Reparto Sogni 1

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Vi è mai capitato di fare dei sogni al limite della realtà ma, stranamente o forse normalmente, che coincidono anche con la realtà? E vi è mai capitato di ricordarvi ogni singolo particolare di quei sogni? No? Allora per voi ho creato il "Reparto Sogni"; un luogo magico, spaventoso e surreale. In poche parole una raccolta di sogni e incubi al confine con la realtà e la pazzia. Vi auguro buona lettura...

P.s. se volete potrete inviarmi i vostri sogni e io li condividerò nella raccolta.

Mi trovavo sul balcone di camera mia mentre pioveva e dal nulla arrivò una bambina che indicava in basso e disse <<si faranno male così>> allora mi sporsi e vedi un gruppetto composto da due ragazzi identici, tre ragazze, di cui una identica a me ma diciassettenne, e altri due ragazzi uno alto e l'altro più piccolo. Il mio balcone dava sul mare aperto e questi ragazzi scavalcatono una recinzione andando in mare. Allora io cercai il nome di uno dei due ragazzi identici su Wikipedia e capii che era uno dei ragazzi morti nella tragedia del Titanic (vivevo in un universo in cui la tragedia del Titanic consisteva nella morte di un gruppo di ragazzi rimasti nascosti nella carcassa del Titanic per proteggersi dagli scuali ma poi annegati) così corsi dai miei genitori per avvertirli che sarebbero morti ma loro non mi sentitono perché in realtà in tutto questo scoprii che la bambina sul balcone era la me a otto anni mentre io in realtà non esistevo ancora in quel tempo e, infatti sapevo prima che sarebbero morti. Poi iniziai a vedere il sogno dal punto di vista della ragazza simile alla me diciassettenne che si trovava sotto il relitto con gli altri che cominciano a litigare. Vi erano degli scuali orribili che avevano la bocca dalla coda all'altro capo della coda come una gigantesca zip. Una delle altre due ragazze, bionda e vestita con gonna e tacchi, era la fidanzata del ragazzo più alto e si mise a lamentarsi che lui non riusciva a cacciare del cibo, intanto uno dei gemelli morì.

Improvvisamente la scena cambia completamente e lo stesso gruppo di ragazzi, tra cui io diciassettenne, si ritrovò chiuso in un vagone della metropolitana e all'esterno alla fermata era pieno di diavoletti e mostri strani che volevano ucciderci. Il ragazzo magrolino aveva un foglio e insistette che lo rendeva invisibile agli occhi dei mostri ma nessuno gli credeva. Ad un certo punto una delle due ragazze, non la fidanzata lamentosa di prima ma una che aveva i capelli castani molto scuri e un maglione di lana verde scuro e spesso, prese ed uscì dal vagone. Tutti le gridarono di non farlo ma lei andò a sedersi su una di quelle panchine che si usano per aspettare la metro e i mostri non l'attaccarono ignorandola. Solo che avendo aperto la porta del vagone i mostri erano riusciti a entrare e noi fummo costretti a nasconderci sotto i sedili. Il ragazzino con il foglio se lo mise in faccia e i mostri lo ingnorarono, purtroppo uno dei due gemelli nel tentativo egoista di prenderlo lo distrusse facendo in modo che il ragazzino venne assalito dai mostri. In tutto questo io mi alzai e uscì dal vagone correndo e arrivando a un portale dove vi era mio padre con mia nonna paterna che aspettavano la metro; allora io gli dissi di andare a salvare i miei amici ma loro non mi sentirono. Decisi di provare a salvarli da sola ma appena tornai dove vi erano i mostri vidi che a me non mi attaccavano; allora raggiunsi la ragazza con il maglione verde, che stava fissando il vagone dove vi erano ancora gli altri, e le chiesi perché i mostri non mi attaccavano. Lei mi rispose puntando il dito verso il vagone in cui vedi combattere la me diciassettenne con i mostri. <<Tu sei li in questa realtà, non sei qui. Non ti attaccano perché non esisti>>. Allora io, sconvolta, gli chiesi perché non attaccassero neanche lei e lei mi rispose che era perché neanche lei esisteva e mi spiegò che in realtà lei era me ma solo la parte menefreghista a cui non importava di niente e nessuno. Mentre la me diciassettenne era la parte di me più ribelle e che voleva grandi avventure e, infine, la me piccola, che tralaltro era in quell'universo l'unica che vedevano come me stessa, rappresentava la mia parte infantile. Allora io cercai di correre verso il vagone per salvare i miei amici, che intanto stavano avendo la peggio, ma la me con il maglione mi tenne per il braccio; improvvisamente tornai sul balcone davanti al mare e continuai a correre per salvare i miei amici almeno dall'annegamento ma lei continuava a tenermi il braccio. Allora io gridai di lasciarmi andare ma lei mi gettò a terra e mi mise un piede sul petto impedendomi di alzarmi dicendo: <<non puoi salvare tutti, Fio>>.

Poi mi svegliai, tatralaltro mi sono accorta dopo che la me vera e propria aveva un maglione verde scuro, i capelli corti come la me bambina e i calzini spaiati come la me diciassettenne.

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