L'isola

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Un ragazzo, del quale nome e origini non sono importanti, si trovava su una nave diretta alla sua terra natale.
Il viaggio stava procedendo tranquillo, il mare era placido e di un blu intenso in cui i suoi occhi si perdevano irrimediabilmente. Passarono due o tre ore prima che il ragazzo, che nel frattempo si era assopito cullato dalle onde, si rendesse conto che la nave era sulla terraferma.

Quando uscì dalla sua cabina né l'equipaggio né gli altri passeggeri erano presenti; a dire il vero regnava un angosciante silenzio che lo incoraggiò a scendere dalla nave.

Appena a terra notò che sul fianco della nave vi era un'enorme fenditura come se lo scafo si fosse scontrato con qualcosa di appuntito ma, nonostante guardasse in lungo e in largo, non vi era l'ombra di scogli o di qualsiasi cosa capace di provocare un tale danno. Appena distolse lo sguardo dalla carcassa della nave si rese conto che aveva un problema molto maggiore: quella non era la sua destinazione.

Inizialmente chiamò aiuto a gran voce ma si rese subito conto che attirare l'attenzione su di lui su un'isola, a prima vista deserta, non era la miglior idea; il giovane era in cerca del resto dei passeggeri, dell'equipaggio o di qualsivoglia persona in grado di aiutarlo.

Mentre camminava nella vegetazione sentì qualcosa ferirlo alla caviglia e notò che gli aveva procurato un graffio sanguinolento riuscendo a trapassare il suo pantalone; si fasciò la ferita con la manica destra della sua maglietta e continuò la camminata.

Nonostante si sentisse perennemente osservato non riusciva a rintracciare nessuno dei suoi compagni di viaggio e presto si fece buio; si costruì un riparo alla bene e meglio e accese un falò di fortuna per cuocere del pesce che aveva precedentemente catturato.

Decise di provare a medicarsi il taglio che si era procurato nella boscaglia ma appena tolse le bende notò con paura che non solo la ferita non era migliorata ma era divenuta blu scura e, come se vi fosse un acido, era divenuta più profonda; non sanguinava più ma il ragazzo non seppe dire se fosse una cosa positiva: al posto del sangue usciva un liquido nero e semi-solido.

Mentre guardava la ferita qualcosa che lo riportò alla realtà: dal fitto della vegetazione sentì qualcuno camminare.

Inizialmente si rianimò ma poi tutta la sua fiducia scomparve; di fronte all'incredulo ragazzo si stagliava una figura umanoide completamente nera fatta eccezione per gli occhi che emettevano una luce calda ma terrificante.

Arrivava a guardarla negli occhi solo perché la creatura era piegata di lato incapace di sostenere il suo stesso peso; le braccia erano abbastanza lunghe da toccare terra ma la cosa che lo colpì di più era che il mostro non sembrava solido ma fatto di un liquido semi-solido che, come delle gocce contrarie alla gravità, fluttuavano verso l'alto.

La creatura lo fissò per qualche secondo inclinando la testa poi continuò per la sua strada come attirato da qualcosa di gran lunga più interessante.

Il ragazzo prese un ceppo di legno, lo accese a mo' di fiaccola e seguì la creatura nel fitto degli alberi; in una piccola pianura illuminata dalla luna si erano radunate un numero considerevole di creature perlopiù identiche alla prima che vagavano come tante pecore al pascolo.

Il giovane camminò tra quei mostri stranamente pacifici e arrivò quasi al centro della pianura; lì trovò tutti i passeggeri che avevano viaggiato con lui.

Una ragazza gli corse incontro intimandogli di fare silenzio e spiegandogli che quegli esseri erano tendenzialmente pacifici, ma che nel momento in cui sentivano un forte rumore uccidevano e sbranavano tutto ciò che gli si parava di fronte.

Lui annuì e le disse di andare a prendere gli altri mentre lui li aspettava fuori dalla pianura. Si ricordava di quella ragazza, era stata molto gentile e l'unica a rivolgergli la parola nonostante lui fosse un condannato a morte.

Prima di scendere dalla nave aveva preso con sė un megafono, sicuro che non gli sarebbe servito. Si sbagliava; urlò con tutta la sua forza nel megafono spaventando i mostri ed indirizzandoli verso gli altri. Gli dispiaceva per la ragazza ma lui non aveva intenzione di tornare alla civiltà per farsi giustiziare.

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