Sovrastimolazione e orgasmi multipli | bokuaka

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autrice: GReina
n. parole: 2994

Sovrastimolazione e orgasmi multipli | bokuaka


Akaashi era stressato. Troppo stressato. A differenza delle persone a lui care (che per raggiungere i propri obiettivi altro non dovevano fare che giocare al proprio sport preferito), il suo sogno di diventare un editore lo stava facendo impazzire. Era riuscito a tenere il passo con gli esami da dare sopravvivendo persino agli infiniti progetti che ogni professore pretendeva di avere non oltre una settimana prima della data di appello, apparentemente ignorando quante ore costassero ai suoi studenti e/o convinto di essere l'unica persona ad avere certe pretese in tutto l'Ateneo. Akaashi era riuscito a mantenere la media alta e a non lasciare indietro nessuna materia; tutto sembrava star filando liscio, ma poi era arrivato il tirocinio.

Lavoro di sfruttamento non retribuito. Così avrebbero dovuto chiamarlo. Doveva svolgerlo per centocinquanta ore, e con la scusa che "in questo modo avrebbe finito prima" i supervisori di Akaashi lo tenevano fino a tardi gettando nel cesso ogni sua speranza di studiare prima di crollare addormentato.
Morale della favola: lui era stressato, le pagine da studiare si stavano accumulando, i giorni che lo separavano dalla sessione si riducevano e di un compenso per tutto il suo duro lavoro nemmeno l'ombra.
Non era mai arrivato tanto impreparato ad un esame con quel giorno. Aveva anche pensato di non presentarsi, ma il pensiero di essere rimasto sveglio a oltranza inutilmente lo convinse a raggiungere il professore. Se ne uscì con voto più che accettabile, Keiji lo dovette solo alla propria parlantina che gli aveva permesso di arrampicarsi magistralmente sugli specchi, eppure – nonostante il buon esito – il suo nervosismo non se ne andò.
L'ente presso il quale stava svolgendo il tirocinio l'aveva costretto ad andare da una parte all'altra delle varie sedi d'Ateneo per recuperare documenti e firme solo per poter ottenere un permesso di ventiquattro ore per sostenere l'esame che aveva superato e dopo tutto quello, certo, quelle ventiquattro ore non le avrebbe di certo sprecate.
Bussò alla porta di Bokuto. Avendo una vasta scelta, Akaashi aveva optato per un'università che avesse sede nella stessa città dei Black Jackals in modo da non doversi separare dal suo ragazzo. In cambio Koutaro aveva promesso di non stressarlo sotto sessione. Ad eccezione di quando era Keiji ad esigerlo.
«Kashii!» esclamò contento non appena aprì la porta. Il corvino non gli riservò neanche un sorriso. Era arrabbiato. Arrabbiato con il titolare della casa editrice sfruttatrice di studenti, arrabbiato con l'amministrazione dell'Ateneo che l'aveva costretto a sudare sette camicie per un maledetto permesso che gli era dovuto, arrabbiato persino con il professore per quel commento poco convinto che aveva riservato al suo progetto.
Poggiò un palmo aperto sul petto di Bokuto e lo spinse indietro in modo da potersi chiudere la porta alle spalle.
«Congratulazioni per l'esame di oggi!» disse il suo ragazzo mentre il corvino si toglieva le scarpe. «Sapevo sarebbe andato bene!» quella frase lo fece infuriare! Odiava quando Koutaro o uno qualsiasi dei loro amici gli diceva qualcosa del genere. Davano per scontato che gli esami sarebbero andati bene "perché tanto tu sei bravo" sminuendo nella maniera più assoluta tutto il suo duro lavoro.
Ringhiò, poi afferrò il bavero di Bokuto e prepotentemente unì le sue labbra alle proprie.
«Sta' zitto.» gli disse, ma Koutaro era Koutaro e ci metteva un po' a capire le cose.
«Non fraintendermi, sono felice che tu sia qui...» diceva tra un bacio e l'altro, «ma credevo fossi ancora in sessione. Non ti aspettavo prima della fine del mese...»
«Oggi non sono in sessione. Oggi non voglio più sentire parlare di esami.» forse tra qualche giorno si sarebbe pentito di quelle ventiquattro ore "sprecate", ma sicuramente non in quel momento.
