-Capitolo 19-

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Problemi familiari

Il giorno dopo, io e Levi ci svegliammo, e restammo sul letto per un po', a parlare di non sapevo precisamente cosa, anche perché ci eravamo svegliati alle cinque e mezza e quindi avevamo ancora un sacco di tempo prima che arrivasse l'autobus.

<<Senti T/N, io ti ho detto quello che ho. Quindi se te la senti, potresti dirmi come ti sei fatta questa cicatrice?>> chiese lui appoggiando una mano sulla mia.

<<È stato mio padre>> dissi abbassando lo sguardo.

<<E come?>> chiese.

Io scoppiai a piangere, perciò lui tolse subito la mano, odiavo piangere davanti agli altri, ma quando mi tornavano quei ricordi in mente, non potevo farne a meno.

<<Oddio scusa io- io non volevo farti piangere>> disse allungando una mano per poi abbracciarmi, e io appoggiai la testa alla sua spalla.

<<No non preoccuparti, sono io esagerata forse>> dissi, era tutto così imbarazzante, ma non quello piacevole che sentivo con Levi quando diventavo rossa, ma quando senti solo di voler sparire.

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Avevo nove anni, ed ero a casa da sola con mio padre, che stava guardando la televisione con una bottiglia di alcol in mano, mentre io ero proprio lì vicino a giocare con dei peluche.

<<Che fai?>> chiese mio padre, che ormai odorava solo di alcol.

<<Niente di che>> risposi guardandolo.

<<Perché non facciamo un gioco? Sai, si fa sempre tra padre e figlia>> disse lui alzandosi per poi avvicinarsi a me.

<<Che gioco è?>> chiesi curiosa posando i peluche per poi guardarlo.

<<Giochiamo al dottore e alla paziente, lo sai cos'è no?>> chiese, aveva un tono di voce strano e che mi preoccupava non poco.

<<No...>> sussurrai.

<<Devi spogliarti intanto>> disse lui e io sentii un colpo al cuore, non mi sentivo affatto al sicuro in quel momento.

<<Non voglio>> dissi alzandomi.

<<Le brave bambine però lo fanno, e tu non vuoi essere una brava bambina?>> chiese lui avvicinandosi pericolosamente.

<<No!>> gli urlai contro, ero molto intelligente già da bambina, e sapevo benissimo cosa voleva fare.

<<Bastarda fai come ti dico!>> esclamò lui alzando in aria la bottiglia di vetro.

Mi colpì all'occhio, che iniziò a sanguinare sopra e sotto, perciò urlai di dolore, e prima che potesse sferrare un altro colpo, iniziai a correre verso la camera.

Lui mi corse dietro ma io feci in tempo a chiudermi a chiave.

<<Puttana ingrata esci e fai quello che ti dico!>> urlò lui mentre io continuavo a sanguinare, faceva malissimo.

Prendeva a pugni la porta, che per fortuna era abbastanza resistente, perciò ci misi una sedia davanti e poi presi il telefono che era in camera, e digitai il 911

<<911 qual è la sua emergenza?>> chiese l'altra persona.

<<Vi prego aiuto! Venite subito!>> esclamai piangendo mentre mi nascondevo sotto il letto dalla paura.

<<Che succede e dove ti trovi?>> chiese.

Io gli diedi l'indirizzo, e poi spiegai che mio padre stava cercando di sfondare la porta.

Quando ci riuscì. si sentivano già le sirene della polizia e quelle di un'ambulanza, che fecero subito irruzione in casa.

Arrestarono mio padre e poi chiamarono mia madre che si precipitò a casa, e poi mi portarono all'ospedale per sistemare la ferita.

Mi avevano detto che fortunatamente non avevo perso la vista da quell'occhio, ma la cicatrice sarebbe stata permanente.

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Levi rimase in silenzio per qualche istante, mentre io non riuscivo quasi a parlare più.

<<Quindi tuo padre ora è in prigione?>> chiese lui e io annuii, e per fortuna direi.

<<Comunque quando ti parlano della tua cicatrice, non pensare a quel bastardo. Pensa a quanto sei stata forte a far arrestare quel bastardo>> disse sorridendo per poi darmi una leggera gomitata, e io ricambiai il sorriso.

<Scusami se ieri ti ho quasi costretto a dirmi cos'hai>> affermai guardando in basso.

<<Se devo essere onesto, se avessi visto a casa tua decina di fascicoli medici, mi sarei preoccupato a morte anche io>> affermò.

<<Pfth, non mi sono preoccupata così tanto>> dissi facendo come sempre l'orgogliosa e lui sorrise.

<<Certo certo, ammettilo che mi adori>> disse avvicinando il suo viso al mio.

<<Continua a sperarci>> risposi ricambiando il sorriso, e lui mi abbracciò.

<<Però ora sono contento che ho qualcuno con cui parlare, ma allo stesso tempo qualcuno da ascoltare>> disse mettendomi le mani sulla schiena, e io lo strinsi.

In effetti sto iniziando ad affezionarmi parecchio.

<<Dai vado a vestirmi>> dissi prendendo l'uniforme scolastica per poi andare in bagno.

Uscii dal bagno, e guardando il meteo sul telefono notai che faceva parecchio freddo fuori, e non avevo nemmeno la giacca.

<<Forse avrei dovuto prendere una giacca>> dissi sbuffando.

<<Tieni>> disse Levi prendendo una felpa dal suo armadio per poi darmela.

<<Finirò per svaligiarti casa se continui a prestarmi le tue cose>> dissi dandogli  una leggera gomitata.

<<Certo come no>> affermò e io indossai la felpa che poi avrei tolto a scuola.

<<Certo come no>> affermò e io indossai la felpa che poi avrei tolto a scuola

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Era bella calda, perciò non mi dispiaceva.

Certo che Levi è proprio fantastico.

Angolo atroce

ANDIAMO TUTTI A PICCHIARE IL PADRE DI T/N FORZA FORZA

COMUNQUE DAI ALMENO SEMBRA CHE ABBIANO RISOLTO

Non mi abbandonare ❤︎︎Levi x reader❤︎︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora