Rose rosse per noi

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"Hai preso tutto?"
Feci un giro su me stessa cercando di ricordare se avessi preso tutto.
La valigia era già chiusa, ma io ogni volta avevo sempre la strana sensazione di essermi scordata qualcosa di importante.
"Si...sì"
Controllai un ultima volta nei cassetti e nel frattempo Daniel caricò le valigie in macchina.
Sono uscita, ormai già da una settimana, dall'ospedale.
Daniel non mi ha più lasciata da sola.
Gli ho fatto prendere veramente un gran bello spavento.
Ludovica mi ha raccontato di come avesse reagito alla notizia che fossi in ospedale:
Era andato in totale panico e non l'ascoltò per niente quando gli disse che non fosse niente di grave decidendo di prendere il primo aereo, viaggiando tutta la notte da solo per arrivare la mattina davanti alla mia stanza.

Non passò neanche a casa sua per cambiarsi o riposarsi, lui venne subito da me.

Arrivammo in Austria in poche ore dirigendoci subito in Hotel.
Lui aveva un intervista da fare quel pomeriggio ed io volevo solo sdraiarmi su un letto comodo.
Parlò lui con la receptionist tornando poi da me con le chiavi in mano.
"Dobbiamo dormire insieme, mi hanno dato una stanza con una sola camera da letto"
Fece tintinnare le chiavi davanti a me.

Per me non c'era nessun problema, spero neanche per lui.

"vabbè se no...dormo sul divano"
Risposi non volendolo costringere a fare niente che non volesse.
"perché scusa, puzzo così tanto?"
Mi girai verso il ragazzo scoppiando a ridere incredula. A volte se ne esce con certe cose che mi fanno morire dal ridere.

"Sei più bella quando ridi"
Sussurrò, forse, sperando che non riuscissi a sentirlo.
Continuai a sorridere, ma questa volta per un motivo diverso mordendomi nel frattempo il labbro inferiore e cercando di non arrossire per il suo complimento.

Aprii la porta della stanza.
"Mi sa che hanno capito male"
feci cenno a Daniel di venire a vedere la lunga scia di rose rosse che avevano sparso creando un sentiero fino al letto.
"Ci credono tutti fidanzati"
commentò facendomi girare verso di lui con sguardo deluso.

Saremmo potuto esserlo se io fossi stata sincera fin da subito.
Portò dentro le valigie non dandomi la possibilità di aiutarlo in alcun modo.
Rimasi a fissare sull'uscio della porta quei bei fiori sparsi per tutta la stanza.

"Dormi come me allora?"
Alzai lo sguardo verso Daniel che stava buttando giù tutti i petali che erano sul nostro letto per farsi spazio.
"Se mi vuoi"
riposi sedendomi sul letto stanca morta a causa del viaggio.

È come se non fossi più abituata a viaggiare o a muovermi in generale.

"No! mi stai antipatica, dormi sullo zerbino"
Si sedette accanto dandomi una spallata amichevole.
"dai"
gli tirai uno schiaffo sulla spalla facendolo ridere ancora.

"Guarda che sono serio"
Indicò la porta con il mento.
"spero che almeno una copertina me la lasci"
Mi allungai per afferrarla alla fine del letto coprendomici.
"vedremo, non lo so"
"abbi pietà, almeno quella"
Usai la mossa del labruccio tremolante per convincerlo.
Un vecchio, ma sempre utile, trucchetto.
"sfrutti la mia generosità?"
"cerco di impietosirti"

lo guardai per dei lunghi secondi sentendomi felice, era da molto che non parlavamo così spensierati senza pensare a tutti i problemi che ci sono tra noi due.

"Terra chiama Rebecca! la smetti di pensare? Vedo quasi gli ingranaggi del tuo cervello girare"
Tornai a sorridere sta volta forzatamente alzandomi di scatto dal letto.

Non avevo più sonno, avevo bisogno d'aria.
È bastato un solo pensiero.

