Pompino | HiruHoshi

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Autore: muffin12
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Pompino | HiruHoshi


Tornare dal lavoro e trovare una casa, in cui sapeva per certo che Hoshiumi fosse ben presente, completamente pacifica e tranquillamente in silenzio non era una di quelle cose a cui Hirugami era abituato.

Solitamente i decibel sparati dall'ugola del suo compagno erano pari, se non superiori, a quelli che venivano prodotti dal motore degli aerei in fase di decollo, anche se con le dovute e accurate differenze: squillanti, dispersivi ed infiniti i primi quando, invece, avrebbero potuto prendere esempio ed essere semplicemente tonanti, concentrati e puntuali. Un orario di inizio e uno di fine e tutto sarebbe rientrato nei canoni della sua pace mentale.

Si accontentava di poco?

Probabile. Ma, per quanto amasse Hoshiumi, a volte non gli faceva bene essere assaliti dalla sua dirompente personalità dopo sedici ore di lavoro quasi ininterrotte, di cui più della metà passati ad affrontare interventi più o meno urgenti.

Le situazioni di emergenza lo lasciavano sempre con uno stato d'animo agitato e venire accolti da Hoshiumi, che nella più rosea delle ipotesi si scusava a gran voce per aver bruciato la cena e dovevano correre a spegnere l'inizio di incendio che era riuscito ad appiccare, non era un ottimo incentivo a voler vedere come prima cosa il proprio ragazzo appena varcata l'entrata.

Quel giorno invece, a dispetto di tutto, la casa era silenziosa.

Il rumore delle chiavi che girava nella serratura per chiudere la porta echeggiava in una stanza terribilmente pacifica, il suo tentativo di saluto non era stato accolto da una risposta energica e abbracci spaccaossa e la sua domanda, a trabocchetto, sulla preferenza del ristorante da cui ordinare a domicilio era caduta inesorabilmente nel vuoto.

Questo fece scattare più di un campanello di allarme nella mente di Hirugami.

Hoshiumi, per caso, si stava sentendo poco bene? No, perché altrimenti si sarebbe lamentato a gran voce, facendo un rumore d'inferno e piagnucolando che non sarebbe potuto andare ad allenarsi il giorno seguente, cadendo in uno stato di depressione scostante che lui avrebbe dovuto aggirare con iniziale delicatezza e prese in giro mirate finali, perché la sua pazienza non era infinita.

Forse era uscito? Nemmeno, perché le scarpe erano presenti davanti la porta d'entrata e il suo giubbotto faceva bella mostra di sé nell'ingresso. Non sull'attaccapanni dove avrebbe dovuto essere, bensì sul pavimento, abbandonato come se fosse da buttare. Hirugami si costrinse a credere che fosse semplicemente scivolato dalla sua postazione.

Era morto? Ecco, quello in realtà era decisamente più probabile.

Fece qualche passo verso la camera da letto e trovò la porta chiusa. Non a chiave, ma nemmeno accostata come si aspettava.

Strano.

Ancora più strano era un rumore di gemiti e "Fuck me!" sinceramente esagerati che non riusciva ad essere soffocato, benché attutito. La scoperta non lo rallegrò, perché significava soltanto che Hoshiumi stava pensando a qualcosa.

Ed era pericolosissimo.

Armandosi di un coraggio che non aveva mai posseduto, poggiò la mano sulla maniglia e la spinse delicatamente, aprendo la porta e gustandosi una scena onestamente particolare.

La camera era completamente buia, se non per la luce della televisione che illuminava il tutto di un chiarore opaco discontinuo, il silenzio che avrebbe dovuto campeggiare arricchito di oscenità esclamate con voci gutturali e singulti acuti accompagnati da risatine giulive.

Haikyuu!! KINKTOBER 2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora