Il pomeriggio arrivò inesorabile e più Taehyung avrebbe voluto restare nel suo letto, più le lancette dell'orologio sembravano correre veloci quasi facendosi beffe del suo bisogno di solitudine. Stava supino con la testa appoggiata di lato sul cuscino, gli occhi aperti a guardare il nulla mentre una valanga di pensieri lo travolgeva.
Pensava al padre biologico, alla vita che avrebbe potuto avere se la madre non avesse scelto il signor Kim come rimpiazzo e nessuna delle sorti alternative che la sua mente vagliava era dolorosa come quella che alla fine gli era toccata.
Che uomo era suo padre? Gentile sicuramente, certamente quel lato non poteva averlo ereditato da Chaerin e poi? Qual era la sua storia? Chissà se la madre aveva conservato delle foto.
Era quasi contento dopo diverse ore di metabolizzazione di non condividere nemmeno una briciola di sangue con il signor Kim, quell'uomo orribile e disgustoso che tanto lo aveva fatto star male. Ma suo padre come si chiamava? Doveva avere un nome elegante e nobile, di questo era certo.
Avrebbe tanto voluto incontrarlo, dopotutto era un eroe: gli aveva salvato la vita.
Sospirò nostalgico, poi si stropicciò gli occhi arrossati e controvoglia iniziò a prepararsi per la punizione del pomeriggio.
Di solito le punizioni di Jungkook consistevano nell' aiutarlo a in mansioni da voltastomaco, come cambiare la terra nelle teche delle lumache carnivore che l'uomo aveva nella sua stanza, oppure rinfrescare e dividere le colonie di collemboli.
Più volte lo aveva sfiorato il sospetto che quelle punizioni non arrivassero per una sua reale colpa, ma per comodità dell'insegnante.
Si legò le scarpe e si diresse verso gli alloggi del signo Jeon, non senza un certo batticuore.Toc Toc
Non passarono trenta secondi che il naso ben tornito di Jungkook uscì dalla porta.
«Oh vieni.» Lo esortò gentilmente.
La stanza dell'uomo si era trasformata parecchio dall'inizio della sua permanenza: non c'era più uno scaffale, libreria o angolo che non fossero occupati da libri, fogli volanti, teche, barattoli con improbabili insetti, pennini qua e là e rami, rametti, fiori recisi e bulbi ancora coperti di terra.
«Tutto bene?» Domandò il professore mentre chiudeva la porta visibilmente preoccupato.
Taehyung, che un po' perché era occupato a guardarsi intorno un po' perché non voleva rispondere, si prese qualche secondo. «Diciamo.»
«Sei bianco come un cencio e... hai pianto?»
Gli si avvicinò accarezzandogli la guancia con l'indice.
«Sono stato a pranzo con mia madre.» Rispose chiudendo gli occhi a quel tocco.
«Spero non ti sia rimasto tutto sullo stomaco.»
«Per fortuna c'era la minestra.»
Ridacchiarono, per tornare seri subito dopo.
«Che cattiverie ti ha detto questa volta?»
«Nessuna in realtà.» Parve stupirsi delle sue stesse parole. «Mi ha confessato delle cose.»
Jungkook lo osservò confuso: l'idea che quella donna condividesse i suoi segreti o si confidasse con qualcuno era impensabile.
«Ti ha raccontato i suoi segreti di magia nera?» Provò a scherzare.
«Quelli ancora li tiene per sé.» Sorrise il ragazzo. «No mi ha... detto delle cose di quando era giovane, mi ha parlato... di mio padre.» La voce gli tremava d'incertezza.
«Ti ha spiegato del giorno in cui ha battuto la testa ed è diventato un pazzo?»
Taehyung non sorrise e abbassò lo sguardo.
«Ehi, che c'è?» Gli sfiorò di nuovo la gota e la sentì umida.
«Mio padre è... non c'è più.»
Jungkook ci capiva sempre meno, ma lo strinse forte e gli baciò i capelli castani mentre nell'aria liberava una rassicurante fragranza di chiodi di garofano.
Dei piccoli singhiozzi scaturivano da quel caldo abbraccio e per un po' furono l'unico suono a riempire quella stanza disordinata.
Solo quando il respiro del ragazzo iniziò a divenire più regolare, Jungkook osò aprire di nuovo bocca: «Senti io non ho capito nulla, ma mi dispiace tanto Tae.»
«Io non- scusa sono confuso anche io.» Rispose con voce nasale, senza staccarsi dall'Alpha. «Mio padre... non è mio padre.» Provò a completare le informazioni fornite come meglio poté.La spiegazione che seguì fu incredibilmente prolissa, a dispetto delle poche informazioni che il ragazzo possedeva e veniva spesso interrotta da singhiozzi e abbracci.
Jungkook non aprì bocca nemmeno una volta mentre Taehyung parlava, non voleva rischiare di incrinare ulteriormente la sua mente di cristallo e aveva paura di perdersi il minimo particolare se solo avesse interrotto il flusso di pensieri che scaturiva dalle labbra gonfie dell'altro.
Il ragazzo gli spiegò dei sogni che faceva di tanto in tanto nei quali vedeva la madre ferita che fuggiva e di come li aveva collegati perfettamente a quella faccenda, tutto pareva chiaro ai suoi occhi tristi.
Gli raccontò della voglia che aveva di conoscere meglio il padre e del timore nel chiedere più informazioni alla madre, non pareva rendersi conto che la sua era una richiesta più che legittima dopo tutti quegli anni passati nell'ignoranza.
I suoi occhi con sfumature d'ambra si illuminarono per un istante quando paventò l'ipotesi che Chaerin potesse aver conservato delle foto, delle lettere, qualsiasi cosa di quell'uomo sconosciuto a cui tanto sentiva di dovere.
Jungkook gli tenne la mano tutto il tempo e gli asciugò le sue numerose lacrime con il suo fazzoletto preferito.
Vederlo in quello stato lo turbava in un modo che non sapeva nemmeno spiegare: lo sentiva nelle viscere che qualcosa in lui si era spezzato, l'aveva sentito ben prima che gli bussasse alla porta, ma non ci aveva dato il giusto peso.
La stanza era piena del suo odore di chiodi di garofano e questo aveva calmato di molto l'omega, che aveva iniziato ad accennare addirittura qualche sorriso.
«Guarda il lato positivo.» Esordì Jungkook alla fine di quella spiegazione. «Questo fatto ti permetterà di saltare la punizione.»
«Ma io non te l'ho raccontato per quest-»
«Oh andiamo, non te l'avrei data comunque.» Gli fece un occhiolino. «Mi dispiace per tutto.» Aggiunse poi più serio.
«Grazie.»

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Stigma
WerewolfTaehyung è un giovane intrappolato in una torre d'avorio e i suoi carcerieri sono i suoi stessi familiari. Una famiglia disfunzionale non gli impedirà tuttavia di costruirsi la felicità che tanto brama. > Capitoli di media lunghezza > Omegaverse > K...