Una spaventosa busta

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La clinica, in cui Andrea mi portò di corsa quella sera, la conoscevo già bene.
Il medico a capo di essa era un caro amico di Andrea e molto spesso uscivamo insieme a cena quando venivamo qui a Monaco.
Era stata votata come una delle migliori cliniche in Europa ed Andrea con un solo
squillo al suo amico mi prenotò subito una stanza lì per sistemare la questione: padre del bambino.

Fortunatamente il suo amico non venne mai nella mia stanza durante il mio soggiorno, mi sarei sentita giudicata e sporca sotto il sguardo.
Mattia, l'amico di Andrea, era una di quegli uomini all'antica, chiusi nei suoi confini mentali e nel suo lavoro.
La sua ragazza lo odia, lo odia a morte, ma a lei non interessa altro che i suoi soldi.
Mattia la tratta bene nonostante non ci sia un benché minimo sentimento d'amore tra loro due.
Ma a loro stava bene vivere così.
A lei bastava appropriarsi dei suoi soldi ed a lui bastava sapere che quando la sera sarebbe tornato a casa dopo una lunga giornata di lavoro, ci sarebbe stata lei, sveglia, ad aspettarlo.

Passarono molti medici nella mia stanza per visitarmi.

10, se non ho sbagliato i conti...

10 medici solo per me e per fare questo benedetto test.
Probabilmente Mattia non entrò perché impegnato a parlare con il mio ragazzo.
Andrea, difatti, dopo avermi lasciato su quel letto freddo quella mattina, sparì per il resto della giornata.
Forse era un bene non vedere più il suo sguardo.
L'avevo ferito nel profondo del suo orgoglio, non se lo sarebbe mai aspettato da me, nemmeno nel peggiore dei suoi sogni.
Perché per lui ero veramente innamorata persa, non gli era mai passato per la mente il fatto che fossi stanca di come mi trattasse.

Andrea non aveva mai pensate a me.

Usava la nostra relazione come copertura per le sue storielle con i propri genitori, ma allo stesso tempo io dovevo seguire letteralmente le regole dettate da lui.
Però io, ormai, non ci stavo più alle sue regole, non dopo tutti questi anni.

Solamente dopo aver fatto il test, verso fine giornata, Andrea fece capolinea dentro la stanza senza spiccare parola.
Non mi guardava.
Era così disgustato da me da non riuscire neanche a farlo.

"I risultati ci arriveranno domani, però sarebbe meglio che la ragazza rimanga con noi questa sera. Potrebbero esserci dei problemi con la sua salute che stanno influenzando anche quella del bambino"
ci informò il dottore leggendo velocemente la mia cartella clinica.
Avevano capito che ci fosse qualcosa che non andasse, probabilmente avevano anche realizzato il fatto che Andrea fosse violento e tossico, ma il loro capo era il migliore amico di Andrea e se avessero anche solo provato a ficcare il naso nella questione avrebbero perso il lavoro e si sarebbero complicati la vita da soli. 

Nessuno avrebbe mai rischiato.
Nessuno avrebbe lottato per me se non l'avessi fatto anch'io.
Conoscevo bene la situazione, avevo già realizzato da tempo che nessuno potesse venire in alcun modo in mio aiuto.

"va bene! tenetevela quanto volete!"
commentò il mio ragazzo uscendo subito dalla stanza.
Fu l'unica frase che uscì dalla sua bocca quella sera.
Non mi degnò neanche di un ciao.
A malapena riusciva a guardarmi, non mi rivolgeva parola eppure non era quello il problema.

Il problema era che in ogni caso, avrebbe reso la mia vita un inferno.

La sua indifferenza non era niente in confronto a questo.
Dopo che la porta si sbatté rumorosamente dietro le spalle di Andrea, il dottore si schiarì la voce facendomi girare verso di lui.
"Si tranquillizzi signorina, ore se ne è andato. Dobbiamo fare dei controlli, probabilmente il suo stato perenne di ansia potrebbe portarla ad avere un aborto involontario"
Cercò di spiegarmi ciò a cui stavo andando incontro, ma non lo stavo ascoltando.
I miei pensieri erano sempre così veloci ed ingombranti ultimamente, da farmi perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

"No, non posso perdere questo bambino è l'unica cosa che mi tiene ancora in vita!"
Afferrai la mano del dottore quando realizzai ciò che mi avesse detto.
"signorina dobbiamo fare dei controlli, ma probabilmente c'è poco da fare vista la sua situazione attuale. Deve iniziare a rilassarsi e pensare alla propria salute"
Mi toccai la pancia.
Pensai che forse fosse meglio per lui non venire proprio su questo mondo infame.
Non incontrare suo padre, non soffrire, non sentirsi in gabbia.
Non avrei mai voluto che in alcun modo mio figlio potesse passare ciò che sto vivendo io da anni.

In ogni modo non lo permetterò.

Feci tutti i controlli che mi consigliò di fare il dottore per controllare la sua e la mia salute.
Dicevano tutti la stessa cosa: il mio stato emotivo stava compromettendo la gravidanza.
Ed io stanca di tutto mi limitavo ad annuire subendo tutte quelle parole.

"Dottore? Sono arrivati i risultati?"
I controlli erano finiti per quella giornata, ma io dovevo finalmente scoprire la verità.
Saperla mi avrebbe tolto un peso bello grosso dal cuore e magari mi avrebbe alleggerito in qualche modo il sonno.
"Si, ma non vuole aspettare.."
"no, se per favore potrei vederli prima io"
Annuì non molto convinto, ma mi fece questo favore.
Quei minuti di attesa furono infiniti e non appena vidi quella busta tra le mani del dottore iniziai a tremare come una foglia.

Se fosse stato di Daniel?
Andrea mi avrebbe ucciso, sarei dovuta scappare da lui e rifugiarmi chissà dove perché non sapevo ancora quanto Daniel fosse arrabbiato con me per ciò che gli avevo nascosto.
Mio figlio però avrebbe avuto un buon padre, presente nella sua vita perché sono sicura che se dovesse essere dell'australiano, lui non darà più peso a ciò che di brutto prova per me, lui vorrà esserci per il bambino....
Quasi mi augurai che fosse così.
Che il bambino sia di Daniel perché sicuramente crescerà felice con un padre come lui.

Se fosse stato di Andrea Bhe, era tutta un'altra storia.
Non sarei stata cacciata di casa dal mio ragazzo, per ora, ma come avrebbe fatto un bambino a crescere in quella casa?
Non volevo neanche immaginare quel possibile futuro.

"Ecco, tenga"
Presi quella busta di plastica, che a vederla sembrava tanto innocua ed inutile invece ne valeva della mia intera vita.
Il risultato avrebbe deciso il mio futuro, anzi, non solo il mio, ma quello di minimo tre persone.
Io.
Andrea.
Daniel.

Dio, forse vorrei davvero che il bambino sia di Dan.

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