autrice: GReina
n. parole: 3065
Shibari | matsuhana
A Matsukawa venne da ridere non appena vide il proprio compagno imbronciato sul divano, ma si mise una mano davanti alla bocca e si trattenne.
Era sera. Il lavoro l'aveva impegnato fino a tardi, quindi aveva chiamato Takahiro e l'aveva avvertito di non aspettarlo per cena, ma sapeva che il broncio non era dovuto a quello.
«Sono a casa!» si annunciò. Hanamaki lo notò solo in quel momento, si voltò, ma la smorfia sul suo viso non si distese, anzi il contrario. Issei rise di nuovo stringendo meglio la presa sul sacchetto anonimo che reggeva in mano. Conosceva bene il proprio fidanzato e presto quel broncio sarebbe scomparso.
«Hai mangiato?» gli chiese il castano.
Certo che aveva mangiato. Il materiale che aveva nella busta scottava parecchio e certo lui non aveva avuto nessuna intenzione di rientrare in casa e dover ritardare il suo utilizzo per una cosa così banale come mangiare.
«Sì, ho preso due cose al volo.» rispose quindi.
Indossò le pantofole e in un attimo fu da Takahiro per il suo bacio di bentornato.
«La tua giornata?» gli venne chiesto dopo averglielo dato. Issei sbuffò. Doveva tagliarla corta.
«Un po' tetro, un po' buio, pieno di gente morta, che vuoi farci.» Hanamaki rise.
«Non ti stancherai mai di dirlo, vero?»
«Lavoro per un'impresa di pompe funebri!!» affermò con forza come se quello dicesse tutto (e infatti lo faceva). «Cos'altro dovrei fare? Prenderla seriamente?» fece una smorfia alla sola idea e Makki con lui. Quanto lo amava.
Si scambiarono ancora alcune battute; poi, piano ma inesorabile, il broncio di Takahiro iniziò a tornare. Issei glielo pizzicò con due dita prima di baciarglielo.
«Tutto bene?» chiese non riuscendo a trattenere il divertimento.
Non andava tutto bene, lo sapeva.
«Non va tutto bene. Lo sai.» Matsukawa rise.
«Dimmi.» invogliò per il solo gusto di sentirselo dire.
«Bastardo.»
«Come faccio a sapere che cos'hai se non mi parli?»
«Perché mi leggi come un cazzo di libro aperto! Uno di quelli erotici, tra l'altro.»
Merda se aveva ragione, ma non gli diede soddisfazioni.
«Allora?» Hanamaki sospirò sonoramente.
«Ieri abbiamo fatto sesso nella vasca da bagno.» il bruno annuì solenne.
«È stato meraviglioso.»
«È stato troppo tradizionale.»
«Sei venuto tantissimo.»
«Quella è colpa tua, non della vasca!» il broncio si accentuò. «Chiunque può fare sesso nella vasca da bagno.» Issei si sedette sul divano abbandonando il sacchetto tra loro due, poi congiunse le mani e mormorò con fare serio, quasi si stesse spremendo le meningi per trovare una soluzione.
«Mmh, capisco il problema. Quindi che vuoi fare?» Takahiro sospirò.
«Sai che voglio fare.» Mattsun annuì greve.
«Certo, sesso estremo, ma come, mi chiedo.» si sfregò il mento guardando in alto; finse di pensarci a lungo, poi "si arrese". Si alzò sospirando e si diresse verso la camera da letto.
«Vabbè, se non ci viene niente in mente vado a mettermi il pigiama.» si fermò. «Ah, dimenticavo. Mi passi quella busta?» Hanamaki la notò solo in quel momento.
«Perché? Che cosa—?»
Vittoria. Non che esistesse uno scenario in cui sarebbe stata una sconfitta, ma l'espressione di Takahiro fu talmente bella che Mattsun non avrebbe potuto descrivere quel momento in nessun altro modo. Aveva gli occhi spalancati e brillanti, le gote imporporate di felicità e certo non di imbarazzo, la bocca semiaperta in un magnifico sorriso, il fiato irregolare che prometteva guai. Sollevò gli occhi su di lui, inumidendoli di più e frantumandoli in decine di scintille. Era commosso.
«Mi conosci così bene...» disse con voce tremula. Issei rise contento.
«Vuoi mettermelo?» lo scatto improvviso che fece Makki in risposta fece arretrare Mattsun d'istinto, ma non scappò quando il fidanzato lo raggiunse per un bacio violento.
«Ti pentirai di avermelo chiesto.»
«Nah.» rispose lui convinto. «Nemmeno tra un milione di anni.»
Raggiunsero la camera da letto in fretta, non aveva più senso perdere tempo. Si spogliarono a vicenda, poi Hanamaki tirò fuori lo shibari dalla busta. Era diviso in tre segmenti, due identici e uno più lungo. La corda era spessa e ad occhio molto resistente. Issei ne aveva adocchiate parecchie nel loro sexy shop di fiducia, ma quel celeste tanto simile alle divise del loro vecchio liceo lo aveva infine conquistato. Si immaginò già legato: pelle tirata che cercava di fuggire; avrebbe invano cercato di allungare gli arti e lo shirabi glielo avrebbe impedito. Non vedeva l'ora.
Dovettero cercare dei video su internet per capire come legare i vari pezzi. Lui e Takahiro non erano nuovi a sperimentazioni del genere, ma sebbene avessero già provato altre forme di impedimenti (come cinture, manette e catene), lo shibari era del tutto nuovo per loro.
Non fu difficile scovare i siti giusti. Ormai erano abbonati alla maggior parte di loro. Trovarono il video esatto e seguirono alla lettera il da farsi.
Issei si mise in ginocchio sul materasso, la schiena rivolta ad Hanamaki in modo che potesse mettersi al lavoro. Il castano eseguì il nodo a farfalla sulla corda più lunga, vi fece passare le braccia di Matsukawa incorniciandogli i pettorali, Issei portò le mani dietro la schiena ed infine Makki usò le due estremità della corda per avvolgere braccia e polsi del corvino e assicurarli alla schiena. Issei mise alla prova i nodi. Reggevano. Si morse il labbro e sospirò compiaciuto. Makki rise.
«Già a corto di fiato?» il corvino sospirò di nuovo.
«Ti stupisce?»
«Ne sono felice. Lo sono anch'io.» ghignarono, poi Takahiro continuò. Afferrò i due segmenti più corti e li usò per legare i polpacci di Mattsun ai rispettivi quadricipiti. Issei valutò la resistenza anche di quei nodi e nuovamente fu sconfitto. Sospirò di nuovo compiaciuto e così – direttamente sul suo collo – fece Hanamaki dietro di lui. Il castano gli mise le mani sulle spalle, poi gli accarezzò le braccia piegate. Gli baciò il collo con tenerezza, poi la parte posteriore dell'orecchio, come sapeva piacergli.
«Come ti senti?» gli chiese infine in un sussurro. Issei provò a fare qualche movimento e a mettersi più comodo. Le corde erano strette: abbastanza da non permettergli di muoversi ma non tanto da fargli male. I muscoli non tiravano ancora, ma presto l'avrebbero fatto.
«Bene.» disse con sincerità. Sentì Makki lasciargli altri baci sul collo, poi sulla nuca e tra le scapole.
«Sei bellissimo, mi fai arrapare.» lo sentì sussurrare; il fiato che gli solleticava la pelle.
«Sempre felice di farti questo effetto.» ghignò il più alto. L'altro rise, poi si allontanò.
«Ti offendi se aggiungo un accessorio?» gli chiese mentre apriva l'armadio. Il corvino tentò di seguire i suoi movimenti guardando oltre la spalla, ma nell'armadio avevano tanti di quegli oggetti da rendergli impossibile capire cosa l'altro avesse in mente.
«Fa' pure.» rispose quindi. Spalancò gli occhi e poi si morse il labbro quando infine vide a cosa Hanamaki si stesse riferendo.
In bella mostra nella sua destra, una barra divaricatrice fece il suo ingresso. Makki la sventolò fiero: il duro metallo ed i larghi polsini alle estremità che sembravano quasi deriderlo.
«Qualcuno qui vuole fare il prepotente.» lo insultò Issei; Takahiro rispose facendogli un occhiolino.
«Voglio divertirmi, tu non puoi muoverti.» il corvino tentò di farlo contorcendosi come meglio poté.
«Questo non era abbastanza?» disse non riuscendo a fare nessun movimento.
«Affatto. Ora sta' buono.» Hanamaki lo raggiunse, poi prese ad accarezzarlo. Prima il collo, poi la schiena, infine le gambe. Matsukawa sentiva le sue carezze a intermittenza: interrotte là dove la corda lo stringeva. Era sublime.
Spese diverso tempo, Makki, ad accarezzargli le gambe. Dovette combattere contro lo shibari per aggiungere la barra ed Issei si fece beffe.
«Avresti dovuto pensarci prima di legarmi.»
«Sta' zitto.»
«Adesso devi allentare la presa dei nodi.»
«Ce la faccio.»
«Così potrò anche non chiudere le cosce ma le gambe saranno più libere.»
«Le slaccio e le rilego.»
«Se pensavi prima a questo invece di legarmi le braccia avrei potuto aiutarti.»
«Ce la faccio!»
Così, dopo interi minuti di battaglia, Makki ne uscì vincitore e Mattsun... be', anche.
Con la barra non c'era storia. Issei avrebbe potuto provare a muovere le cosce quanto voleva: non si sarebbero spostate.
Bene.
Guardò Takahiro da sopra la propria spalla e gli sorrise.
«E ora?» il castano rise.
«Ora?» chiese. «Ti faccio vedere una cosa.» poggiò una mano tra le sue scapole e spinse forte. Issei non ebbe altra scelta che andare giù e, non potendosi reggere con le mani, ad andare giù ancora finché il materasso non lo fermò. Hanamaki gli afferrò le gambe e gliele portò più in avanti: guancia e petto sul letto, natiche al vento e due risate cristalline a saturare l'aria della stanza.
«Ora prova ad alzarti.» sfidò il castano, e così Matsukawa fece.
Niente.
Provò di nuovo.
Zero.
Alzarsi gli fu del tutto impossibile, e sebbene non gli dispiacesse affatto, sollevò lo sguardo oltre la propria spalla e guardò male il proprio fidanzato.
«Come lo sapevi.» il più basso rise.
«L'ho visto su internet. Se hai le gambe divaricate e le mani dietro la schiena non riesci ad alzarti. Non ti piace?»
«Lo adoro.» Makki si chinò su di lui e gli baciò le labbra.
«Siamo d'accordo. Ora sta fermo e lascia che pensi io al resto.»
«Ho scelta?»
«Se vuoi puoi provare di nuovo ad alzarti.» dopodiché si allontanò ancora, stavolta verso il comò per prendere – non c'erano dubbi – lubrificante e preservativo. Issei aspettò con impazienza. L'aria fredda di ottobre lo faceva rabbrividire, ma presto si sarebbe riscaldato. Attese, forse persino troppo. Non faticava affatto ad immaginarsi Takahiro prendersela comoda di proposito, ma sebbene lo sapesse non poté fare a meno di fare il suo gioco quando – raggiunto nuovamente dal più basso – si ritrovò a gemere d'aspettativa.
Altre risate. Mattsun mise il broncio.
«Se ti comporti così giuro che mi trattengo e non ti faccio sentire più un solo suono.» Hanamaki mormorò rauco, gli accarezzò una natica, poi si sporse per raggiungere il suo orecchio.
«Io posso fare quello che voglio. Sei tu che devi fare il bravo per avere ciò che vuoi.»
«Vogliamo la stessa cosa.» fece presente il corvino.
«Con la sostanziale differenza che io posso masturbarmi guardandoti, mentre tu non hai scelta che rimanere così.» Issei sospirò tremulo. Non aveva possibilità di vincere quella battaglia.
«Non avrei dovuto comprare questa stupida corda.» le labbra di Takahiro erano ancora a pochi centimetri dal suo orecchio.
«Non ci credi nemmeno tu.» gli sussurrò facendogli venire i brividi. Matsukawa chiuse gli occhi. Makki aveva ragione e lo sapeva.
«Hai intenzione di torturarmi tutta la sera?» chiese sinceramente curioso. Non gli sarebbe dispiaciuto nemmeno. Hanamaki gli baciò la guancia, poi le labbra.
«No, Piccolo. Neanche un po'.» poi si allontanò ed aprì la boccetta del lubrificante. Il corvino seguì ogni suo movimento sporgendo il collo e inclinando la spalla, ma molte cose gli furono celate e poté solo immaginarle, come le dita della destra di Makki madide di gel e poi ancora la sinistra che spremeva il tubetto affinché una buona dose di lubrificante cadesse direttamente sulla sua entrata. Il liquido era freddo e gli fece stringere i muscoli d'istinto, catturando parte di gel e facendo cadere il resto sulle gambe ed il materasso. Un pollice arrivò a massaggiare la sua entrata, raccogliendo il lubrificante colato sulle sue gambe per concentrarlo sul cerchietto di muscoli che subito venne accarezzato e poi – con delicatezza – allargato.
Issei si rilassò velocemente e presto due dita di Makki entrarono in lui. Sospirò soddisfatto allargandosi per il proprio compagno che entrò con falangette, falangine e falangi. Il corvino mormorò ancora sorridendo in aspettativa, ma Takahiro non si mosse. Rimase fermo, invece, dunque Matsukawa attese. E attese.
Attese, finché non fu troppo. Ringhiò infastidito, poi si dimenò.
«Avevi detto che non mi avresti torturato!» Hanamaki si sporse in avanti ridendo, poi gli catturò le labbra con le sue. Le morse, leccò, infine vi spinse dentro la lingua.
«Scusa, amore. Ma che senso ha averti legato se ogni tanto non ti spingo a muoverti?» il corvino gemette.
«Basta chiedere.» l'altro mormorò poco convinto.
«Noioso.» poi raddrizzò la schiena e senza alcun tipo di preavviso iniziò a fare avanti e indietro con le dita penetrandolo ripetutamente. Matsukawa non se ne lamentò, ma l'impeto improvviso lo lasciò senza fiato e – senza che l'avesse premeditato – si mosse ancora (o almeno cercò di farlo). I muscoli iniziarono a tirare, le corde a lacerargli la pelle. Avrebbe voluto continuare per sempre ma ugualmente ardentemente finire per essere slegato ed ammirarsi pieno di longilinei segni rossi. Ansimò già provato dalla posizione ma ben lungi dal lamentarsene.
«Visto?» sfiatò invece. «Non hai bisogno di stare fermo per costringermi a combattere contro lo shirabi.» Takahiro rise ancora.
«Vorrà dire che farò il contrario muovendomi più che posso.» lo disse e fu di parola, aumentando il ritmo della mano destra e usando la sinistra per stimolargli i testicoli. Matsukawa non poté far altro che godersela, chiudendo gli occhi e urlando apprezzamenti attraverso i gemiti.
«Voglio...» provò a dire tra una boccata d'aria e l'altra. «Voglio...!» prese a contorcersi. Hanamaki arricciò le dita stimolandogli la prostata ed Issei gemette forte.
«Cosa?»
«Te.» quasi urlò. «Di più.» ammise, cercando di creare attrito sul proprio pene col suo peso.
Il tocco di Makki venne meno. Matsukawa sapeva essere per accontentarlo, ma non riuscì comunque a trattenere un verso scontento. Il castano gli baciò la nuca.
«Torno subito, Piccolo.» lo faceva impazzire ogni volta che lo chiamava in quel modo. Di piccolo Matsukawa non aveva assolutamente nulla, e Takahiro non sprecava occasione per ricordarglielo, eppure in qualche modo sulle sue labbra suonava perfetto (come – d'altronde – suonava perfetto papino; niente vie di mezzo).
Issei lo sentì allontanarsi, ma non lasciò il letto. Invece, afferrò l'involucro del preservativo e lo indossò. Si inumidì la lunghezza con il gel, poi si posizionò dietro di lui, ma prima di entrare giocò con il suo cerchietto di muscoli, andandoci intorno ed entrando di qualche millimetro appena. Il corvino tentò di resistere chiedendo gli occhi e contraendo la mascella. La sua entrata si allargava e stringeva in cerca di qualcosa da afferrare, le sue spalle fremevano, le braccia lottavano, le gambe tentavano di allargarsi, ma la barra divaricatrice e le corde celesti facevano da padrone. Loro e Takahiro, il sadico, bellissimo Takahiro.
Sospirò, Matsukawa, e capì come convincerlo a continuare. Si rilassò e rimase fermo, in attesa. Il pene che perdeva, gli arti che formicolavano tanto era la voglia di provare a lottare, ma attese.
Hanamaki rise non appena capì il suo gioco, ma vi ci si arrese. Afferrò un fianco di Issei con una mano e il proprio membro con l'altra ed infine si guidò dentro.
Sospirarono all'unisono. Il corpo del corvino che accoglieva l'altro con entusiasmo, le sue pareti interne che si allargavano felici.
Makki avanzò lentamente ma con decisione, ruotando i lombi e facendo di tanto in tanto retromarcia per tornare più forte. Una volta del tutto dentro, poi, andò subito al dunque raggiungendo a colpo sicuro la prostata di Issei che urlò contento agitandosi in maniera incontrollata.
Sospirarono entrambi, provati e soddisfatti, poi Takahiro ripeté l'operazione ancora, e ancora, raggiungendo ogni volta il medesimo risultato.
Passarono diversi idilliaci minuti prima che i gemiti di Matsukawa mutassero in qualcosa di più disperato e doloroso. La sua espressione era accartocciata, le sue braccia sempre più testarde nel voler provare a liberarsi. Voleva – doveva – toccarsi e Makki non lo stava aiutando.
«Taka—...» lo chiamò. «Ta—Ah. Ta—ka...Ngh!» non riusciva a formulare neanche il suo nome. Ansimava, gemeva, sfiatava. Sarebbe venuto anche senza il suo aiuto, ma sarebbe stato lento, doloroso, insoddisfacente.
«Per favore, per favore, per favore!» si ritrovò a urlare, a pregare, a ripetere in mantra.
Anche Hanamaki si ritrovò ad ansimare. Issei riusciva a rendersene conto a malapena, ma sapeva che era provato quanto lui; portato all'esasperazione dal cerchietto di muscoli di Mattsun che – in mancanza di altre parti del corpo libere di agire – faceva tutto il lavoro stringendosi sul compagno per tenerlo vicino o invogliarlo a spingere più forte.
Il corvino non dovette pregare ancora a lungo. Probabilmente il più basso pensava di potersi dire soddisfatto da tutto il movimento che aveva fatto fare (provare) al fidanzato, perché ad un tratto – fermo, forte – afferrò il membro duro e gocciolante di Matsukawa. Questi mormorò roco e sollevato; la tensione nelle spalle che scendeva, il corpo che si rilassava. Il solo tocco di Takahiro capace di metterlo in pace. Durò qualche secondo. Makki rimase fermo ed entrambi ripresero fiato. Poi riprese a spingere e con i fianchi mosse anche la mano che lo stringeva. Issei gemette, Takahiro gemette. Suono bagnato, schiaffo di pelle su pelle. Erano tesi entrambi, ad un passo dal trovare soddisfazione, il piacere accumulato interamente sul basso ventre ormai pronto a esplodere.
Hanamaki gli succhiò una porzione di collo e Matsukawa venne. Il suo corpo sussultò. Cercò di distendere gli arti, ma senza successo. Strinse gli addominali e così la propria entrata. Le sue gambe tremavano, le cosce tentavano di muoversi fallendo, le mani strette a pugno non potevano afferrare altro che loro stesse mentre provavano ad impedire alle braccia di lottare contro lo shibari.
Il corvino era troppo preso da quelle sensazioni per capire in quale momento Takahiro lo raggiunse oltre la vetta, ma seppe che lo aveva fatto quando uscì da lui sospirando soddisfatto.
Ripresero entrambi fiato: Makki disteso sul letto e Mattsun nell'unica posizione che gli era consentita. Respirarono a pieni polmoni mentre il formicolio dei lombi si calmava fino a svanire ed il tremore dei loro corpi cessava. Rimasero fermi facendo tornare il fiato regolare e seccare il sudore sulle loro pelli che iniziarono a gelare per la fredda aria di metà ottobre.
Infine, Hanamaki si sporse verso di lui e lo baciò placido.
«È stato meraviglioso. Ti amo tantissimo.» divertito dal fatto che fosse ancora legato durante quelle confessioni d'amore, Issei rise e ricambiò. Il castano si riservò ancora qualche attimo per accarezzarlo, infine lo slegò e gli tolse la barra divaricatrice. Scostò le coperte per entrambi e presto furono coricati – liberi – uno accanto all'altro. Si baciarono ancora, poi parlò il più alto:
«Mi sono meritato il cucchiaio grande?» Hanamaki rise.
«Certo, Piccolo. Oggi l'hai meritato tu.» il corvino si voltò e subito le braccia di Makki lo avvolsero da dietro.
«Grazie.» gli disse all'orecchio il castano. «Ora se vuoi puoi raccontarmi la tua giornata.» Mattsun rise pronto a farlo, ma prima c'era una cosa da chiarire:
«Prima sappi che domani tocca alla deprivazione sensoriale.»
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Haikyuu!! KINKTOBER 2022
Fanfiction[sakuatsu, iwaoi, ushiten, kuroken, osasuna, daisuga, semishira, hiruhoshi, kagehina, bokuaka, shoumika, matsuhana, arankita, yakulev, kunkin, kyouhaba, tanakiyo, tsukkiyama, iwaoisakuatsu, osasunakomori]. Raccolta di OS a rating rosso: una volta al...