"io vado a fare una passeggiata"
Esclamai.
"sicura?"
Chiese preoccupato.
"Si, mi farà bene un po' di aria fresca delle campagne austriache"
Aggiunsi convinta.
"Ok, ma ogni cinque minuti scrivimi così so che stai bene, ok?"
"Va bene mamma"
Uscii dalla porta.

-

Non so perché avevo sentito d'improvviso il bisogno di allontanarmi da lui, so solo che mi sentii subito meglio quando quel venticello fresco mi spettinò i capelli.
Mi strinsi nella mia felpa accorgendomi che fosse quella regalatemi da Daniel.

Eravamo sulla prua della sua nave, faceva freddino quella sera ed il mio blazer non riusciva a salvarmi dal freddo, Daniel se ne accorse dandomi subito la sua felpa.
Quando il giorno seguente provai a ridargliela mi disse che fosse un regalo per me.

Annusai il suo profumo, era così bello averlo addosso.

Continuai la mia camminata ripensando a noi due quella sera.
Molte volte mi capitava di ripensarci ed ogni volta un sorriso da ebete mi si stampava in volto.

Pochi minuti dopo, quella pace e quel bel silenzio furono interrotti dal rumore del motore di una Ferrari che apparve in fondo alla strada.
"Esibizionista"
Strillai io sapendo bene di chi fosse quella macchina.
"era l'unica macchina che potevo usare!"
si giustificò mentre abbassava il finestrino per guardarmi meglio.

"Mi dice signorina come mai cammina da sola in campagna?"
Chiese con lo stesso tono preoccupato di Daniel prima.
"Non posso?"
Mi stizzii.
A volte sono suscettibile.

"Puoi farlo tranquillamente, solo che è strano, sai esistono le città e le strade non sterrate"
Scossi la testa divertita.
Charles era incorreggibile.
"Ti ha detto Daniel che ero qui?"
Il monegasco annuì facendomi segno di salire accanto a lui sulla sua bellissima macchina.
Passare del tempo con lui non mi avrebbe fatto male, anzi, mi ero mancato durante queste settimane, nonostante ci sentissimo ogni giorno al telefono.
Charles era diventata una persona così  importante per me.
"per tua sfortuna ora andremo in città a prendere un gelato!"
annuii lasciando perdere ormai la mia idea di passeggiare in mezzo alla natura ed alla pace.

Ricordai, mentre osservavo il paesaggio scorrere veloce dal finestrino, di dover avvisare Daniel prima che iniziasse a cercarmi come un disperato per tutte le campagne austriache.

-sto bene, sono con Charles-
Visualizzò subito il messaggio, alla fine, forse anche per colpa mia, non credo sia riuscito a riposare neanche per un secondo.

"Come va con Daniel?"
Charles aveva allungato l'occhio notando che avevo scritto proprio al suo amico.
Scossi la testa rassegnata dal fatto di dover avere per forza quella conversazione con lui.
"È sempre freddo e distaccato. Giuro che sto malissimo per averlo fatto diventare così!"
"Reb devi capire che si, Daniel ora è arrabbiato, ma quando inizierà a capire il perché del tuo comportamento, vedrai che tornerà tutto come prima"

Mi accarezzò dolcemente la gamba facendomi sentire tutto il suo sostegno.

"come prima quando? Noi non siamo mai stati niente di concreto, forse solamente amanti...ed ora? Cosa siamo? Amici? Conoscenti? Gli faccio così pena da permettermi di stare con lui?"
Le compagne austriache avevano già lasciato posto al cemento.
Niente più alberi verdi, ma c'erano case di pietra o legno a colmare il paesaggio.
Charles parcheggiò davanti alla prima gelateria girandosi poi totalmente verso di me.

"Tornerete insieme, spensierati come quei giorni in cui eravate liberi, in cui vi siete innamorati perdutamente l'uno dell'altro, in cui ti sentivi come una bambina alla prese con il primo amore, quei giorni in cui mi hai confidato di sentirti veramente felice dopo tanto tempo. Va bene così?"

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