Sex Phone | kuroken

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autrice: GReina
n. parole: 2770

Sex Phone | kuroken

Kuroo sorrise non appena lesse il nome di chi lo stava chiamando. Il lavoro lo stava facendo impazzire non dandogli neanche il tempo di fermarsi per respirare. Non sarebbe potuto rimanere in chiamata con Kenma, ma sentire la sua voce anche solo per il tempo necessario a dirgli che non aveva tempo e che lo avrebbe richiamato quella sera – lo sapeva – gli sarebbe bastato per riprendere fiato e tornare a lavorare. Accettò la chiamata dal suo smartwatch, dunque, e da questo immediatamente andò ai suoi auricolari bluetooth.
«Mi sto toccando.»
Quello... Kuroo non se lo aspettava. Non aveva neanche avuto il tempo di dire ciao come si deve che Kenma lo aveva messo al corrente di ciò che stava facendo. Il corvino si schiarì la gola.
«C—Come?» chiese tentando di mantenere la voce ferma, perché non c'era verso che Kenma intendesse quello che la sua mente perversa e malata aveva subito pensato. Ci fu una risata leggera dall'altro capo del telefono e Tetsuro si rilassò. Eccolo lì: Kenma aveva volutamente iniziato con quelle parole fraintendibili per vedere la sua reazione. Ora gli avrebbe spiegato bene cosa stava facendo, poi ci avrebbero riso sopra.
«Mi sto toccando.» si limitò però a dire di nuovo, stavolta con voce bassa, vibrante, seducente. Kuroo si guardò in giro, le gote leggermente imporporate. Infine, appurato che non lo avrebbe sentito nessuno, avvertì:
«Se dici così mi fai eccitare, Gattino. Di che si tratta?» il corvino aveva ancora molto da fare, ma a questo punto era davvero curioso. Non poteva trattarsi davvero di quello che pensava. Un'altra risata al di là del telefono, stavolta meno divertita, più sadica.
«Ma si tratta proprio di farti eccitare.» Kuroo rise, a un tratto ben più rilassato di prima.
«Non ho tempo per stare al gioco, Piccolo. Ho un sacco di lavoro.» spiegò riluttante mentre riprendeva a camminare, le mani piene di documenti sparsi, il suo segretario che gli faceva cenno da lontano.
«So che non ci sentiamo da tanto, mi dispiace... ma giuro che tra poco finisco! Dammi altre trentasei ore e sarò di nuovo da te in Giappone.» un altro cenno dal suo segretario, stavolta più urgente. Kuroo rispose annuendo. «Ora devo andare. Ci sentiamo più tardi, d'accordo?» Kenma sbuffò.
«Peccato...» si imbronciò. «Io voglio fare sesso adesso. Speravo mi aiutassi, ma se devi andare...» le gambe di Tetsuro si immobilizzarono di colpo.
«Kenma...» disse roco, minaccioso, in una supplica a non provocarlo di più.
«Kuroo...» l'altro imitò il suo tono, notando e soprattutto ignorando la supplica. Il più alto sospirò.
«Non stai dicendo sul serio.» disse Tetsuro, e a rispondergli fu un gemito. Non uno di quelli tristi, non uno di quelli indispettiti o arrabbiati. Un puro, erotico, gemito di piacere. Arrivò a Tetsuro più forte che mai, non da uno ma da due orecchi: suono nitido, pulito, come la pubblicità degli auricolari prometteva.
«Mi sto toccando...» ripeté per la terza volta, quasi volesse dirgli "ecco la tua occasione per ricominciare da capo. Che hai intenzione di fare?". Kuroo si guardò intorno in fretta: i suoi sottoposti che scattavano da una parte all'altra, il suo segretario con un cellulare tra orecchio e spalla, un tablet tra le mani e gli occhi tra lo schermo e il proprio capo più preoccupati che mai. Stavano tentando di concludere un accordo con un'importante azienda, ma se fino a tre minuti prima la sua testa era del tutto immersa in quello, adesso Tetsuro altro non voleva fare che chiudersi nell'ufficio che gli era stato offerto e ubriacarsi della voce di Kenma seguendo tutto ciò che avrebbe voluto fare.