Riprese a baciare il proprio ragazzo con insistenza, afferrandogli con cattiveria i capelli sulla nuca e cingendogli la vita con un braccio affinché i loro bacini collidessero. Poi mimò alcune spinte e in un attimo la stoffa del cavallo dei pantaloni fu stretta per entrambi.
«'Kaashi...»
«Sssh... andiamo a letto.»
Si trascinarono disordinatamente verso camera di Bokuto e lì Keiji prese a spogliarlo.
I suoi pettorali erano uno spettacolo, come sempre. Non appena furono liberi dal tessuto li cinse con una mano e ne baciò ogni parte. La sua pelle era fresca e odorava di bagnoschiuma, segno che aveva finito da poco gli allenamenti. Carico di libido come era in quel momento, Akaashi quasi rimpianse che il suo ragazzo si fosse fatto la doccia, ma non aveva importanza: da lì a poco avrebbe sudato parecchio.
Lo spinse sul materasso, lo costrinse a coricarsi e in quella posizione riprese il suo meticoloso lavoro toccando, baciando, leccando e mordendo quanto più poteva.
Quando arrivò alla cintura dei pantaloni di Bokuto, Keiji non ci pensò due volte prima di abbassarglieli. Glieli sfilò dalle gambe insieme all'intimo, poi senza preavviso lo prese in bocca.
Era avido, affamato. Non toccava Koutaro da troppe settimane a causa dell'università e adesso voleva tutto e lo voleva subito.
Succhiò immediatamente. Senza dare il tempo a Bokuto di abituarsi, forse senza neanche dargli il tempo di goderselo. Si spinse abbastanza in avanti finché il pene del suo ragazzo non gli toccò il fondo della gola. Gemette e mormorò con tono basso per cullare l'erezione di Koutaro nelle sue vibrazioni, si tirò indietro e tornò in avanti, lo fece ancora e ancora a ritmo sempre più serrato. Gli ansimi di Bokuto erano spettacolari, le sue grandi cosce che si contraevano sopra le spalle di Akaashi semplicemente divine e le mani che gli stringevano i capelli corvini con forza disperata ciò che serviva a Keiji per essere pienamente soddisfatto, ma anche così non bastava. Voleva di più. Voleva sentire il sapore di Bokuto, e non solo in un assaggio di liquido preseminale. Succhiò malvagio il membro del suo ragazzo, lambendolo con la lingua e giocandoci avidamente. Non ebbe neanche bisogno di riprendere fiato, gli bastò contrarre la gola e Koutaro venne. Il getto fu abbondante; era caldo, salato e vischioso, proprio come Akaashi lo voleva. Si assicurò di non sprecarne nemmeno una goccia prima di tirarsi indietro, si pulì il mento con il polso e solo allora guardò Bokuto negli occhi.
Il pallavolista era un disastro. Eccitato, distrutto, mortificato.
«Scusami se sono venuto così in fretta, 'Kaashi... È che era troppo bello. Ti prometto che tra poco mi riprendo!» Keiji mormorò con un sorriso sulle labbra, per niente preoccupato. Gattonò verso il volto del suo ragazzo e lo baciò placido.
«Sta tranquillo, Kou... non sono arrabbiato.» Bokuto sospirò visibilmente rasserenato, dunque Akaashi iniziò a spogliare se stesso. Si tolse la camicia, poi i pantaloni e l'intimo, il tutto guardando Bokuto. Ripresero a baciarsi mentre Keiji tornava a posizionarsi a cavalcioni sull'altro.
«Mi aiuterai a scaricare la tensione che ho accumulato in questi giorni, vero Kou?»
«S—Sì! Certo, 'Kaashi!» il corvino ghignò.
«Grazie, tesoro.» lo baciò un'ultima volta, dopodiché spinse il bacino in avanti, fino alla testa di Bokuto. Akaashi afferrò la testata del letto per avere un appiglio, poi guardò in basso, ma non ebbe bisogno di dire nulla, Bokuto gli stava già afferrando le natiche per avere più libero accesso alla sua entrata.
