Negazione dell'orgasmo | OsaSuna

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Autore: muffin12
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Negazione dell'orgasmo | OsaSuna


Le braccia scattarono di riflesso con un movimento brusco e secco, bloccandosi di colpo. Costrizioni in polsini di pelle che scavavano appena e clangore di metallo contro la tastiera del letto, a risuonare disperato in una stanza già piena di ansimi e grugniti.

Trattenute in alto, sopra la sua testa, non poteva far altro che muoverle quel poco per poterle mordere, affondare i denti nella carne bollente a cui riusciva ad arrivare, tuffare il viso nell'incavo che si creava con la spalla e sperare che finisse.

Non faceva male.

Non lì, almeno.

Sentiva il sudore scendere – sudore o lacrime, non avrebbe saputo dirlo -, tracciare la pelle rendendola scivolosa, concentrarsi negli avvallamenti di muscoli e tendini e andare più giù, calore arrossato che non lo rendeva lucido, fuoco interno che lo portava alla pazzia.

Le gambe cercarono di stendersi, inutilmente. I polpacci erano uniti alle cosce con delle cinghie in modo da lasciarlo aperto, esposto, libero ai suoi occhi famelici e alle sue mani predatorie.

"Ti fa male?" La domanda venne dopo un secondo di respiro trattenuto e Osamu non se la aspettava.

Quella voce non era liscia e sicura come all'inizio. Stava colpendo anche lui, poteva sentirlo nelle vibrazioni di contorno, una morsa ai polmoni che rendeva il respiro corto ed il timbro più basso. "Che colore?"

C'era una vena di preoccupazione in quella domanda.

Suna spense la vibrazione, lasciando il dildo in posizione mentre controllava le gambe, le braccia, il petto, toccando per verificarne la circolazione e facendolo lamentare insoddisfatto. "Vaffanculo." Osamu ansimava forte. Il petto si alzava ed abbassava pesante, i muscoli erano gonfi, le articolazioni abbandonate al loro destino e una contrazione bassa che aveva smesso da tempo di farlo vergognare, lasciandolo smanioso e disperato di ciò che gli era stato negato.

Perdeva.

Era curvo contro il proprio addome e completamente ignorato, punta lucida rosso scuro e liquido che si concentrava in piccole bolle, piene e dense, a colare in una pozza poco più giù.

Faceva male, ma diversamente da come pensava.

Era un dolore continuo dovuto al bisogno di esplodere, un rilascio agognato e negato, la necessità di liberarsi da quello che veniva costruito piano, mattone per mattone, e demolito nell'esatto momento in cui doveva essere posta l'ultima pietra.

"Vaffanculo." Ripeté, le palpebre troppo pesanti per tenerle aperte, gli occhi brucianti e le fauci asciutte. Sentiva saliva sul mento e si chiese come potesse essere possibile. Forse era solo sudore. Forse erano solo lacrime. Forse era altro.

"Dopo." Sentì qualcosa di freddo contro la sua guancia – ghiaccio, pezza bagnata, salvietta. Scoprì che era la mano di Suna. "Non farmi preoccupare, dimmi il colore."

Inspirò, leccando il labbro inferiore e affondando il naso nel suo palmo. "Verde." Fu un sospiro più che una risposta, l'odore di Suna misto a quello di lubrificante e di lui, insieme a un accenno di gomma che gli velò la poca ragione di rabbia. "Sei uno stronzo."

Il pollice di Suna tracciò l'angolo della sua bocca, la linea che la univa al naso, la guancia. Un tratto continuo e lento, accenno di unghia laterale che era liscia contro al pelle congestionata, il polpastrello morbido attraverso liquidi schifosi.

Haikyuu!! KINKTOBER 2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora