Dove tutto ha inizio

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La monotonia è quasi come una malattia.

É una cosa a cui molte volte senza accorgermene mi aggrappo con tutta me stessa avendo paura di cambiare, di lasciarlo, di, forse, iniziare a vivere veramente.

Come ogni anno tornammo a Monaco.
Era il periodo del GP e l'atmosfera era sempre fantastica anche se Andrea non mi aveva mai portato con lui per il paddock della f1, e così ho sempre passato le mie giornate chiusa in casa, oppure da sola sulla spiaggia di Nizza, almeno però, lontana da lui.

Quest'anno però era diverso.

Andrea ed io non ci separavamo mai, non più da quando sono diventata totalmente sua.
Mi ha chiesto di sposarlo due mesi fa sotto la torre Effeil come nel migliore dei sogni di ogni ragazza.
Candele, cena romantica, passeggiata sotto la torre Effeil di notte e poi... la proposta.
Ho provato diverse sensazioni in quel momento, nessuna di quelle si avvicinava minimamente alla gioia o felicità.
Disgusto? Forse era quella la principale emozione che provai, sia nei suoi che nei miei stessi confronti.

Uscii dal balcone di casa godendomi la vista mozzafiato.
Dovevo resettare i miei pensieri.

Il venticello mi scompigliò leggermente i capelli, ma io decisi di lasciarli così e di godermi la vista sul circuito illuminato solamente dalla luce della luna e da alcuni lampioni.
Inconsciamente, mentre osservavo Monaco dall'alto del mio balcone, giocavo con il prezioso anello di diamanti che portavo all'anulare ricordandomi come da ragazza, speravo un giorno di trovare un uomo, di innamorarmene e di sposarlo poi in una di quelle piccole chiesette completamente bianche e decorate di fiori, ma ovviamente non spettava a me scegliere il luogo del nostro matrimonio.

"REBECCA"
Sobbalzai sentendo la voce del mio ragazzo alle mie spalle.
Lasciai perdere i vecchi ricordi ed immediatamente mi girai trovandolo già dietro di me con il mio telefono in mano.

"Cos'è successo?"

"Alessio ti ha scritto"
Rispose con tono basso.
Alzò il telefono nella mia direzione e mi fece vedere la chat dove il mio migliore amico mi aveva scritto un semplicissimo:'Ciao Reb'.
Lo guardai stranita non capendo dove volesse arrivare.
"Ti avevo detto di chiuderci i rapporti, lo sai che non mi piace"
Guardai il mio ragazzo dritto negli occhi capendo che fosse serio ed in quel momento sentii qualcosa dentro di me spezzarsi ancora di più.

Forse quella sensazione era causata dalla consapevolezza di dover perdere un'altro dei miei più cari amici a causa sua, senza poter nemmeno fare o dire niente.

"Andiamo Andre! Io ed Ale siamo migliori amici da 10 anni, non posso chiudere con lui!" Provai a lottare questa volta, perché non sarei riuscita a perdere un'altra persona così importante per me, non dopo aver dovuto chiudere i rapporti con molte delle mie vecchie amiche senza aver spiccicato una parola di opposizione.

Andrea però, non sembrava della mia stessa idea.

Mi aveva chiesto una cosa e si aspettava che la facessi, immediatamente.
Mi prese violentemente per un polso avvicinandomi a sé in modo tale che lo potessi guardare bene in viso. 
"Invece puoi benissimo. Ora io vado a prendere la cena e se quando torno tu non ci hai chiuso..."
Non concluse la frase, eppure io avevo capito così bene cosa sarebbe successo.
Lasciò il mio telefono sulla sedia e se ne andò come una furia da casa.

"Vaffanculo!"
Strillai in preda al panico ed alla rabbia.
Guardai il telefono da lontano notando la chat aperta, poi spostai lo sguardo sul mio polso ormai rosso a causa della sua presa violenta.

"Dovrai metterci del ghiaccio"
La nostra vicina di casa, probabilmente attratta dalle urla, era uscita fuori sul bancone posto proprio accanto al nostro e mi guardava con quel solito sguardo di pietà che tutti mi rivolgono.
"Si, lo so"
Mi limitai a borbottare mentre mi feci coraggio, dovevo chiamare Alessio.
Presi un bel respiro e schiacciai sul tasto verde.
Non ci volle molto prima che il mio migliore amico rispose alla chiamata, nel frattempo sentivo ancora lo sguardo della vicina su di me.

'Ale'
riuscii a dire tra un singhiozzo ed un'altro.
'Ciao anche a te, pensavo fossi morta! Non mi scrivi più da mesi! Neanche un ciao!'

Non aveva ancora capito la situazione.
Era felice, scherzava come al solito e Dio quanto vorrei non doverlo lasciare andare, ma dovrei mettermi contro ad Andrea e non ne sarei stata capace.

'Ale'
Ripetei io forse incapace di dire qualcos'altro, ma in quel momento, sentendo la mia voce spezzata dal pianto, lui capì.
Smise immediatamente di scherzare.
'Devo essere eliminato anch'io della tua vita, non è così?'
Annuii anche se consapevole che lui non potesse vedermi, ma le lacrime erano troppe ed avevo un peso così pesante in gola che a stento riuscivo a respirare.
'E tu ovviamente lo ascolterai come sempre'
tentò di farmi lottare, ma non aveva capito che io avevo già mollato da un pezzo.

Non avevo più la forza.

'Lo sai che non ho scelta'
presi un grande respiro cercando dentro di me la capacità di lottare e di non farla finire così, cercai dentro di me un po' di volontà rimasta, però nonostante tutti miei sforzi fui obbligata a dirlo:'Addio Ale'
Sussurrai stringendo forte il telefono tra le mani tremanti.
'Non è un Addio, un giorno ne uscirai Reb, te lo prometto'
Dopo questa sua frase chiusi la chiamata.
Lo bloccai su Instagram e su whatsapp e cancellai definitivamente il contatto dal telefono, come da richiesta del mio ragazzo.

Avevo perso anche lui.

Questo significava che un'altra parte di me, della vera me, della vecchia me, se ne era andata quella sera.
"Ti tratta sempre così Il tuo ragazzo?"
Non mi girai neanche a guardare la vicina, non avevo voglia di parlare in quel momento.
"Si"
Le risposi, tanto non era un segreto che Andrea fosse uno stronzo, egoista, che amava se stesso e nulla più.
"Per favore non farmi il solito discorso sul fatto che se ne può uscire, che devo lottare o roba simile....io non ho scelta"
la bloccai prima ancora che potesse aprire di nuovo bocca.

Ormai ero arrivata ad un punto senza fondo.
Non potevo risalire, nessuno mi avrebbe trovato, ero nel fondale più basso dell'oceano con un ancora attaccata al piede che mi tirava sempre più giù.

La ragazza mi sorrise dolcemente.
"Veramente volevo presentarmi"

La porta di casa si aprì in quel momento ed Andrea tornò da me.
"Rebecca"
disse lui con tono severo.
Il mio nome uscito dalle sue labbra mi provocava sempre una sensazione di paura e tensione.
Gli passai in silenzio il cellulare e quando il ragazzo constatò che fosse pulito e che avessi cancellato definitivamente ogni traccia di Ale allora mi rivolse un dolce sorriso.

"Sta sera usciamo a cena fuori con Mattia, vestiti carina, mi raccomando. Non voglio fare brutte figure con il mio cliente"
se ne andò di nuovo ed io guardai con la coda dell'occhio la vicina che lo osservava disgustata.
Feci per entrare, ma la voce della ragazza mi bloccò di nuovo sull'uscio della porta.
"Buona serata allora"
mi disse.

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