Il corvino gemette piano quando la lingua del suo ragazzo raggiunse il suo buco. Giocò dapprima lì intorno ruotando in cerchi sempre più piccoli, poi si allungò ed iniziò a penetrarlo. I fianchi di Keiji si abbassarono per andare incontro a quello stimolo, poi allungò una mano fino al comodino per prendere e passare a Bokuto la bottiglia di lubrificante commestibile che avevano comprato per occasioni come quelle. Il pallavolista si unse alcune dita e con quelle aiutò la lingua ad allargare Akaashi a dovere. Come ogni volta, il suo lavoro fu calmo e meticoloso. Koutaro era tanto forte nello schiacciare la palla quanto tenero nel prendersi cura di lui a letto, ma per quel giorno Keiji aveva altri piani.
Quando si ritenne abbastanza preparato – a discapito di ciò che voleva Bokuto – si fece indietro fino ad allineare nuovamente il proprio bacino a quello del suo ragazzo. Si abbassò per baciargli le labbra, poi il collo.
«Sei pronto per un altro giro?» gli chiese sussurrandogli direttamente nell'orecchio. Koutaro esitò, poi balbettante disse:
«Mi servono solo un altro paio di minuti.»
«Mmh...» Akaashi aveva chiesto, ma non aveva voluto veramente una risposta. «Peccato.» disse, poi afferrò il membro di Bokuto e se lo guidò dentro.
«'K—Kaashi...!» il corvino mise a tacere il tono teso e sorpreso del suo ragazzo baciandolo sulle labbra. Poi iniziò a cavalcarlo. Sentiva Bokuto contorcersi sotto di sé allo stesso modo in cui sentiva lo stress abbandonare il suo corpo. Entrambe le sensazioni erano spettacolari, dunque continuò intensificando i movimenti. Le loro labbra erano ancora premute tra di loro, i denti e la lingua di Akaashi che tentavano senza trovare resistenza di conquistare quanto più terreno possibile. Il corvino si scopò con vigore sul pene del proprio ragazzo ricercando e trovando quello sfogo che troppo a lungo aveva dovuto trattenere. Non contento, afferrò una mano di Bokuto per guidarla al proprio membro. Koutaro accolse il suggerimento e prese a masturbarlo con l'aiuto del lubrificante seguendo il ritmo che Keiji aveva scelto per entrambi.
Quando Akaashi tornò a martoriargli il collo, i gemiti di Bokuto ebbero via libera per invadere la stanza. Tradivano sofferenza e piacere insieme, ma la durezza sempre maggiore che sentiva dentro di sé bastò allo studente per capire quale delle due prevalesse sull'altra.
«'Kaashi...!» urlava Bokuto. «'Kaashi!» ripeteva con supplica e desiderio. Il corvino era molto più silenzioso. Ansimava, aveva il fiatone, eppure non si era mai sentito tanto carico. Sentiva come se potesse andare avanti tutta la notte.
Strinse i muscoli del coccige quando il pollice di Bokuto iniziò a dedicarsi alla corona del suo pene. Il suo ragazzo premette forte nella fessura ed il piacere di Akaashi fu talmente forte che gli occorsero diversi secondi per capire che Koutaro aveva raggiunto e superato il vertice una seconda volta. Il seme che rilasciò dentro di lui non dovette essere molto, ma Keiji lo sentiva e continuare a muoversi con quella nuova sensazione dentro gli fece vedere le stelle. Muoversi gli risultò più comodo grazie alla vischiosità dello sperma, dunque il corvino si ritrovò a chiudere gli occhi e a rallentare il ritmo per godersi meglio il momento. La mano di Bokuto sembrò non accorgersene, o più probabilmente smaniava di farlo venire in modo di avere un po' di tregua, ma Akaashi era ben lontano dal finire. Gli afferrò il polso, ma non fece nulla per sottrarsi alla sua stretta. Invece, iniziò a guidare le sue carezze più lentamente e Koutaro certo di fronte a una richiesta tanto chiara non si sarebbe tirato indietro. Continuò a cavalcarlo con tutta la lentezza del mondo, con la testa gettata all'indietro ed i lamenti mal trattenuti di Bokuto nelle orecchie.
«'Kaashi...» il pallavolista non resistette oltre; disse il suo nome piagnucolante e spinse Keiji a riaprire gli occhi per puntarli sui suoi. Lo trovò con diverse lacrime bloccate agli angoli degli occhi ed il labbro inferiore stretto tra i propri denti.
«Cosa c'è?» chiese con fare dolce. Bokuto esitò prima di parlare, era chiaro che non volesse deluderlo.
«È troppo...» guaì. «Fa male.» Akaashi finse un'espressione addolorata.
«Oh, tesoro.» sollevò i fianchi liberando Koutaro che sospirò tranquillizzato. Poi Keiji riprese: «Ma io sono ancora tanto stressato, e non sono ancora venuto. Non avevi detto di volermi aiutare?» chiese con fare innocente; faccia d'angelo e cuore di demone.
«Certo, 'Kaashi! Farei qualunque cosa per farti stare bene!» il corvino ghignò. Era proprio la risposta che voleva sentirsi dire.
«Allora vediamo di farlo tornare duro, eh?» suggerì raggiungendo il membro morbido di Bokuto con una mano come se non sapesse cosa quello avrebbe comportato. Il suo ragazzo si lamentò a quel tocco, il suo corpo si flesse sul materasso e persino il suo viso tentò di fuggire lontano da Akaashi. Eppure strinse i pugni intorno alle lenzuola, quasi volesse costringersi a stare fermo.
«V—Va bene.» disse balbettante e senza neanche provare ad essere convincente. Non serviva. Sapevano entrambi che Keiji sarebbe andato avanti con o senza il tono giusto.
Lo studente diede al pene che aveva tra le mani alcune spinte e servì davvero poco – sovrastimolato com'era – per farlo tornare pronto. Bokuto stava respirando affannosamente, gli occhi erano ancora strizzati, i pugni serrati fino allo spasmo, il corpo totalmente inarcato. Fu allora che Keiji si preoccupò davvero per la prima volta. Era ancora frustrato per tutto il lavoro che aveva dovuto fare, ma uscì dal personaggio appena per un attimo, giusto il tempo di abbassarsi su Bokuto, accarezzargli teneramente i capelli, e dirgli vicino all'orecchio: «Bo, dì rosso quando non ce la fai più e vuoi smettere, capito?» l'altro annuì.
«Capito...» sussurrò stremato. Keiji attese giusto qualche secondo per accertarsi che stesse dicendo la verità, poi tornò perfido come tutti i libri, tutti i progetti, tutti i professori, tutti gli esami e tutti i compiti che doveva svolgere a tirocinio l'avevano ridotto.
Il membro di Bokuto era tornato eretto, Akaashi lo cosparse di lubrificante prima di far cambiare posizione a Koutaro facendogli poggiare la schiena alla testata del letto. Il pallavolista si lasciò condurre dove voleva lui e allo stesso modo si lasciò afferrare i polsi. Attraverso quelli, Keiji guidò le mani di Bokuto ai lati del suo corpo fino alle grate articolate della testata del letto. Vicini a quel nuovo appiglio, i pugni di Koutaro tornarono a stringersi ed Akaashi ne fu soddisfatto.
«Tienile qui, va bene?» gli domandò senza far intendere in nessun modo che quella fosse una vera richiesta. Si sporse verso il suo orecchio per sussurrare le parole successive: «Mi serve solo il tuo pene, adesso.» Bokuto gemette, poi annuì freneticamente. A quel punto il corvino si voltò poggiando la propria schiena al petto sempre più sudato di Koutaro, afferrò il suo membro e – di nuovo – lo guidò al proprio interno. Iniziò a montarlo con rapidità, smanioso adesso anche lui di raggiungere la vetta che Bokuto aveva superato ormai troppe volte per essere davvero piacevole. Si concentrò sull'attrito che il pene di Koutaro elargiva al suo canale anale, crogiolandosi nella sensazione che gli dava quando lo allargava e in quelle che gli toglieva quando si tirava indietro. Il membro di Bokuto non era duro come lo era stato altre volte, ma il piacere di Akaashi era limpido e smisurato come se il corpo che aveva dentro fosse duro come il marmo. Il pensiero di avere Bokuto alla sua mercé e quello di poter controllare e decidere in ogni dettaglio cosa fare – specie dopo tutti quei giorni di stressante studio – lo eccitavano adesso come non avevano mai fatto.
«Kou! È bello!» arrivò finalmente anche lui a gemere incontrollato.
«Kou! Kou!!» fu una sorpresa meravigliosa sentire il suo ragazzo pulsare un'ennesima volta. Probabilmente a secco, questa volta, ma gli occhi di Akaashi si spalancarono ugualmente ammirati.
Sollevò i fianchi tirando Bokuto fuori dal proprio corpo solo per voltarsi e guardarlo negli occhi. Koutaro aveva ancora le mani stretta alla testiera del letto, gli occhi chiusi e il capo chinato, stanco.
