Il viaggio non presentò complicazioni e arrivammo in Virginia dopo non troppo tempo. Jason non parlò per tutto il giorno e, arrivati in hotel, si chiuse nella sua camera. Daisy si mise a giocare nel giardinetto dell'hotel mentre io mi misi seduta su una poltrona nel salotto comune a leggere. Il mio relax venne interrotto dalle lamentele del signor Otto, il proprietario dell'hotel, che si trovava in reception.
"Signor Otto va tutto bene?"
"Ah signorina Birdeal! No non si preoccupi ho solo perso la chiave di una delle stanze."
"Posso aiutarla a cercare? Tanto per tenermi impegnata."
"Senz'altro! La chiave in questione è quella della stanza numero 5."
Mentre il signor Otto continuava a ravanare in un cumolo di oggetti nel retro della reception, io provai a dare un'occhiata nel giardino; ormai era gennaio e la neve aveva ricoperto con un bianco velo tutto ciò che si trovava all'esterno. In giardino trovai Daisy che giocava con la neve e, senza interromperla, mi recai al giardino sul retro che era collegato a quello principale. Inizialmente la mia ricerca non diede i risultati sperati; ad un tratto le nuvole si aprirono lasciando passare un sottile raggio di sole che andò a far risplendere qualcosa nella neve. Mi avvicinai a quello che sembrava un capanno e, proprio ai piedi di una porta in legno malmessa, trovai la chiave. Tornai in reception dal signor Otto, che nel frattempo stava portando una cioccolata calda a Daisy, e mostrai con aria trionfante la chiave luccicante con il cartellino con su scritto con l'inchiostro blu il numero 5.
"Ah vi ringrazio infinitamente signorina! Il vostro intervento è stato determinante. Ora sedetevi pure in salotto, io andrò a preparare la cena."
Era un hotel piccolo, il signor Otto si occupava di quasi tutto fatta eccezione per le pulizie per cui ci aveva spiegato che faceva venire una ragazza di origini rumene dalla città, da cui eravamo abbastanza isolati. Forse era proprio per la lontananza con la città che avevamo scelto questo posto. Finalmente Jason era uscito dalla sua stanza e si era unito a noi in salotto, si era messo seduto su una poltrona a guardare il camino acceso. Sembrava che finalmente fosse rilassato, il che era insolito per lui. Ad un tratto sentimmo bussare alla porta d'ingresso e il signor Otto andò ad aprire; approfittai della sua assenza per poter finalmente scambiare due parole con Jason.
"Allora, potresti dirmi perché siamo in Virginia?"
Jason mi fece cenno che non era il momento per parlare di questo e io non lo contraddii. Sentimmo il signor Otto che parlava con qualcuno alla reception.
"Ma certo, si figuri può trattenersi finché la strada per la città non sarà di nuovo praticabile! Le va bene la stanza numero 5, signor Luks?"
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Leggende
Short StoryUna raccolta di storie brevi, di un capitolo ciascuna, sono tutte diverse, fantasy, di mistero, horror e molto altro. Alla fine il capitolo con più stelline e letture avrà un seguito e lo farò diventare una storia a sé, è una sorta di esperimento so...