Gravidanza | ShoMika

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Autore: muffin12
n° parole: 2421


Gravidanza | ShoMika


"Facciamo un bambino."

Lo sussurrò contro il suo orecchio, il profumo sottile di frutta che l'accompagnava sempre misto a quello del detergente per piatti che invadeva la cucina, chimico e potente, mentre la guardava asciugare il lavello con gesti sicuri.

La crocchia era scomposta, i fili uscivano vivaci solleticandogli il viso, il naso affondato sotto l'orecchio nella curva morbida della sua mandibola.

Mika ridacchiò, piegando il collo di lato per fargli più spazio e spostandosi all'indietro, appoggiandosi contro il suo petto. Daishou le cinse la vita di riflesso, stringendo quel maglione troppo largo con la voglia di potersene sbarazzare appena possibile. "Vuoi già rovinarti la vita?" Gli chiese divertita, mentre le labbra aderivano alla pelle sottile.

Voleva farlo? Non lo sapeva.

In realtà, non capiva bene perché l'avesse detto.

Forse perché dopo anni separati - due città del Giappone con troppi chilometri a dividerli ed allontanarli - la voglia di creare una famiglia con l'amore della sua vita era diventata insostenibile. Anni di pendolarismo, di chiamate a tarda notte, frettolose e sussurrate, di lontananza, il terrore costante che non potessero riuscire a farlo funzionare lo avevano influenzato a tal punto che, quando le propose di sposarlo – agitato, disperato -, quasi pensava potesse rifiutare.

Forse perché l'amava così tanto - così tanto - che era l'unica donna con cui potesse pensare di crescere un figlio. O due. O sei, una squadra di pallavolo intera che avrebbe messo soqquadro la sua vita come la loro madre aveva fatto con lui tanto tempo prima, tra i banchi di scuola.

Forse perché ogni volta che lei era al lavoro, chiudeva gli occhi e non gli dispiaceva pensare allo scalpiccio di piedini nudi sul pavimento, a trilli di risate, argentine e contagiose, a giochi lasciati ovunque, insieme a pennarelli e chissà cos'altro e che sarebbe stato bello insegnare al suo bambino a giocare a pallavolo.

Oppure perché, sempre più spesso, si ritrovava a trascinare gli occhi su quella figura stretta e non riusciva a fare a meno di immaginarla piena, prominente, seni importanti e ventre gonfio di loro, della loro unione, a far crescere in lei una magia che lui aveva contribuito a creare.

Avrebbe saziato tutte le sue voglie e incassato ogni singolo rimprovero, avrebbe massaggiato la sua schiena dolorante, le spalle indolenzite, le piante dei piedi dalle caviglie gonfie e ne sarebbe stato felicissimo. Avrebbe fatto di tutto pur di averla in quel modo così intimo, così profondo, che quasi tremava al solo pensiero.

Immaginava quei maglioni enormi che amava indossare per casa colmi, avvolgenti attorno al suo corpo morbido. Sarebbe stata gloriosa in quei vestiti larghi, ma soprattutto nuda, ad aspettarlo nel letto con occhi enormi e frustrazione tangibile, il suo nome sulle labbra e la sua mano giù, alla ricerca di un sollievo che solo lui poteva alleviare.

"Un bambino è una cosa grossa." Mika si girò nel suo abbraccio, portando le braccia al suo collo morbidamente. "Ci saranno pianti, strilli, pannolini sporchi e vomito dappertutto."

"Ti concentri sulle cose negative." Daishou la baciò piano, un tocco appena, e la strinse un po' di più. "Avremo un bambino."

"Che vomiterà, strillerà ..."

"Che ti chiamerà mamma." Le prese il labbro inferiore, bagnandolo piano e lento. "Che mi chiamerà papà." Una suzione leggera e la sentì sospirare, appoggiandosi alla sua presa. "Che avrà i tuoi bellissimi occhi e i tuoi capelli chiari e che sarà così simile a te da farmi stringere il cuore ogni volta."

Haikyuu!! KINKTOBER 2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora