Il padre

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Girai la busta tra le mie mani un paio di volte pensando ai possibili scenari.
Avevo così tanta paura di sapere ciò che era scritto lì dentro.

La aprii senza volere aspettare il mio ragazzo, perché avevo il diritto di saperlo prima.

Una parola, un nome, il padre.
Era scritto infondo al foglio sotto una marea di altre parole, lettere, spazi, punti.
Cose inutili che tentavano di attirare la mia attenzione, ma il mio sguardo non indugiò neanche un secondo su di loro, sulla loro presenza.
Quel nome a fondo della pagina, anche se scritto in caratteri piccoli, era così grande.

Forse era una mia sensazione, ma si stava pian piano allargando sul foglio di carta coprendo il resto futile.
Tirai i lembi del foglio per avvicinarlo al mio viso.
Le lettere si muovevano.
Si muovevano veloci.
Si prendevano gioco di me.
Volevano farmi innervosire, farmi perdere tempo prezioso per me.
Ridevano di me.
Della mia situazione.
Ma io non demorsi e pian piano si fermarono.
Vidi una D nel nome, vidi una A, vidi una N, poi vidi anche una R.
"Andrea è il padre"
Esclamai ad alta voce prendendo un sospiro di sollievo, ma allo stesso tempo il mio sguardo si incupì.
Questo significava che potevo stare tranquilla per un'altro pò di tempo, ma significava anche che il bambino non avrebbe mai avuto un vero padre.
Riposizionai il foglio dentro la busta arrabbiata con le lettere.

Perché non avevano creato il nome Daniel?
Perché proprio quello di Andrea?
Riconsegnai al dottore la busta per poi sprofondare nel letto e nelle mie paranoie.

Era di Andrea, ripetei nella mia testa.

"Signorina ora però si rilassi, i suoi battiti sono aumentati di nuovo notevolmente"
Non ascoltai il dottore.

Ero delusa dal fatto che non fosse di Daniel?

Non lo sapevo, la sensazione che provai era un mix di tante altre, ma almeno avevo finalmente la consapevolezza di non aver altri problemi a cui pensare per il momento.
Per quanto Andrea fosse un mostro con me, non avrebbe mai fatto del male a suo figlio, almeno è quello il pensiero a cui mi stavo aggrappando per rimanere calma.

Mi addormentai difficilmente quella notte, non facevo altro che girarmi nel letto.
Era così scomodo.
E la mia testa era così piena di pensieri.
Mi rigirai più e più volte.
Da un lato, dall'altro, da un lato, dall'altro.
Stufa, misi un piede per terra, il pavimento era gelido, quella sensazione mi risvegliò completamente.
Ne posizionai prima uno, poi l'altro, dirigendomi verso la finestra.

Passava da essa un filo di luce lunare che illuminava fiocamente tutta la mia stanza.
Le tende erano così trasparenti da non riuscire a bloccare quel raggio.
Ma non era quello ad attirare la mia attenzione, era la tranquillità che la notte mi trasmetteva.
Era il mare di notte, scuro e tranquillo.
Era Monaco illuminata solamente dai lampioni.
Erano le strade deserte.
Guardai il paesaggio pensando di non essere troppo lontano da quel bel posto dove avevo passato una stupenda serata con Daniel.

"Dai Daniel spingimi!"
Riuscivo quasi a toccare il cielo con un dito per quanto stessi volando in alto.
Provai a staccare una mano, ma capii subito che fosse una cattiva idea.
"Scendi da lì, stai creando la fila"
scherzò l'australiano facendomi notare un bambino accanto a lui che stava aspettando spazientito il suo turno con il broncio.
Rallentai fino a toccare nuovamente terra con i piedi e lasciai il mio posto a malincuore.
"Mi piace questo posto"
Commentai facendo un giro su me stessa e Daniel rise, rise come molte volte quella sera ed ogni volta la sua risata mi entrava dritta nelle ossa facendole vibrare.

Il suono delle sue risate mi cuciva dentro vecchie ferite ormai aperte da un po' di tempo.

"Piace anche a me"
rispose grattandosi la testa.
"Ma tra poco pioverà...che ne dici di andare a ripararci a casa mia?"
Lo guardai negli occhi quasi volendogli dire di no per vedere la sua reazione, ma non riuscii neanche a pensarci che già avevo annuito.
Daniel Ricciardo imbarazzato non è una cosa che si vede tutti i giorni, avrei voluto metterlo alla prova.
"Però...rimaniamo un'altro pò qui?"
Gli feci il labbro tremolante da cane bastonato cercando di convincerlo, ma sapevo già che sarebbe bastato anche solo chiederlo.
Daniel era tutto per me quella sera, avrebbe fatto di tutto pur di vedermi felice.

Neanche i primi tempi di relazione con Andrea erano così belli, neanche quando ero veramente innamorata di lui.

Perché l'amore che provo per Daniel è diverso.

Io lo so, lo so da ieri sera dopo che abbiamo fatto l'amore sulla sua barca, rimanendo distesi ed abbracciati per un tempo infinito.
Mi godetti ogni attimo sapendo che per me tutto avrebbe avuto una scadenza, ma in quel momento non mi importava.

Quando ero tra le sue braccia, quando sentivo risuonare la sua risata fragorosa, quando vedevo il suo sorriso, quando finivamo per fare una mattata insieme, a me non importava del resto del mondo, perché io avevo Daniel.

Mi ero scavata quel bellissimo angolo di felicità sotto quintali di paure.
Perché per la prima volta dopo tanto tempo, io potevo dire di essere veramente felice.

Scossi la testa tornando alla realtà.
Dovevo dormire e non pensarci più.
Tornai lentamente a letto e sta volta mi addormentai subito, pensando però a quella serata, pensando a lui.

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