Deprivazione sensoriale | UshiTen

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Autore: muffin12
n° parole: 3012


Deprivazione sensoriale | UshiTen


Era lì, sul letto, in attesa.

Le mani erano abbandonate, legate morbidamente alla testata del letto. Nastri rossi che aveva attorcigliato attorno a quei polsi potenti, forti, erculei.

Aveva tracciato con dito fermo la pelle nella parte inferiore, passando la punta dell'indice sul reticolo di vene azzurrine che si estendeva per il braccio e si apriva nella mano, immaginando sotto i polpastrelli il sangue scorrere, alimentando quel cuore che pompava tranquillo, sicuro. Ignaro.

Aveva accarezzato l'osso sporgente, all'apparenza tanto delicato da fargli trattenere il respiro, ma solido come poche cose potevano essere.

Aveva massaggiato le nocche della mano, passando nelle valli con riverenza e scalando le colline con costanza, fino ad arrivare al palmo.

La linea della vita, là a definire il cuscino sotto il pollice. Ampia, arcuata, decisa, a simboleggiare la piena vitalità di quel corpo allenato. La linea dell'amore, che partiva dall'indice e andava a morire a lato della mano. Lunga, forte, simbolo di un amore potente e duraturo. La linea del destino, a tagliare il palmo come una falce, a toccare l'amore e ad unirsi alla vita insieme alla sicurezza e all'ambizione che lo avevano sempre accompagnato e sempre lo avrebbero fatto.

La presa sui polsi era volutamente lenta, un monito appena. Non voleva che si facesse male.

Il corpo era interamente nudo, adagiato sul lenzuolo ad aspettarlo. Poteva vederlo respirare piano, fiducioso, polmoni pieni che si svuotavano regolarmente, completamente a suo agio nonostante la situazione.

Sul viso, una benda scura copriva interamente i suoi occhi.

Lasciava liberi il naso e la fronte, la bocca nemmeno toccata. Sarebbe stato un peccato.

Voleva vederlo cadere a pezzi.

"Sei comodo?" Domandò sofficemente, rendendo chiara la sua presenza per la prima volta da quando lo aveva bendato. Tendou vide Ushijima girare la testa seguendo il percorso della sua voce, il respiro bloccato per solo un secondo. "Ti fa male qualcosa?"

"No." Poteva crederci. L'avrebbe detto se ci fossero stati problemi. "Perché mi hai bendato?"

Capriccio.

Bisogno.

Voglia di vedere il suo viso arrossarsi, la sua bocca spalancata, i muscoli delle braccia gonfiarsi. Voglia di sentire la sua voce crepata di necessità, il suo respiro affannoso, i suoi movimenti rallentati.

Semplice voglia di vederlo perdersi nelle sensazioni, abbandonare il controllo e immergersi nei tocchi, negli sfregamenti, nelle pressioni.

"Ti dispiace?" Toccò la sua caviglia, quando lo chiese. Ci fu appena un tremito, uno scatto minimo della gamba al contatto improvviso, subito domato dal ricordo che fosse lui a toccarlo.

"Non lo so." Incerto, esitante, curioso. La sua arma migliore, checché se ne dicesse delle sue braccia, era domata e lui aveva perso i riferimenti solidi che lo avevano accompagnato da tutta una vita. "Non posso vederti."

"Ma puoi sentirmi." Sfiorò il collo del piede, disegnando le vene che sporgevano lievi dalla pelle liscia. "Con le orecchie." Seguì quella linea dalla vista leggermente spezzata, quella che lo portava alle piccole ossa in cima che lo rendevano flessibile, libero. Vide punte di brividi apparire sullo stinco, il ginocchio che si muoveva leggermente come a sfuggire. Sogghignò. "Con la pelle." Passò al cuscino carnoso sotto l'alluce premendo piano, scendendo giù e segnando l'arco profondo, rimanendo meravigliato da quanto era sottile lì la pelle, fili azzurrini che spiccavano sul colore chiaro, l'ultimo tratto delicato prima della robustezza della pianta. "Con la lingua."

Haikyuu!! KINKTOBER 2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora