Sculacciata | kunkin

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autrice: GReina
n. parole: 1917


Sculacciate | kunkin


Non era stato facile conquistare Kunimi.
Anzi.
Non era stato facile mettersi con Kunimi.
Avevano frequentato le medie insieme e poi il liceo. L'interesse reciproco era stato chiaro sin da subito, eppure per molti anni fu come se entrambi non fossero pronti a fare quel passo in più che li avrebbe resi una coppia. Anche quando si presentava l'occasione perfetta – un abbraccio durato un po' più a lungo, uno spettacolo di fuochi d'artificio, un post allenamento in cui rimanevano da soli – loro si limitavano ad arrossire facendo finta di niente. L'imbarazzo era forte e così rimase anche dopo che Kindaichi, finalmente, ebbe il coraggio di chiedere ad Akira un appuntamento.
Erano passati diversi anni da quando erano usciti insieme per la prima volta. Adesso frequentavano entrambi l'università e la loro relazione era più che stabile. Avevano fatto viaggi insieme, si erano presentati alle rispettive famiglie e non c'era festa che non passassero insieme.
Kindaichi era sinceramente convinto di aver superato con lui qualsiasi tipo di imbarazzo: adesso a Kunimi sentiva di poter dire tutto... o così credeva.
Si rese conto del contrario nel più strano dei modi. Lui voleva che il proprio ragazzo stesse bene come Yuotaro si sentiva di stare con Akira, quindi proponeva attività che sapeva piacergli, film che sapeva interessarlo, posizioni a letto che sapeva soddisfarlo. Far piacere a Kunimi era diventato ciò che procurava piacere a Kindaichi. Quando doveva organizzare qualcosa con il proprio ragazzo, il più alto andava sul tradizionale per stare certo di non sbagliare. Non si era mai soffermato a pensare perché lo facesse, in cuor suo convinto che fosse per soddisfare al meglio l'altro.
Quel giorno capì la verità: si comportava così perché sarebbe stato troppo imbarazzante esporgli i propri desideri, quindi taceva.
Fortunatamente il suo corpo decise di smettere di ascoltare la testa e di parlare per lui.

Iniziarono accarezzandosi a letto come facevano spesso. La giornata era giunta al termine, ma sebbene entrambi fossero stanchi a causa dell'università, questo non li fermò dal darsi attenzioni a vicenda.
Si erano messi in pigiama – Kindaichi il sotto, Kunimi il sopra oversize – in modo da non sgualcire gli abiti da giorno, eppure sapevano entrambi che presto gli indumenti sarebbero dovuti sparire.
Iniziò Akira abbassandogli i pantaloni in modo da afferrargli il pene. Era ancora semi-morbido, ma la mano di Kunimi vi stava ponendo rimedio in fretta. Gli diede appena due spinte prima di fermarsi per inumidire il membro con un po' di saliva. Il moto della sua mano divenne più fluido, il piacere più travolgente. Yuotaro si ritrovò a sospirare forte gettando la testa all'indietro, le pupille che sparivano in alto, la bocca che si spalancava in cerca di ossigeno.
Ci mise poco ad essere completamente pronto, dunque spinse Kunimi di lato per inchiodarlo al letto: toccava a lui.
Lo fece voltare pancia in giù, gli sollevò i fianchi, poi gli allargò le natiche. La vista fu spettacolare. Contemplò il suo cerchietto di muscoli ancora rigido con devozione. Sospirò forte facendo gelare il proprio fiato sulla pelle di Kunimi, questi rabbrividì e Kindaichi gemette. Si leccò le labbra, poi si spinse in avanti ed iniziò a preparare il proprio compagno.
Eseguì l'operazione da manuale, seguendo il perimetro circolare con la lingua in movimenti sempre più stretti finché non arrivò al centro, quando iniziò a premere. Penetrò Akira con la lingua una volta, due, ed i suoi muscoli iniziarono a cedere. Kindaichi sentiva il suo ragazzo gemere; invocava il nome del più alto e stringeva le lenzuola nei pugni. Stava rendendo Yuotaro impaziente, ma si trattenne. Continuò ad allargarlo con la bocca, invece. Baciò, leccò, finché l'ano dell'altro non fu del tutto madido e largo abbastanza affinché le sue dita potessero entrarci senza fastidi.
Le pareti di Akira erano al suo tatto morbide quanto strette e bollenti. Gli opprimevano medio e anulare nel modo in cui il suo pene bramava di essere oppresso. Di nuovo, si impose controllo. Avevano sempre fatto le cose con calma e gentilezza e sempre aveva funzionato.
Torse il polso, arricciò le dita, sforbiciò. Allargò l'entrata di Kunimi a dovere prima di aggiungervi un terzo dito. Di nuovo torse il polso, arricciò le dita, sforbiciò. Inumidì ancora la sua entrata con la lingua e ripeté. L'odore di Akira era forte ed afrodisiaco, i suoi gemiti una melodia inebriante. Facevano mancare il fiato a Kindaichi; il suo corpo fremeva.
Yuotaro sentì Kunimi tremare sotto di lui: poteva significare che si trovava in una posizione scomoda, oppure...
Il più alto mosse la mano fino all'inguine dell'altro ed ebbe la sua risposta: era eccitato, e molto. Il suo pene era duro come il marmo e gocciolava liquido preseminale nonostante Kindaichi non l'avesse neanche toccato. Rimediò in quel momento.
Mosse la mano seguendo tutta la lunghezza di Kunimi che esclamò contento ed assecondò i suoi movimenti. Spinse i fianchi avanti e indietro seguendo la sua mano, gridando con la voce e con il corpo di spingere più forte, di stringere più forte.
Kindaichi lo accontentò. Kindaichi lo accontentava sempre. Il piacere di Akira era il suo.
Strinse il pugno e pompò prima piano, poi in fretta; arricciò le dita e anche con quelle spinse prima piano, poi in fretta. Kunimi stringeva il lenzuolo tra le mani, aveva gli occhi sbarrati e la sua espressione era divina.
Pompò e spinse; pompò e spinse. Erano entrambi sempre più a corto di fiato, entrambi sempre più vicini alla vetta.
Kindaichi non resistette oltre. Si fece indietro crogiolandosi nel lamento dell'altro, si calò meglio i pantaloni e penetrò Akira. Questi mormorò soddisfatto, quasi il pene di Yuotaro fosse capace di dargli del sollievo istantaneo, e probabilmente era proprio così. Il più alto rimase sepolto in Kunimi per diversi secondi; ripresero fiato entrambi coccolandosi a vicenda con tocchi placidi e baci sulle labbra. Poi – senza voler smettere di baciarlo – Kindaichi iniziò a muoversi. Partì compiendo dei movimenti circolari allargando Akira lì dove dita e lingua non erano arrivate, poi cambiò spingendosi avanti e indietro, avanti e indietro in movimenti sempre più ampi. Kunimi gemeva e così gemeva Kindaichi. Le pareti interne del più piccolo continuavano ad essere bollenti, accoglienti, generose, e così voleva che fosse il proprio membro. Con questo cercò la prostata al pari di una sonda esplorativa, apprezzando e facendo apprezzare all'altro tutti i movimenti che gli occorsero per infine trovare quel particolare punto. Quando lo fece Akira gridò ed il suo corpo iniziò ad agitarsi. Sembrava quasi che volesse sfuggirgli, ma Yuotaro sapeva essere invece il contrario. Il suo corpo si era appena calmato quando Kindaichi si fece indietro per spingere nuovamente sulla prostata.
Ansimi, gemiti, le reazioni di Akira erano spettacoli, fecero ansimare e gemere a sua volta Yuotaro.
Ansimi, gemiti, e presto Kindaichi volle di più. Si mise retto sulle ginocchia, una mano stretta al fianco di Kunimi, l'altra a sollevargli la maglietta per scoprire più pelle.
Indietro, avanti, indietro, avanti. Continuò a spingere colpendolo ancora e ancora in quel punto. L'entrata di Kunimi pulsava ad ogni stimolazione, stringendo il membro di Yuotaro in un modo brutale e bellissimo. Il più alto chiuse gli occhi nell'estasi del momento, si morse il labbro ma anche così non si poté impedire di mormorare eccitato.
Era sublime ed era troppo. Si trovava ad un passo dalla soddisfazione finale che tuttavia per qualche motivo sentiva di voler trattenere.
«Yuotaro...!» urlava Kunimi, «Yu—Yu—Yu!» continuava a chiamarlo, a supplicarlo, ad incitarlo.
Kindaichi guardò in basso. Akira aveva una guancia poggiata sul cuscino; i suoi occhi erano ancora chiusi; le sue labbra invocavano il suo nome quando non boccheggiavano in cerca di un po' d'aria. La maglietta oversize era sgualcita, accumulata sulle spalle là dove il più alto l'aveva spinta. Ma la cosa migliore si trovava più in basso. Il pene di Kindaichi spariva dentro il proprio ragazzo, le natiche di Kunimi erano rosee e ricoperte da una patina di sudore. Erano tonde e sode, uno spettacolo che Yuotaro non si sarebbe mai stancato di ammirare. Le contemplò con occhi eccitati e desiderio crescente. Le strinse con le proprie mani, poi le martellò più in fretta. I gemiti di Akira aumentarono così come aumentò il piacere di Kindaichi, eppure non bastava. Yuotaro osservò il proprio membro penetrare Kunimi e ad un tratto fu a corto di fiato, a un tratto pronto per il rilascio, eppure i suoi lombi continuavano a spingere, i suoi testicoli a trattenersi. Spinse continuando a fissare quella spettacolare meraviglia; occhi spalancati e bocca secca, e poi arrivò.
Slam.
Senza lo avesse premeditato o anche solo che se ne fosse accorto, Kindaichi aveva sculacciato Kunimi.
Si immobilizzò. Non sapeva come avesse potuto farlo, non sapeva perché l'avesse fatto. Kunimi aveva urlato forte, stavolta di dolore e Kindaichi non sapeva che fare.
«A—Akira.» balbettò colpevole, angosciato. «Mi—Mi dispiace! Io...» non sapeva che dire, non sapeva che fare. Rimase sepolto in lui, immobile, in dubbio se potersi muovere oppure no.
Fissò la chiazza rossa che la sua mano aveva lasciato sul corpo del ragazzo che amava mentre questi respirava pesantemente cercando di riprendere fiato.
Yuotaro deglutì.
«Mi...» stava per ripetere, ma Akira lo precedette.
«Rifallo.»
Yuotaro deglutì di nuovo. Doveva aver sentito male.
«Cosa?» Kunimi aprì gli occhi e lo guardò. C'erano delle lacrime pronte a versarsi sul suo viso, eppure il suo sguardo era eccitato e risoluto.
«Rifallo. Ti prego, rifallo.» la sua voce si fece disperata, il pensiero che Kindaichi potesse non accontentarlo troppo frustrante.
C'erano molte cose che Yuotaro avrebbe voluto dire; molti motivi per non accettare quella proposta, ma poi ripensò a quello che aveva provato schiaffeggiando Akira: la mano che pizzicava, il pene che veniva stretto rapidamente e in maniera oppressiva mentre continuava a farsi strada nel corpo di Kunimi grazie alla spinta dei propri fianchi.
Si morse il labbro, poi sollevò la mano e la sbatté nuovamente sull'altro.
Slam.
«Ah—!!» arrivò di nuovo l'urlo di dolore di Kunimi, arrivò di nuovo l'oppressione del suo ano sul pene di Kindaichi.
Boccheggiarono entrambi.
Slam.
Slam.
Slam.
Akira gridava, Kindaichi gemeva. In qualsiasi altra occasione Yuotaro avrebbe chiesto all'altro se stesse bene; avrebbe rallentato; si sarebbe accertato che stesse piacendo quanto a lui. Ma era troppo bello e lui troppo vicino.
Slam.
Slam.
I fianchi di Akira si erano abbassati sotto l'impeto dei suoi colpi, dunque Kindaichi gli afferrò i fianchi e li riportò in alto.
Slam, slam, slam.
La stanza fu saturata da una serie di balbettii incomprensibili, Yuotaro non riusciva a smettere di ammirare le natiche di Akira: rosse cremisi, adesso; sensibili, bellissime. Spinse più forte.
Slam.
Poi venne.
Urlò più appagato che mai mentre riempiva il proprio compagno. Il getto fu forte ed abbondante, lo spinse a poggiare una mano sul materasso per sostenere il proprio peso mentre l'altra la portò tra le gambe di Akira.
Lo trovò bagnato, anche troppo, così Kindaichi capì che era già venuto. Sospirò più appagato ancora mentre Kunimi mormorava di piacere e dolore. Poteva solo immaginare come si sentisse; le sue mani erano bollenti e pizzicavano. Gli strinse il pene già semi-morbido, poi passò ad una natica. La toccò solamente ma Akira urlò lo stesso.
Ci era andato pesante e non sapeva neanche il perché; ci era andato pesante perché non era riuscito a controllarsi.
«Akira...» mormorò; mille parole e nessuna pronte a uscire dalla sua bocca.
«Rifallo...» disse invece Kunimi. «Rifallo...» fu il suo sussurro, il suo rantolo, la sua preghiera.
Kindaichi avrebbe avuto bisogno di qualche minuto per riorganizzarsi, ma presto avrebbe accontentato Kunimi. Lui accontentava sempre Kunimi.


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Ho ispirato a questa OS una fanart NSFW. Potete trovarla nel link tra i commenti commenti!

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