la legge non è uguale per tutti

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1981: un bambino seduto in un angolo della sua classe con l'aria mortificata aspettava con impazienza di correre a casa. "Jason!" "Papà!" Il bambino abbracciò il padre piangendo. "Io non ho fatto nulla papà, perché sono finito in punizione?" "Jason...la legge non è uguale per tutti. Dai, torniamo a casa ok?"

1984: di fronte ad una casa in fiamme stavano increduli un ragazzo ed una donna con imbraccio un bambino. "PAPÀ!" La donna teneva il ragazzo per un braccio ed entrambi piangevano. "Jason fermo!" "Dobbiamo pur fare qualcosa! Per salvare papà..." "Non possiamo, ora dobbiamo andarcene per non essere nei guai... Sta arrivando la polizia." "Ma noi non abbiamo fatto niente..." " Lo so tesoro ma purtroppo chi vive in questo genere di quartiere viene da subito additato come criminale... Ora dobbiamo veramente andare." "Ma... Perché la legge non tutela anche noi?" "Jason... Con il tempo capirai che la legge non è uguale per tutti..."

1990: lo sceriffo Hask si stava godendo il suo caffè mattutino, quando improvvisamente entrò un ragazzo sui sedici anni con aria sconvolta. "Buongiorno, sono qui per denunciare un furto." "Mmh... Mi faccia un attimo controllare lo schedario. Ah ecco qui, Jason Black Tharron; mi dispiace non posso fare nulla." " Che cosa!? Perché?" "La legge non aiuta le persone... Beh sì insomma quelli come... Lei" "ma questo è ingiusto! Non ho mai rubato ne fatto nulla di illegale!" "Mmh... Mi dispiace ma la legge non è uguale per tutti. Anzi, penso che la tratterrò in cella per una notte per... Uhm, offesa a pubblico ufficiale." Quella notte in cella servì a Jason per arrivare ad una conclusione: se la legge ti tratta comunque come un criminale, perché non diventarlo davvero? Perché continuare a rispettare qualcosa che non ti ha mai aiutato? Perché non vendicarsi di tutte le ingiustizie? Perché non... Uccidere?" I pensieri girarono confusi nella testa di Jason per tutta la notte finché, verso le cinque e mezza, arrivò ad una conclusione fin troppo logica: un motivo non c'era, niente gli impediva di uccidere i mostri che lo circondavano. Non appena lo sceriffo aprì la cella per farlo uscire, Jason, gli prese la pistola e gli sparò. Dicono che l'udito sia l'ultimo senso a smettere di funzionare quando si muore... Le ultime parole, accompagnate da una risata isterica, che sentì lo sceriffo Hask furono: "la legge non è uguale per tutti... Vero sceriffo?"

1992: da quel fatale giorno erano passati poco più di due anni ma ormai il tranquillo e diligente Jason Tharron non esisteva più; adesso, nei pressi di una villa molto ricca, si aggirava solo il maniaco, sprezzante e crudele Jason Black Tharron. "Mmh... Villa Igaway? Sembra un posto carino..."

Spazio autore

Eilà! Ecco un'altra storia, stavolta sul passato di Jason. Inizialmente volevo chiamare questo capitolo: un'inevitabile ragionamento. Ma il titolo che ho scelto è decisamente più descrittivo; comunque spero vi piaccia

P.s. presto sul mio altro libro, Riflesso, usciranno dei nuovi capitoli dopo tantissimo tempo, yeee.

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