«Gattino...» mormorò implorante, con dolore. «Non posso...! Siamo con l'acqua in gola, qui.» qualcosa cambiò nella ricezione del suono, poi ci furono una serie di fruscii. Kuroo immaginò che Kenma avesse messo in vivavoce e capì in che punto aveva avvicinato il cellulare non appena sentì suoni umidi, di pelle contro pelle bagnata o – più precisamente – di pugno contro pene lubrificato.
Il fiato di Tetsuro si mozzò.
«Lo stai facendo davvero.» un'affermazione, una condanna. Kenma mormorò probabilmente con il labbro tra i denti.
«Ce ne hai messo a capirlo.»
Chi era Kuroo Tetsuro se non un essere umano? Chi era il corvino se non un essere imperfetto, impuro. Era corruttibile, soprattutto (forse solo, ma meglio non sbilanciarsi) da Kenma. Chi era Kuroo Tetsuro se non l'uomo più cotto di Kodzuken del mondo? Chi era lui per resistergli? Per dirgli di no, per rifiutare un'offerta tanto allettante?
Deglutì, poi prese la sua decisione.
Raggiunse a grandi passi il proprio segretario e questi – subito – sospirò sollevato, ma non durò a lungo.
«Occupati anche di questi. Devono essere tutti revisionati entro mezz'ora. Torno appena ho fatto, ho una cosa importante di cui occuparmi.» il volto del ragazzo divenne cinereo.
«Ma... Kuroo-san, la prego!» provò a inseguirlo, ma il corvino si indicò gli auricolari.
«Ho un cliente importante al telefono. Ci aggiorniamo dopo.» raggiunse l'ufficio prima che chiunque altro potesse fermarlo, chiuse a chiave la porta dietro di sé, poi oscurò le finestre. Sospirò, poi udì di nuovo Kenma che rideva.
«Sei un capo tremendo.»
«Tu sei più tremendo di me.» lo accusò, e sapevano entrambi che aveva ragione. «Sei nei guai, Gattino... perché se prima non ti stavi toccando ora dovrai farlo per forza.» i suoni bagnati ripresero e tutto ciò che Kuroo poté fare fu imprecare ringhiando "cazzo!" tra i denti.
«Descrivimi dove sei, Gattino.» disse mentre si allentava il nodo della cravatta. Kenma rise.
«È davvero importante?»
«Sì. Voglio averti in testa, immaginarti come se fossi lì con te.» l'altro mormorò dubbioso.
«Ma il bello di essere al telefono è anche questo, no? Dove vuoi che io sia?» il fiato di Kuroo si mozzò di nuovo. Si chiese da quando il suo compagno fosse tanto bravo in questo; si chiese se il merito della forte libido di Kenma andasse a lui o se al contrario fosse un talento naturale.
Pensò per diversi secondi alla risposta da dargli, per capire – infine – che se chiudeva gli occhi e si immaginava Kozume che si masturbava c'era solo un posto in grado di poter migliorare quell'immagine già divinamente perfetta.
«La tua vecchia cameretta.» sospirò. «Durante l'inverno, quando sul tuo letto c'è la coperta di pile piena di gattini.» Kenma rise.
«E infatti sono proprio qui. Proprio su questa coperta... spero di non sporcare troppo Zelda, Link, Mipha e Daruk.» da piccolo lo streamer aveva dato un nome ad ogni gatto del suo copriletto. Quelli che aveva appena nominato erano i più vicini al cuscino.
Kuroo deglutì.
«Sei appoggiato alla testiera del letto?»
«Mh-Mh.» l'altro rispose affermativamente con un mormorio. «Sono seduto sul cuscino. Sto tenendo il cellulare con una mano e mi sto toccando con l'altra.»
«Sei nudo?» Kenma ci mise un attimo per rispondere.
«Non del tutto.» disse accattivante. «Ho le gambe scoperte, ma indosso la tua vecchia maglia da capitano.» il corvino sfiatò, l'aria che abbandonava del tutto i suoi polmoni. Si buttò sulla sedia imbottita dietro la scrivania, poi in fretta si slacciò i pantaloni diventati ormai troppo stretti.
«Non è la prima volta che mi trovo in questa situazione, in realtà.» Kuroo deglutì sonoramente.
«No?»
«No. Ero talmente imbarazzato che per poco non lo facevo. Ma avevo la tua maglietta a casa... e sarebbe stato un crimine non sfruttare la cosa.» rise. «Per poterti guardare in faccia ho dovuto lavare la tua maglietta tre volte prima di restituirtela.» e all'improvviso Tetsuro si ricordò di quel giorno di pioggia, uno dei pochi in cui il corvino non era passato a prendere Kenma da casa prima di andare a scuola. Il più piccolo era arrivato fradicio e l'unica soluzione era stata quella di dargli la sua maglia sportiva. Il biondo gliel'aveva restituita quattro giorni dopo.
«Così mi uccidi, Gattino.»
«Avresti preferito non saperlo?» il corvino rise per quanto stupida fosse quella frase.
«Ti stai ancora toccando?»
«Non ho mai smesso.»
«Ti stai toccando come ti toccherei io?»
«Non ancora.»
«Cosa aspetti?»
«Che tu mi dia istruzioni.» Kuroo dovette ispirare a fondo ed espirare lentamente. Si era toccato a malapena e già il suo membro grondava di liquido preseminale.
«Allora prendi il lubrificante.» ordinò. «Quello che tieni dietro il comodino per non farlo vedere ai tuoi genitori.» Tetsuro non sapeva dove realmente fosse Kenma. Forse in camera loro o sul divano di casa. Quel che era certo era che il lubrificante era a portata di mano.
«Fatto.»
«Spremine un po' sulle dita e mettiti a quattro zampe.» sentì una serie di fruscii e poi la voce di Kenma – poco più distante di poco prima – quando questi finirono.
«Ti piace tanto questa posizione, vero?» Kuroo si accarezzò più in fretta mentre visualizzava la scena; davanti a lui non una scrivania con computer e scartoffie noiose da revisionare, ma l'uomo più bello che avesse mai visto con la testa sul cuscino, i capelli sparsi, le spalle sul materasso, il culo in aria, la maglia del Nekoma addosso.
«Vuoi biasimarmi?» a rispondergli furono dei mormorii. Tetsuro si catturò il labbro inferiore tra i denti.
«Cosa stai facendo adesso?»
«Aspetto.» sospirò l'altro. «E nel frattempo continuo a toccarmi come farei io.» Kuroo rise.
«Ma non è sufficiente, giusto? Oppure non mi avresti chiamato.» ci fu un gemito.
«Infatti.» un ansimo. «Fammi sentire come se fossi qui.» il corvino strinse la presa sul proprio membro mentre gettava indietro la testa.
«Cazzo quanto vorrei esserlo.» Kenma rise, ma non aggiunse altro. Attese.
«Accarezzati il buco con le dita fatte di lubrificante.» un altro mormorio. «Fai dei piccoli cerchi senza mettere pressione. Voglio che ti accarezzi soltanto. Deve essere solo un'idea, non darti soddisfazioni.» stavolta Kenma rise più apertamente.
«Sei cattivo.» il corvino si guardò intorno tornando per un attimo alla realtà. I vetri dell'ufficio erano completamente oscurati, ma le pareti non eliminavano del tutto i rumori dei suoi sottoposti a lavoro.
«Hai cominciato tu.» rispose. «Quindi ora ti afferro il polso con cui ti stai toccando il pene e te lo inchiodo al materasso.» passò meno di un secondo, poi i suoi auricolari furono invasi da un lamento, uno forte, disperato. Quasi Kuroo lo avesse afferrato davvero. Kenma aveva smesso di toccarsi per portare il polso al materasso, come aveva descritto. Lo aveva fatto lui, ma contro la sua volontà, e Kuroo sfiatò un'altra volta ancora.
Ispira, espira.
Recuperò la calma.
«Continua con le carezze circolari, ma ricorda di non premere troppo.»
«Kuroo...» mormorò straziato Kenma. «Ti prego, voglio di più.»
«Lo avrai tra un momento, Gattino.» "un momento" in realtà Kuroo non lo aveva. Sentiva passi frettolosi e pesanti al di là della porta; si immaginava tutti i suoi uomini nel panico, ma quello era più importante, ciò che stava facendo Kenma in cima alle sue priorità.
«Mettiti la mano con cui ti sei masturbato in bocca, Piccolo.» ordinò. «Ha un sapore buono?» chiese divertito. Confusa arrivò la risposta:
«Salata.»
«Immaginavo.» rise Kuroo. «Ora portala ai capezzoli e pizzica forte.» sentì Kenma sospirare. Sapeva quanto fosse sensibile in quel punto e si crogiolava al pensiero che se non si era ancora toccato lì era perché "stava aspettando istruzioni".
«Più forte.» ordinò nonostante non conoscesse l'entità della pressione che il più piccolo avesse esercitato. Questi si lamentò in un misto di dolore e piacere. «Ancora più forte, Gattino.» fece Kuroo più urgente. Un lamento più acuto.
«E ora affonda un dito.»
«Sì!» rispose in festa. Tetsuro sorrise per quella reazione, il suo pene che pulsava per essere riuscito a strappargli quell'ansimo di piacere così cristallino.
«Esplora la tua entrata, Gattino... Tocca tutte le pareti entrando e uscendo più volte.»
«Toccami, Kuroo! Per favore, anche tra le gambe.» il corvino strinse gli occhi e si immaginò lì: dietro le gambe di Kenma, chinato per usare le dita di una mano sulla sua apertura e quelle dell'altra per i capezzoli.
«Lo farò quando ti penetrerò con il mio pene, Piccolo.»
«Allora sbrigati...!» rispose urgente Kozume, quasi Kuroo potesse davvero arrivare a penetrarlo.
«D'accordo allora. Aggiungi un altro dito, poi allargali.» gli ansimi e i sospiri di Kenma gli dissero che stava eseguendo.
«Sta gocciolando.» avvertì senza dover specificare il soggetto. Tetsuro sospirò una risata.
«Anche il mio.» ammise. «Stai sporcando Zelda?» scherzò.
«È solo qualche goccia.» negò lo streamer. Kuroo si accarezzò più velocemente.
«Allora vediamo di rimediare.» si beò per qualche secondo dei rumori umidi di Kenma, infine si fece più serio.
«Kenma, ora ascoltami.»
«Mmh?» il suo mormorio sembrava sofferente, represso.
«Togli le dita e posizionane tre all'ingresso.»
«Sì.» eseguì.
«Quando te lo dico io voglio che tu spinga, e devi seguire la spinta con tutto il corpo, capito? Voglio che ti ritrovi con le gambe aperte ed il busto e la pancia schiacciati sul letto. È chiaro.»
«Sì. Sì!»
«Prima di farlo afferrati il pene. Stringilo solo, e mentre vai avanti tieni il pugno fermo.»
«D'accordo.»
Per le parole successive Kuroo abbassò la voce. La rese più roca, tranquilla (sebbene lui non lo fosse). Sospirò un paio di volte, poi disse:
«Ti sto toccando la schiena. Ti sto accarezzando i fianchi.» Kenma non aveva mani per eseguire anche quello, quindi si sarebbe dovuto accontentare dell'immaginazione.
«Il mio pene preme su di te. È pronto a entrare. Lo senti?» il membro del corvino sussultò mentre si immaginava Kenma premere appena più a fondo le dita per simulare Kuroo dietro di sé.»
«Lo sento.»
