Capitolo 13

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Anche questa stasera mi sono fatta portare la cena in camera.
Sono troppo agitata per quando lo incontrerò di nuovo nelle stalle.
Non so nemmeno come comportarmi.
Ma come dovrei chiamarlo?
Con il suo nuovo nome?
Oppure dovrei chiamarlo Riccardo?
Sono felice di aver finalmente dato un volto all'uomo misterioso che mi ha rapito anima e corpo.
Sono però altresi preoccupata perché, quello che ho addosso ora è un segreto bello grosso e non so se sarò in grado di gestirlo con le mie amiche.

Chrystal ha ritirato il vassoio e le ho riferito che sarei andata a letto per la stanchezza, almeno non verrà più nessuno a disturbarmi questa sera.

Mi metto il mantello con il cappuccio in camoscio marrone.
Era di mia madre.
Non lo indossavo da anni.
Ma almeno non avrò freddo stasera nelle stalle.
Mi faccio forza.
Ho paura dei posti bui.
Accendo una candela e mi dirigo verso l'arazzo.
Sposto con cautela il tendone, facendo attenzione a non dargli fuoco con la fiamma.
Un ultimo attimo di esitazione.
Vado.
I corridoi sono stretti.
Freddi.
Bui.
Umidi.
Questi cunicoli devono essere stati costruiti sin dal principio, hanno delle crepe in certi punti.
Sono ricoperti di umidità.
Si respira un odore di muffa.
Di chiuso.
Vedo il primo segno sul muro.
È una freccia disegnata con il gesso che indica a destra.
La seguo.
Poco più avanti trovo un altro segno.
Un'altra freccia, ma stavolta rivolta a sinistra.
Continuo a seguire il percorso che mi ha segnalato scrupolosamente.
Trovo una scala.
Un altra freccia mi indica di scendere.
È una discesa molto ripida e stretta.
Devo stare attenta a non inciampare.
Camminando noto molte rientranze nei muri.
Devono essere le porte che conducono in altre sale del castello.
Questi cunicoli sono un vero e proprio labirinto; se my Lord non mi avresse aiutato segnandomi il percorso, a quest'ora mi sarei sicuramente persa.
Mi sembra di vedere della luce crepuscolare in lontananza.
In fondo al corridoio, un ultima freccia.
Destra.
Appena svolto davanti a me un cancello in ferro battuto.
Lo apro.
Un cigolio acuto mi fa rallentare.
D'improvviso scorgo una mano avvicinarsi a me.
Era lui.
Riccardo.
Mi prende e con tanta passione mi stringe a se baciandomi ardentemente.

"Non avete idea di quanto io vi desideri Dyan. Tutto questo mi fa impazzire". Mi dice tenendomi stretta a sé.

"Ditemi dunque come posso sdebitarmi con voi my Lord per avermi fatto strada in quel labirinto di mura e avermi fatta uscire dal castello senza destare sospetti." Gli sussurro all'orecchio con tono provocatore.

"Voi sarete la mia rovina Dyan. Ma non siamo ancora al sicuro." Un bacio veloce per poi prendermi per mano "Seguitemi. Presto. Laggiù saremo al sicuro da occhi e orecchie indiscreti".

Io vengo quasi trascinata da lui.
Non riesco a stare al suo passo perché ho ancora dolore alle gambe e alle costole per le percosse che ho ricevuto negli alloggi di Lord Becket.
Lui ha un passo veloce e furtivo.
Io appaio goffa e zoppicante.
Arriviamo in mezzo a un'aiuola di azzalee rosse, in prossimità del lago.

"My Lord, ma non dovevamo incontrarci nelle stalle?" Chiedo sottovoce mentre lui scruta l'orizzonte in direzione del castello.

"Si ma c'è stato un cambio di programma. Delle guardie di mio fratello hanno trovato Lord Becket in fin di vita nel bosco a nord. Nella foresta di Dean, all'incrocio fra i fiumi delimitanti i confini della fratta. Speravo di avere più tempo."

"Più tempo? Più tempo per cosa mi Lord? E perché Lord Becket è in fin di vita? Da chi avete avuto tutte queste..." cominciavo a chiedere aumentando i toni quando vengo interrotta immediatamente.

"Sht! Abbassate la voce! Volete farci scoprire forse?" Mi fa cenno di seguirlo poco più avanti, camminando a carponi per non essere vista. Li c'è una vegetazione più fitta.

"Ho bisogno delle risposte se volete che mi fidi di voi" Chiedo con tono deciso e calmo.

"Ebbene. Nel castello mi muovo attraverso i cunicoli per non essere visto e per poter muovermi con disinvoltura senza fretta. Quella sera, poco prima dell'inizio della festa, ho sentito le guardie di Becket prenderlo in giro perché era trapelato del vostro piano di avvelenarlo per fargli firmare i documenti del trattato di alleanza. Non ho idea di chi vi abbia tradito. Ma ho avuto subito un brutto presentimento, quando ho notato da dietro il dipinto dei corridoi delle vostre stanze, che quando Lady Brittany è rientata aveva con sé ancora il sacchetto con le erbe per Lord Becket. Sono andato davanti alle stanze della Regina sperando con tutto il cuore che vi avrei vista lì, ma quando sono arrivato la Regina stava già parlando a Cathleen e Brittany, dicendo di accompagnarla alla festa con o senza di voi Dyan. Ho avuto paura. Sono corso a cercarvi nelle stalle, sperando come ultima speranza di trovarvi lì in attesa di Brittany; ma passando dal cunicolo che costeggia il corridoio centrale, ho udito la vostra voce. Le vostra gridare di aiuto. Ho corso più in fratta che potevo. Quando sono arrivato, ho subito pensato a salvarvi. Ho ucciso le guardie di Lord Becket che vi tenevano ferma. Ma lui era scappato. Ho provato a salvare voi ma stavano arrivano anche le guardie di mio fratello in soccorso, quindi ho fatto la scelta migliore per entrambi Dyan. Ho seguito Lord Becket. Ma prima di uscire ho preso i documenti che dovevate fargli firmare per il Re e la Regina. Lui intanto stava scappando a cavallo. Con disinvoltura per non dare nell'occhio. Ma io sapevo cosa vi avesse fatto quell'animale. L'ho seguito per un po nella foresta. Poi ho preso il mio arco e una freccia e l'ho colpito ad una spalla." Fa una breve pausa per riprendere fiato.
Noto che è molto scosso.
"Dyan io ho fatto tutto questo per difendervi. Voi non meritate quello che vi hanno fatto. L'ho interrogato. E dopo averlo fatto confessare e avergli fatto firmare il trattato di alleanza, l'ho appeso ad un albero, per i piedi. A testa in giù. Era ridotto male ma non in pericolo di vita. Avrebbero dovuto trovarlo solamente fra qualche giorno, quando finalmente sarei riuscito a parlare a mio fratello, il Re. Dev'essere riuscito a liberarsi da solo."

Le lacrime scendono sul suo viso.
Dai suoi occhi trapela paura e preoccupazione.
Ma ora tocca me aiutare lui.

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