La casa era decorata come se il matrimonio dovesse essere celebrato da lì a qualche ora: Meera, Enza e Marla l'avevano tirata così a lucido che Taehyung aveva paura di sporcarla solo respirando.
Il giardino era stato potato e pulito, i fiori recisi adesso decoravano ogni scaffale, mobile e tavolo dentro vasi di ceramica bianca laccata e ghirlande erano state messe alle porte della sala da pranzo, delle camere e dei bagni.
Le finestre erano rimaste aperte per due giorni cosicché l'odore di umido si dissipasse dai pesanti muri e dalle travi in legno a vista, facendo sì che l'unico profumo percepito fosse quello delle rose, camelie e lavanda.
Le tende erano state tutte lavate, così come tappeti, asciugamani, posate, cuscini, piatti e bicchieri del servizio buono, tovaglie e chi più ne ha più ne metta.
Tutti avevano tirato fuori gli abiti delle occasioni, persino la servitù portava la divisa verde e bianca lavata di fresco.
Il portone di entrata era aperto, cosicché si potesse veder arrivare la carrozza della futura seconda famiglia di Taehyung e gli abitanti della magione facevano a gara a passare lì davanti per caso, per essere i primi ad accogliere gli ospiti.
Si sentiva profumo di arrosto dalla cucina e di pane fresco che faceva brontolare rumorosamente lo stomaco di Taehyung. Chaerin riusciva a sentirlo chiaramente, tanto che a un certo punto gli aveva allungato un pasticcino dal dessert per farlo calmare.
Quel giorno portava un abito blu con trine e merletti che le cadeva perfettamente sui fianchi e aveva i capelli raccolti in una lunga treccia alla francese. Era meravigliosa come al solito.
Taehyung invece era stato costretto a indossare un completo porpora del padre, il più alla moda che avesse a suo dire, ma che gli cadeva decisamente largo e soprattutto pizzicava tremendamente. Inutile dire che aveva due occhiaie spaventose, tanto che la madre aveva anche provato a coprirle con i suoi trucchi con minimi risultati.
Jungkook era andato via da tre giorni e da una settimana il ragazzo si addormentava piangendo.
Non avrebbe nemmeno saputo esprimere quali emozioni stava attraversando, sapeva solo che ogni mattina desiderava non svegliarsi per non subire quella sofferenza.
Era come se gli avessero strappato il cuore dal petto, togliendogli ogni motivazione per vivere.
I giorni trascorrevano lenti e tutti ugualmente grigi, nonostante fuori fosse quasi estate, dentro di lui c'era il più arido degli inverni.
Non provava gioia né motivazione in niente, nemmeno nel cibo e nulla gli interessava più, nemmeno la sua libertà. Che senso aveva tutto se non c'era Jungkook con cui condividerlo? A che scopo uscire di notte, leggere, scalare un albero, se poi non poteva raccontarlo a lui?
Le lacrime gli risalirono di nuovo agli occhi stanchi e lui le ricacciò indietro ancora e ancora, mentre la madre gli sistemava la giacca in modo che non si notasse la differenza di taglia.
«Diremo che ti dà fastidio il polline.» La sentì dire, ma non stava ascoltando, si limitava a vedere cosa accadeva in giro confuso e spaesato.
«Però sorridi.» Un altro stralcio di osservazione, stavolta dal padre.
Non sapeva se avesse capito qualcosa, se fosse stato capace di collegare gli eventi oppure se pensasse che il suo stato d'animo fosse dovuto al matrimonio imminente, ma non gli importava. Poteva sgridarlo, umiliarlo, anche picchiarlo, non gli avrebbe saputo fargli più male di quello che gli aveva fatto Jungkook andandosene.
Un rumore scricchiolante cominciò a entrare dal portone aperto e si faceva sempre più vicino e inesorabile.
Pochi minuti dopo dal fondo della vallata si vide volare uno stormo di colombacci impauriti al passaggio di una carrozza scura tirata da due cavalli pezzati.
Risalì la collinetta senza fatica, era piccola e apparentemente leggera, con intarsi floreali nel legno mogano.
Il signor Kim uscì di casa non appena questa si fermò di fronte l'entrata e salutò come un vecchio amico l'uomo che ne uscì.
Era alto e snello, portava un completo borgogna con gemelli dorati e orologio da taschino. I suoi capelli erano radi e brizzolati, il naso adunco, la bocca carnosa e gli occhi scurissimi tradivano un certo spirito scherzoso.
Dietro di lui scese una donna bassina e tozza, che portava una palandrana blu notte sopra l'abito ocra. Portava i capelli biondi in uno chignon tirato e i suoi occhi color ghiaccio lo squadrarono da capo a piedi ancor prima di emettere una sillaba dalla bocca stretta e tinta di rosso.
La ragazza che li seguiva era una visione: capelli neri lucidissimi acconciati in una treccia che le arrivava alla vita, naso dritto sopra labbra carnose e naturalmente rosse per effetto del contrasto con la sua pelle candida e occhi grandi e neri nei quali chiunque si sarebbe potuto perdere per non ritrovarsi più.
Taehyung restò visibilmente spiazzato con piacevole sorpresa di Chaerin che gli richiuse la bocca rimasta aperta.Durante il pranzo il ragazzo sembrò dimenticarsi buona parte delle sue afflizioni, gli Ahn erano simpatici, estroversi e gioiosi e Hye-jin non era da meno con la sua risata cristallina e le fossette sulle sue gote piene.
Luccicavano di bontà, tutti loro e Taehyung più volte si domandò come sarebbe stato crescere in una famiglia che si amava.Il matrimonio venne celebrato con grande sfarzo 25 giorni più tardi.
Fin
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Stigma
WerewolfTaehyung è un giovane intrappolato in una torre d'avorio e i suoi carcerieri sono i suoi stessi familiari. Una famiglia disfunzionale non gli impedirà tuttavia di costruirsi la felicità che tanto brama. > Capitoli di media lunghezza > Omegaverse > K...