Furono giorni dal sapore insolito quelli che seguirono.
Il signor Kim era tornato incolume dal suo viaggio e non si era accorto di nulla, preso com'era dai suoi progetti. Del resto non passava molto tempo a casa: con l'arrivo della bella stagione tornava esclusivamente per cenare e dormire e persino la domenica usciva con una qualche motivazione per rientrare alla sera.
Taehyung si era ripreso e così aveva ricominciato a seguire le lezioni con la disturbante presenza del signor Choi. L'uomo gli si era tenuto alla larga da quando aveva saputo della sua presunta malattia, era successo altre volte in passato, probabilmente non voleva esserne contagiato.
Adesso che stava bene invece aveva ripreso a ronzargli intorno come un moscone.
Al ragazzo non importava più molto, la sua presenza non lo irritava più come in passato: aveva altri grilli per la testa al momento.
Era innamorato e chiunque lo conoscesse un minimo avrebbe potuto intuirlo: era perennemente in un altro mondo, si dimenticava le cose, non riusciva a concentrarsi ed era insolitamente allegro.
Il signor Choi doveva essersene accorto perché se lo ritrovava in mezzo ai piedi ben più spesso del normale, ma a Taehyung non importava: si sentiva invincibile.
Chaerin lo aveva ammonito più volte senza mai essere troppo esplicita e rischiare di attirare orecchie indiscrete, ma era più forte di lui.
Jungkook per contro appariva più mesto e scapestrato del solito, meno energico e nel tempo che non poteva trascorrere con Taehyung semplicemente si chiudeva in camera o fuggiva nei campi a raccogliere insetti e funghetti vari.
I loro incontri notturni adesso avvenivano anche nelle loro stanze, nonostante fossero a conoscenza del rischio, raramente resistevano alla tentazione.La loro vita sembrava aver trovato un equilibrio in
quella giornata meravigliosa, gli uccellini cinguettavano a pieni polmoni, il sole rischiarava le sale umide della magione e batuffoli di polline entravano dalle finestre spalancate. Per quel pranzo era stata richiesta espressamente la presenza di Taehyung che non si pose troppe domande, distratto com'era in quel periodo.
Si presentò con il suo solito ritardo e l'aria assonnata, sotto gli sguardi noncuranti dei presenti che avevano già iniziato a pranzare senza di lui.
Prese posto mentre Meera gli riempiva il piatto di spezzatino con patate e piselli e notò che Jungkook non c'era: era da solo con i genitori.
Il signor Kim aveva già svuotato il piatto e mentre si puliva i baffi iniziò a parlare:«Sono contento che tu ci abbia fatto la gentilezza di presentarti con solo mezz'ora di ritardo.» Un sorriso beffardo gli comparve sul viso grasso.
«Non c'è di che.» Rispose lui quasi a voler ignorare il tono passivo-aggressivo con il quale gli era stata rivolta la frase.
Il signor Kim restò un attimo spiazzato, poi continuò: «Ti ho fatto venire perché a breve avrai un nuovo compito.» Un rutto gli risalì dalla gola stretta nel colletto rigido della camicia. Taehyung continuò a mangiare tranquillamente. «Ehm ehm... stavo dicendo... ti ho trovato moglie.»
Il ragazzo per poco non si soffocò.
«Cosa?» Chiese tossendo.
L'uomo appoggiò i gomiti sul tavolo e giunse le mani fieramente: «Oh sì hai sentito bene. Sto concludendo i preparativi, ma tra un mesetto-»
«Ma io non voglio sposarmi!» C'era della disperazione.
Chaerin provò a tamponare la situazione: «Oh è una ragazza dolcissima, vedrai che ti piacerà.»
«Esatto ehm ehm... e poi ha una dote niente male.» Aggiunse l'uomo.
«Ma non mi importa nulla della dote, io...» Si bloccò sotto lo sguardo inceneritore della madre, che il signor Kim non notò.
«Viene in visita con i suoi genitori tra qualche giorno, comportati bene e filerà tutto liscio.»
La mente del ragazzo si era come ripiegata su se stessa, non più in grado di esprimere ragionamenti e per quanta rabbia stava provando gli fischiavano le orecchie.
Si alzò da tavola e uscì dalla stanza come un fulmine con mille pensieri che gli ronzavano in testa.
Non si rese nemmeno conto che stava procedendo verso le stanze di Jungkook, fino a quando si sentì strattonare da dietro e fu costretto a fermarsi.
Si voltò e trovò la madre che lo osservava severa.
«Dove pensi di andare in pieno giorno con quell'essere in giro?»
«Io...»
«Tu ora torni a tavola e finisci di sentire quello che ha da dire tuo padre.»
Gli occhi del ragazzo si inumidirono. «Io non voglio sposarmi.» Implorò.
Lo sguardo severo della madre si addolcì inaspettatamente a quella richiesta. Forse in fondo al suo cuore poteva comprenderlo.
«Taehyung il matrimonio non è la fine di niente.» Lo abbracciò per la prima volta dopo anni. «Avrai la tua casa, potrai fare quello che vuoi in ogni caso.»
Chaerin profumava di lamponi appena colti e quella fragranza così blanda bastò a rassicurarlo e a fargli prendere un po' di coraggio. Tirò su con il naso e sciolse l'abbraccio strofinandosi gli occhi.
La madre lo prese per mano e fece per ricondurlo al piano di sotto, mentre un Jungkook appena rientrato saliva le scale.
Si passarono accanto osservandosi, ma l'alpha non ebbe il coraggio di fare che un sorriso e sfiorargli il braccio di sfuggita.
Aveva capito benissimo che cosa stava accadendo e il cuore gli si strinse nel petto.«Avrò una casa tutta mia e continuerò a gestire le finanze di famiglia e sarò pagato per farlo.»
La tristezza era scomparsa dalla vice di Taehyung mentre abbracciava il petto nudo di Jungkook. «Mia madre mi ha detto che gli uomini sposati fanno comunque ciò che vogliono, potremo stare insieme lo stesso, capisci?»
Jungkook aveva l'aria assente, sembrava impegnato in un acceso dialogo interiore e passò qualche secondo prima che rispondesse.
«Davvero vuoi vivere così? Tradendo tua moglie sotto consiglio di tua madre?»
«Io non... perché dici questo? Non vuoi stare con me?» I suoi occhi si inumidirono e si sentì stingere forte il petto.
«Non ho detto questo, è solo che...» Girò il capo per nascondere il viso nell'oscurità della stanza. «Io non ci sarò quando ti sposerai.»
Taehyung si ritrasse e lo guardò come se non lo conoscesse. Il suo corpo nudo e muscoloso, al quale tante volte si era aggrappato, improvvisamente non gli faceva più alcun effetto.
«Che significa?» Chiese con la voce che gli tremava.
«Tra tre giorni farò le valigie e me ne andrò, questi erano gli accordi con la tua famiglia.»
Il ragazzo non riuscì a articolare nessun suono, le corde vocali erano bloccate.
«Ho messo da parte la somma che mi serve per fare il mio viaggio dopo la laurea in Europa e... settimana prossima parto.» La voce era incerta e tremolante, ma di certo non si trattava di uno scherzo.
Taehyung sentì una grossa lacrima scendergli sul viso e poi un'altra e un'altra ancora, finché non riuscì più a contarle.
Si abbracciò le gambe nude e appoggiò la fronte sulle ginocchia.
L'altro si alzò e lo abbracciò, lo sentiva singhiozzare piano e ripetere: «Mi dispiace.»
«P-perché non m-e lo hai detto pr-ima?» Domandò il ragazzo con la voce rotta.
«N-on s-sapevo c-come e p-poi ti saresti v-vissuto male l'at-tesa.»
La luce bluastra della luna inondava il suo volto stravolto e incredibilmente era meraviglioso anche così.
Taehyung gli accarezzò la guancia e lo baciò fino a togliergli il respiro.
«G-grazie per q-uello che sei e per come mi hai i-insegnato.»
«C-ci stiamo g-già dicendo addio?» Un effimero sorriso comparve tra sulla faccia umida di Jungkook.
«H-o tre g-giorni per f-arti capire c-cosa sei per m-me.»
Si addormentarono piangendo abbracciati stretti.

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Stigma
WerewolfTaehyung è un giovane intrappolato in una torre d'avorio e i suoi carcerieri sono i suoi stessi familiari. Una famiglia disfunzionale non gli impedirà tuttavia di costruirsi la felicità che tanto brama. > Capitoli di media lunghezza > Omegaverse > K...