«È stato spettacolare, Kou...» sfiatò il corvino prendendo ad accarezzarsi. Il pallavolista aprì gli occhi con fare titubante, Akaashi si leccò le labbra.
«Pensi di riuscire a farlo un'ultima volta?» Bokuto piagnucolò, dunque Keiji lo baciò sulle labbra.
«Solo un'ultima volta, Kou. Promesso. Ci puoi riuscire per me?» il suo desiderio di vedere se il corpo del suo ragazzo fosse in grado di arrivare ad un quarto orgasmo ormai l'unica cosa alla quale riusciva a pensare.
Bokuto annuì in un misto di agitazione e paura, ma nessun «rosso» squarciò l'aria, dunque il corvino si mise all'opera.
Afferrò con delicatezza il membro di Koutaro e questo subito sussultò. Era affascinante, Akaashi iniziò ad osservarlo quasi fosse materia d'esame. Era arrossato e gonfio, i testicoli del tutto sgonfiati. La mano di Akaashi iniziò ad accarezzarlo lentamente; quel cambio di ritmo che non intaccava affatto il suo livello d'eccitazione. I lamenti di Bokuto erano forti, eppure tra i piagnistei Keiji poteva riconoscere del piacere. Intensificò le spinte quando i segnali del corpo di Koutaro gli dissero che poteva farlo ed aggiunse a quello del pallavolista anche il proprio pene quando gli ansimi del suo ragazzo gli fecero formicolare i lombi.
Era molto vicino, adesso, ma venire insieme a Bokuto era una tentazione troppo allettante per non tentare di trasformarla in realtà. Strinse le lenzuola con la mano che non era impegnata a masturbare entrambi e si morse il labbro per resistere all'ondata di piacere che lo stava per travolgere, i balbettii di Koutaro che sussurrava "Kaashi, Keiji, Kei—" per lui una piacevolissima tortura che lo stava spingendo in fretta oltre il limite.
Poi, salvatori, i fianchi di Bokuto iniziarono a balbettare, il suo bacino a spingersi in alto, verso la mano di Keiji, poche riluttanti gocce di sperma che uscivano a forza dal glande di Koutaro mentre Akaashi si lasciava andare con un sospiro forte inondando la propria mano e il basso addome di Bokuto.
Mormorarono entrambi, chi più soddisfatto, chi più rasserenato. Il corvino ammirò il pene moscio di Koutaro finalmente libero di riposare sulla sua coscia, poi spostò lo sguardo in alto ed incontrò gli schizzi del proprio sperma decorare gli addominali dell'atleta. La sua pelle chiara e tonica era permasa da una patina di sudore ed il pensiero di come quello misto al suo stesso seme dovesse gustare alla sua lingua lo spinse a sporgersi in avanti per dargli una lunga lappata. Caldo e salato, fece leccare le labbra a Keiji che subito dopo le unì a quelle di Bokuto.
«Sei stato spettacolare, Kou. Grazie per avermi aiutato a scaricare lo stress.» il pallavolista ricambiò il bacio, poi tenero gli dichiarò:
«Ti amo, Akaashi.» il corvino guardò l'orologio: erano passati quaranta minuti da quando era arrivato in casa di Bokuto; delle ventiquattro ore che aveva a disposizione ne rimanevano ancora tante.
«Ti amo anche io, Bo.» gli disse sincero, ma già pensando a cos'altro fargli.

n.a.

Be', sì, dentro ognuno di noi (me) risiede un mostro, e quello di Akaashi è tremendo. Ho scritto questa storia mentre facevo tirocinio, e non esagero quando dico (attraverso Akaashi) che è puro sfruttamento di studenti non retribuito. Stavo otto ore in piedi a pulire ossa umane (di parecchi secoli fa, sembra più macabro di quello che è), poi tornavo a casa dove avrei dovuto studiare, ma mi buttavo a letto e non riuscivo a fare altro. Dovevo inserirlo in una fanfic e Akaashi ci si presta benissimo. Mi sento molto simile a lui in certi momenti... diffidate dagli studenti troppo tranquilli! In realtà tramiamo sempre omicidi o cose zozze. Grazie kinktober per questo sfogo che non infrange la legge.
Grazie per aver letto fino a qui! Un bacione!

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