La nuova arrivata

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Il signor Otto e mister Luks andarono a cercare Daisy all'esterno mentre io e Jason l'avremmo cercato dentro. Jason camminava lentamente con le mani in tasca, sembrava quasi che per lui fosse un gioco e non sembrava per niente preoccupato.

"Dì un po' non sei neanche un po' preoccupato per Daisy?"

"Se la sa cavare bene anche da sola. Spesso le persone la sottovalutano solo perché è piccola e all'apparenza innocente, ma io ho visto di cosa è capace... Oltre all'aspetto ha ben poco di una bambina di dieci anni."

"Jason..."

"Non mi chiamare Jason. Conosci il mio nome di copertura, usalo."

"Ok..."

Gli avrei voluto chiedere di più sul suo passato ma mi sembrava più stressato di quanto desse a vedere. Dopo un'ora di ricerche si stava facendo buio e cominciava a preoccuparsi addirittura lui, anche se non si faceva notare. Improvvisamente Otto arrivò da noi sudato e con il fiato corto.

"La... La ragazzina... L'abbiamo trovata... Sta piangendo nel cortile."

Prima che Otto potesse finire la frase Jason si era fiondato fuori dall'hotel, era la prima volta che lo vedevo così in ansia; in realtà riconobbi la sua espressione, era la stessa che si stampò sul mio volto quando vidi mia zia colpire mio fratello Manuel. Raggiunsi Jason, Daisy e mister Luck, accompagnata dal signor Otto, e trovai Daisy che piangeva abbracciando Jason; il signor Otto mi si avvicinò e mi spiegò la situazione.

"Si è presa una storta giocando nella neve, nulla di grave."

Mettemmo del ghiaccio sulla caviglia di Daisy e la portammo nella sua camera, dopodiché mi misi a leggere un libro decisamente più interessante dei racconti di mister Luck che continuava a pavoneggiarsi delle sue avventure; il libro parlava di una ragazzina con uno specchio magico e un gatto parlante, che sciocchezze. Alla fine rimasi sola davanti al camino e, verso le dieci, decisi di raggiungere camera mia; attraversando il corridoio passai davanti alla stanza di Daisy che aveva la porta socchiusa. Sentii la voce di qualcuno che non riconobbi subito, forse perché non lo sentivo spesso parlare più che altro.

"Ed è così che ho ucciso il colonnello."

"Ed era spaventato?"

"Ovviamente!"

Attesi un po' di tempo finché non vidi Jason uscire chiudendo la porta ed incamminarsi in direzione della sua camera. Feci una rapida corsa e mi accostai a lui, che mi fissò con cattiveria.

"Allora... Cone sta la piccola?"

"Sta bene."

"Non hai paura che qualcuno ti senta mentre racconti le tue storielle?"

Si mise a fissarmi con sguardo omicida e capii che era meglio andare a dormire.

La mattina seguente uscii per fare una passeggiata approfittando del fresco pungente che mi ricordava la mia amata Inghilterra. Incontrai per caso Jonathan Luck che stava rientrando in quel momento.

"Grandi novità! La strada è stata finalmente liberata dalla neve."

Chiacchierammo per una buona mezz'ora, era un uomo così affascinante... Così ben educato, completamente diverso da chiunque abbia incontrato nella mia vita fino ad allora.

Quando rientrai, verso le otto e trentaquattro, notai una nuova macchina nel vialetto dell'hotel; era una macchina dall'aria costosa con i finestrini oscurati, entrai in hotel e trovai alla reception il signor Otto che conversava con una signora alta e bionda, anche se era abbastanza facile capire che era tinta; era alta e portava degli occhiali da sole nonostante fosse inverno, mentre otto parlava lei fissava il cellulare ridacchiando alle eventuali battute. Non mi presentai né salutai Otto, salii alla mia stanza dove mi rinchiusi... Sapevo che cominciavo a provare qualcosa per quel Luck, ma la cosa peggiore era che lo sapeva anche qualcun'altro.

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