«Sembra che stia per entrare, ma prima di farlo mi chino su di te e ti bacio la nuca, e poi la schiena. Seguo la spina dorsale e ti afferro entrambi i capezzoli.»
«Ah—... Kuroo...» il corvino si crogiolò su quei suoni.
«Te li massaggio dopo averli strizzati. E poi entro. Con un colpo netto, senza fermarmi finché non raggiungo la fine e tu sei inchiodato al letto.»
Altri fruscii, poi tutto fu attutito. Il cellulare doveva essere finito tra il petto di Kenma ed il materasso. Tetsuro si morse il labbro inferiore invidiando la posizione dell'oggetto.
«Mi tiro fuori e rientro. Spingo diverse volte, lento e poi veloce mentre ti masturbo con la mano.» disse ancora mentre il proprio polso iniziava a prendere il ritmo dei fruscii al di là dell'apparecchio.
«Ti scopo afferrandoti un fianco e mordendoti il collo e poi baciandolo. Afferro l'orlo della maglietta per avere più presa e spingo più forte.» Kenma continuava a gemere, gli ansimi che si facevano sempre più ravvicinati così come iniziò a fare Kuroo per la propria mano.
«Kuroo... Kuroo...» nessun gemito avrebbe potuto essere migliore di quello. Il suo nome detto in quel modo lo stava facendo andare fuori di testa.
«Stringo il pugno sul tuo pene, gioco con il pollice sulla testa e poi ricomincio ad accarezzarlo.»
«Sto—» sentì balbettare. «Sto per—»
«Anch'io, Gattino!» Kuroo serrò gli occhi, si morse il labbro in maniera quasi dolorosa, la sua schiena si inarcò. Ansimò.
«Aumento il ritmo!» lo fecero entrambi figurandosi la stessa scena. «Spingo più forte e veloce.» ansimò più volte. Parlare gli stava risultando sempre più complicato.
«Spingo ancora...! Sto per venire.» disse tra i denti. «Lo sto facendo! Ma mentre sparo mi tiro fuori per marchiare la maglietta che indossi!» Tetsuro arrivò in quel momento. Immaginandosi Kenma steso sotto di lui, reso molle e tremante dal piacere mentre Kuroo si tirava fuori per sporcare la sua maglia da capitano; bellissima, resa più bella indossata da Kenma e insuperabile adesso che ci si aggiungeva il suo sperma.
Ansimò per riprendersi. Aveva il fiato grosso, stava scendendo dalla vetta, ma lentamente a causa (o grazie) dei gemiti confusi di Kozume. Sentì anche lui riprendere fiato e mentre lo faceva Tetsuro riaprì gli occhi, afferrò dei fazzoletti e iniziò a pulire ciò che aveva sporcato.
«Sei ancora lì?» si preoccupò dopo un po'. Kenma rise.
«Sono ancora qui.» confermò.
«È stato come volevi?» il più piccolo mormorò contento.
«Proprio come volevo.» fu il turno di Kuroo di ridere.
«Sai che ti scoperei in ogni modo. Ti basta chiedere.»
«Anche se indossassi la tuta strappata che metto sempre e non mi lavassi da due giorni?» il corvino ghignò. L'immagine che gli si era appena creata in testa urlava "Kenma" da tutti i pori.
«Anche in quel caso.» rispose subito. L'altro rise di nuovo.
«Be', l'hai appena fatto.» Kuroo lo amava. Lo amava così tanto!
«Non ho mai avuto dubbi, Gattino.» infine sospirò. «Devo tornare al lavoro.» Kenma sbuffò contrariato.
«Ti chiamerò per rifarlo quando sarai ancora più sommerso di impegni, allora.» promise. Tetsuro ridacchiò senza riuscire a nascondere del tutto una vena di paura. Quell'uomo l'avrebbe mandato al fallimento! Fortuna che era ricco.
«Non vedo l'ora, ma non aspettarti che non mi vendichi.» una risata sfacciata.
«Provaci.»


n.a.

Sì, Kuroo si vendicherà. Aspettate giorno 16 ottobre e vedrete.

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