11.

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«Finalmente è tornato tra noi.» La voce acuta di Marla risuonò per tutta la cucina, facendo sgranare gli occhi a Taehyung.
«Shhh non devono saperlo.» Si affrettò a zittirla.
«Oh mi dispiace non credevo... be' comunque è passata una settimana, insomma...» La donna lo squadrò con la poca luce che c'era in cucina a quell'ora del tardo pomeriggio. Aveva dei vecchi pantaloni a quadri, una camicia logora e l'espressione di chi chiede pietà.
«Mia madre non mi dà il permesso di uscire fino a domani.» Spiegò, afferrando una bella mela dal cestino sul tavolo e portandosela alla bocca.
«Oggi domani, che differenza fa?»
«Non ne ho idea, ma dice che sono migliorato parecchio e che non sembro più un rospo schiacciato da un carro.»
La donna ricominciò a rimestare le pietanze che bollivano sul fuoco.
«Ha ragione, il suo bel viso sta tornando come prima signorino.» Commentò divertita.
«Io non mi shono ancora uardato.» Addentava quella mela come fosse la pietanza più succosa sulla faccia della terra. «Ma adeffo posho mangiare anche le ele, quindi i miei denti ftanno bene.»
«Non ho uno specchio quaggiù, se no poteva guardarsi ora.»
Si udì un rumore al piano di sopra e la porta che si chiudeva.
«Oh eccola.» Sospirò la donna. «Mi mancava giusto un porro e ho mandato Enza a prenderlo.»
Poi ascoltò attentamente i passi che scendevano la gradinata e aggrottò le sopracciglia. Si voltò verso Taehyung e gli sussurrò: «Non è Enza, presto nasconditi qui dietro.»
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, ma già poteva udire le parole ricolme di biasimo del signor Choi.
Si infilò nel pertugio al lato della cucina che scendeva nella cantinetta delle scorte e si rannicchiò con le orecchie tese ma fingendo di non esistere.
«Oh signore buonasera.»
«Buonasera Marla...» La voce non era affatto quella che si aspettava, suonava più gentile oltre che molto titubante. «Scusa non vorrei interromperti, ti sentivo chiacchierare...»
«Oh non c'è problema signore, parlo da sola di tanto in tanto sa.»
Ci fu una breve pausa, Taehyung sperò che il signor Jeon non indagasse oltre.
«Volevo solo avvisarti che stasera non ceno qua, ho un evento in università.»
«Bene signore, la ringrazio per aver avvisato.»
«Figurati, non sai quanto mi spiace di perdermi la tua cucina. Mamma mia che profumo...»
Si sentirono alcuni passi avvicinarsi.
«C'è la zuppa stasera, gliela metto da parte?» La donna provò a distrarlo.
«Certo, sempre se ne avanza.» Ridacchiò l'uomo. «Bene adesso vado, altrimenti farò ritardo. Con permesso Marla.» Si congedò. «A domani Taehyung.» Aggiunse a voce alta, facendo quasi soffocare il ragazzo.
Jungkook parve udirlo perché ridacchiò nuovamente prima di uscire.
Il volto di Marla era divenuto una maschera di cera.
«Oh signorino mi licenzieranno adesso, lo so.» Proferì con un filo di voce. Era sull'orlo delle lacrime e a nulla valsero le rassicurazioni di Taehyung.
Poteva quasi vedere nella penombra una piccola vena che le sporgeva al centro della fronte ed ebbe appena il tempo di rendersene conto che la porta si aprì nuovamente rivelando Enza.
«Che sono quelle facce?» Domandò con leggerezza stringendo un fagotto in mano.
«È passato il signor Jeon e ha trovato qui Taehyung.»
«È qual è il problema? Con tutte le volte che l'ha beccato quel verme vestito di nero...» Le sorrise passandole accanto e aprì il tegame per annusare il denso vapore che ne usciva.
Marla sospirò e tirò su con il naso, sembrava un po' sollevata.
«Adesso forse è meglio che vada, prima che arrivi anche il verme vestito di nero.»
Marla sorrise e lo salutò.

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