13.

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Neanche quella mattina il vento accennava a smettere. Le cime degli alberi nel boschetto venivano sferzate e assottigliate dalle raffiche ora forti ora più dolci, mentre foglie, aghi e terra mulinavano tutto intorno ai grossi tronchi borraccinosi.
Il signor Jeon si teneva il cappotto chiuso e il cappello in capo come se da questi dipendesse la sua vita è in quella posizione camminava più ingessato di una mummia.
Taehyung non era riuscito a prendere sul serio neanche una singola parola che era sortita dalla sua bocca da quando si erano incontrati, ma pareva dissimulare bene perché l'insegnate seguitava a spiegare, a camminare e a fare domande come fosse tutto normale.
«E questo invece ti ricordi cos'è?» Gli urlò per sovrastare il baccano di fronde e rami che sbattevano.
«Un tiglio giovane.» Rispose il ragazzo urlando a sua volta.
«E perché di questi ti ricordi e delle cose nuove no?»
Taehyung non ce la faceva più a fingere: gli sembrava di stare con sua nonna mezza sorda.
«Di ieri mi ricordo quasi tutto.» Controbatté.
«Come? Non ho capito.»
«Di ieri mi ricordo quasi tutto!» Mise le mani a coppa intorno alla bocca e urlò più forte.
«Oh mi fa piacere, appena rientriamo continuiamo... ora volevo farti vedere cosa ho trovato.»
Il cappello a tesa sulla sua testa stava prendendo stranissime angolazioni man mano che procedevano e sembrava sul punto di sfilarsi dalle grinfie del possessore per farsi un bel viaggetto nella natura.
«Non un altro ratto per favore.»
«Questo è meglio, ma non si può ammaestrare purtroppo.»

Camminarono ancora diversi metri e l'aria fredda effettivamente cominciò a insinuarsi anche sotto gli indumenti di Taehyung che sotto sotto capì perché l'insegnante si aggrappava così disperatamente a ciò che lo teneva al caldo.
«Eccoci qua.» Disse a voce alta fermandosi di fronte a un albero che pareva mezzo marcio. «È diverso tempo che lo tengo d'occhio e ho notato una cosa.»
Parve un attimo in difficoltà, poi staccò una mano dal cappotto e infilò l'indice dentro diversi fori nel legno morto, finché non esclamò: «Eccolo!»
«Cosa?»
«Vieni vieni ragazzo.» Lo esortò festante.
Gli prese un polso con le mani e provò ad tirarlo per avvicinarlo al tronco, tuttavia non ebbe il tempo di lasciare il proprio cappello che questo prese immediatamente il volo.
«Maledizione!»
Taehyung si voltò di scatto a quell'esclamazione e lo vide già a diversi metri da sé che imprecava contro i quattro elementi, mentre saltava con tutto l'impegno del mondo vicino a un platano per recuperare il copricapo impigliato tra i rami.
Lo osservò muoversi in modo sgraziato e inspiegabilmente avvertì le guance avvampare. Le sue gambe lunghe e insospettabilmente muscolose gli apparvero molto attraenti mentre le agitava invano, le sue braccia avevano lasciato il cappotto aperto e così protese verso l'alto facevano trazione sulla camicia che era uscita dai pantaloni e mostrava una piccola porzione di pelle. Taehyung sentì molto caldo, nonostante il vento continuasse a soffiargli aria fredda addosso.
«Aiutami anziché stare a guardare!» Gridò Jeon spazientito.
L'altro si scosse velocemente dai suoi pensieri e confusamente lo raggiunse.
«C'è un solo modo per riprenderlo.» Esordì l'insegnante.
«Aspettare domani e tornare con una scala.» Rispose il ragazzo serenamente.
«Assolutamente no. Tu ora mi sali sulle spalle e lo recuperi seduta stante.» Il suo tono era perentorio.
«Se ci fossi io su quell'albero, aspetterebbero tutti domani.» Osservò Taehyung con voce troppo bassa perché potesse essere udita.
Jungkook si abbassò e guardò l'altro con speranzosa aspettativa, instillandogli altri pensieri poco opportuni, che comunque ignorò facendo sfoggio di un'invidiabile faccia di bronzo.
Procedettero a recuperare l'indumento senza nemmeno troppi tentativi e tornarono a studiare quell'albero sfortunato.
«Questo lo metto in tasca però.» Decise Jeon piegando il cappello con attenzione maniacale.
A Taehyung non dispiaceva affatto vedere i suoi bei capelli scuri scompigliati, né di sentire così vicino il suo buon odore di mandorle portato dal vento.
Lo osservava tastare quel salice per recuperare l'orifizio che lo aveva fatto esaltare poco prima e capì dalla sua espressione, prima che dalle sue parole, quando ciò avvenne.
«Eccolo! Senti qua.» La gioia cristallina nella sua voce sciolse il cuore del ragazzo, ma la sensazione durò ben poco perché un attimo dopo l'insegnante gli aveva preso l'indice e glielo aveva infilato in un buco viscido in cui poteva sentire qualcosa di morbido in movimento.
«Ahhh! Ma cos'è questo schifo?» Urlò ritraendo rapidamente l'arto .
Jungkook corrucciò lo sguardo.
«Non chiamarla così, potrebbe offendersi se ti capisse, lo sai?»
«Quella cosa ha anche un sesso?» Chiese isterico.
«Sì ma non so se sia maschio o femmina, questo si vede solo da adulta.»
«Adulta? Cosa?»
«È una bellissima larva di non so che specie di coleottero. La tengo d'occhio da un po', non vedo l'ora che diventi grande.» Pronunciò l'ultima frase con così tanto amore, che a Taehyung scappò una risatina.
«Ma lei un cane come tutti non lo vorrebbe, vero?»
«Giammai, sono noiosi i cani. Guarda invece questa piccola meraviglia con i suoi rotolini quanto è affascinante.» Così dicendo incollò il viso sul tronco tentando di scrutare qualcosa all'interno del foro.
«L'altro giorno l'ho vista fare capolino ed era gigante e felicissima, ma adesso non si vede nulla, maledizione.»
«Forse infilare un dito in casa sua non è stata una buona idea.» Osservò lo studente.
«Forse no.» Concordò Jungkook seguitando a fissare nello stesso punto con ostinazione. «Ho pensato a un modo per portarla dentro, ma è troppo complicato tagliare l'albero a questa altezza.»
«Dopo il ratto siamo passati a vermi e legno marcio, credo sia un miglioramento.»
«Credi male, perché dovremo uscire per vedere come sta, anziché averla comodamente in casa.»
Osservò con una certa delusione.
Taehyung non rispose, si limitò a continuare ad osservarlo incantato e per qualche istante sperò di trasformarsi in una larva per suscitare il suo interesse.

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