Ricordo ancora oggi Clarissa, la mia compagna di cella, una ragazza strana... Arrivò in riformatorio a diciassette anni perché dicevano che aveva ucciso suo fratello minore, ma lei mi raccontò una versione diversa. Mi disse che era diventata orfana da pochi anni e lei e suo fratello erano andati a vivere con la zia materna, di cui Clarissa, non si fidava. La zia era una persona violenta e si ubriacava spesso; un giorno l'aggressività raggiunse un livello spaventoso e una bottiglia tirata con sfortunata traiettoria colpì mortalmente il piccolo di soli sette anni... Clarissa avrebbe voluto uccidere la zia con quella stessa bottiglia, e lo stava per fare. Ma preferì lasciare la zia terrorizzata e andare a pregare sulle lapidi dei genitori, era sempre stata una ragazza molto religiosa. Successivamente fu arrestata perché la zia l'accusò dell'omicidio del fratellino. Passòun anno intero in cui Clarissa non parlò con nessuno, neanche con i poliziotti che l'avevano interrogata. Dopo decise di ricominciare a parlare e fui io la prima con cui si relazionò. Mi confidò che se avesse potuto tornare indietro non avrebbe esitato quella notte... Avrebbe frantumato quello che restava della bottiglia sulla testa di sua zia. Dopo un po' di anni potei tornare a casa, ero in riformatorio per cose meno gravi di un'assassinio in fondo ed avevo scontato la mia pena. Sul giornale lessi due notizie apparentemente scollegate ma che suscitarono la mia curiosità: " Clarissa Abirdel evasa dal carcere minorile" e " Olivia Evis trovata morta nel giardino di casa sua." La notizia su Clarissa non mi sconvolse poi molto, era sempre stata una ragazza intelligente e molto caparbia; mentre guardavo la posta travai una busta che si distingueva tra le bollette e la pubblicità:
Per Charlotte
Cara Charlie sono Clarissa e oggi vorrei raccontarti una storia incredibile. Dopo che sei stata rilasciata mi sentivo terribilmente sola, nonostante le nostre lettere che mi tenevano compagnia, e decisi che sarei evasa. Sapevo che l'anno prossimo, diventando maggiorenne, sarei stata trasferita in un carcere vero e ero terrorizzata a quell'idea, soprattutto perché per una ragazza di origini indiane e buddista non è l'ambiente giusto. Dopo un po' di mesi sono riuscita a scappare e la prima cosa a cui pensai fu che dovevo vendicarmi dell'artefice delle mie sciagure. Mi recai alla mia vecchia casa, dove ormai viveva solo mia zia, armata di un coltello. Non volevo ucciderla ma minacciarla, volevo che confessasse così che sarei stata libera; ma l'imprevedibilità degli eventi aveva deciso di prendersi gioco di me. Quando stavo per avere la peggio però successe una cosa che ha sconvolto completamente i miei piani. Mi si presentò un ragazzo poco più grande di me che diceva di chiamarsi JJack e di volermi proporre un aaffare: lui mi toglieva dai guai, a modo ssuoo, e io sarei dovuta anndare a lavorare per lui; avevo l'acqua alla gola e non volevo tornare in prigione... È successo tutto molto in fretta. Mi ricordo che tirò fuori una pistola e sparò a mia zia con una precisione ammirevole, poi mi disse che sarebbe tornato all'alba. Questa è l'ultima lettera che ti manderò, ma continuerò a scrivertele con il pensiero, buona fortuna.
Tua, Clarissa.
Notai che la lettera era piena di errori grammaticali, il che era insolito per Clarissa, ma suppongo che per una ragazza che aveva appena visto morire sua zia e che era stata arruolata per chissà cosa da chissà chi... Vi sono stata d'aiuto detective Luks?
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Leggende
Short StoryUna raccolta di storie brevi, di un capitolo ciascuna, sono tutte diverse, fantasy, di mistero, horror e molto altro. Alla fine il capitolo con più stelline e letture avrà un seguito e lo farò diventare una storia a sé, è una sorta di esperimento so...