Capitolo 2. La bugia di Draco.

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POV Harry
Il mio respiro era profondo, annaspavo con la guancia schiacciata sul pavimento nero, in roccia gelido. Sentivo il viso formicolare ma non avevo ne la forza ne la voglia di alzarmi. Dovetti.
Mi rimisi in piedi barcollando. La cicatrice bruciava appena. -Hermione la prossima volta cerca un incantesimo che lo renda un po' più carino. È davvero terribile.- cercò di ironizzare Ron.
-dovevo fare in modo che non lo riconoscessero.- squittì lei.
-miseriaccia, così tranquilla neanche sua madre lo riconoscerebbe.-
Lo fulminai con gli occhi.
-sei un idiota Ron- disse lei.
-cavolo Harry scusa, mi... Mi ero dimenticato...- disse amareggiato.
-fa niente, abbiamo ben altro a cui pensare...- li ammonii crucciato.
Hermione si mise a pensare, non ci volle molto per farle trovare la pace e la calma necessarie. Io e Ron appoggiammo la testa alle sbarre. Strinsi il ferro che mi teneva chiuso in quella stanzetta incapace di accettare quella situazione. Mi tastai il fianco dove di solito tenevo la bacchetta, vuoto. I ghermidori mi avevano strappato l'unica arma di cui ero in possesso.
Sbuffai.
-Hermione?- chiese Ron speranzoso.
-niente da fare... Questa gabbia è a prova di qualsiasi cosa...- disse sedendosi a gambe incrociate appoggiando la testa al muro.
-facciamo il punto della situazione.- disse.
-gli Horcux sono sei... Di cui quattro sono già stati distrutti: il medaglione, l'anello, il diario di Tom Riddle e la coppa di Tosca. Mancano il diadema della fondatrice di Corvonero e il serpente di voi sapete chi...- rifletté lei ad alta voce.
-sei davvero perspicace sai?- disse Ron sedendosi vicino a lei.
-direi che comunque siamo a buon punto.- confermò lei con una smorfia infastidita.
-buon punto o meno non concluderemo un cazzo stando chiusi qui.- dissi mentre la mia voce si riempiva d'odio conto la famiglia che ci stava tenendo prigionieri. Sentimmo dei passi arrivare veloci e scaltri verso di noi.
-Signor... Voi coi capelli neri, il signor Malfoy richiede la vostra presenza nel salone. Vi chiedo anche di non tendermi strani giochetti perché sono stato autorizzato a rispondere con la magia.- disse un elfo domestico con fare gentile. Mi irritava soltanto. Decisi che l'avrei seguito senza troppe storie, così appena aprii la porta mi feci accompagnare di sopra.
Nel enorme salone troneggiava un immenso lampadario in cristallo appeso al soffitto. Delle colonne in marmo reggevano gli archi in legno. Poi guardai davanti a me. Il lampadario lo vedevo bene ma non avendo gli occhiali non riuscii a distinguere chi avevo davanti, solo bellatrix era riconoscibile data la chioma di capelli neri arruffati.
-Draco caro, avvicinati, dicci se è lui. Devi esserne pienamente sicuro però, se no l'oscuro signore si rivolterebbe contro la nobile stirpe di tuo padre, e tu non vuoi che succeda questo, vero?- disse Bellatrix con fare dolce ma allo stesso tempo puntiglioso e isterico. Quasi come se fosse sul orlo di una crisi di nervi.
-io...- disse la voce del ragazzo che si era appostato davanti a lui. La sua figura era sfocata e la sua voce tremava.
Sentii la mano di Draco posarsi sulla sua guancia, poi sulla cicatrice.
Quella ebbe un piccolo fremito. Lo sapeva, sapeva che ero io.
-non sono sicuro.- disse fievolmente:
Rimasi allibito a quella risposta. Lui lo sapeva benissimo chi ero. Perché non mi consegnava e basta.
-Draco non fare scherzi- sibilo il padre con voce roca.
-padre non riconosco questo ragazzo.- balbettò lui quasi impaurito.
Sentii Lucius sbuffare.
-è tutto inutile. Domani li porterete al ministero.- disse.
-Qualcuno porti quello schifoso sanguemarcio nella cella.-
Draco si fece avanti e con arroganza mi strattonò fino alla mia prigione. Appena fummo abbastanza lontani da non farci sentire mi sussurrò: - Qualsiasi cosa voi stiate tramando non mi importa, Potter, ma dovete andarvene. Ti lascerò la cella aperta, le vostre bacchettare le troverai nascoste nella botola sotto lo zerbino. Sta notte andatevene.- sbraitò lui. Ero davvero terrorizzato da quel Draco.
-Malfoy mi stai dando la possibilità di scappare?- chiesi cercando di sembrare più freddo possibile. -si, e se voi schifosi mezzosangue non spartire entro mezzanotte finirà male.- disse con astio. Aprii la cella e mi scaravento contro il pavimento. Fece finta di chiudere la serratura e al posto di fare due giri con la chiave ne fece uno e torno indietro in modo che rimanesse aperto. -ah un ultima cosa Potter, fortunatamente la tua faccia da feccia sta tornando nomale, già era disgustosa prima, figuriamoci ora.- sibilo gelido. Si congedò con quelle frasi e la mia ira non fece altro che salire. Però ci stava aiutando, è tutto questo non mi era ancora chiaro. Mi tastai il viso. I bitorzoli erano spariti. Sfilai gli occhiali dalla tasta e li indossai, finalmente riuscii a non vedere sfocato dopo ore che erano sembrate eterne. -Ron, Hermione, vi devo parlare.- dissi io.
A quanto pare si erano appisolati, nonostante la paura c'era troppa stanchezza, non riposavamo da giorni. Gli spiegai del accaduto e del piano per fuggire sta notte, loro erano quasi più sorpresi di me alla reazione di Draco. Decisi di chiudere gli occhi qualche minuto per prepararmi alla fuga. Dopotutto avevo bisogno di un po di riposo.

Drarry. Il purosangue e il ragazzo che è sopravvissutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora