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«Forza signorino, è l'ora di alzarsi l'istitutore sarà qui a breve».
La voce melliflua di Seunghyun accarezzò le orecchie ovattate di Taehyung come una goccia di ragia accarezza un insetto. Il ragazzo sospirò debolmente e si smosse dalla posizione che doveva aver tenuto per parecchie ore durante il sonno a giudicare da quanto si sentisse rattrappito.
Si stiracchiò e aprì le palpebre che gli parvero decisamente più pesanti di quanto ricordasse e l'immagine un po' sfocata di un uomo smilzo vestito di scuro gli comparì dinanzi.
«Buongiorno signorino.» Lo salutò il signor Choi. Il suo sorrisetto era abbozzato, forzato per trasmettere una finta cordialità molto fastidiosa dal punto di vista del ragazzo.
«Buongiorno.» Rispose biascicando, mentre cercava i vestititi che Enza gli aveva preparato la sera prima.
Quella notte non era uscito, non perché non volesse, ma a causa del subbuglio che l'atteso arrivo del suo istitutore aveva destato tra la servitù: i preparativi si erano protratti fino a notte e tutti parevano aver drizzato le antenne per captare il minimo segno di disordine. Non sarebbe stato prudente vagare per i giardini con tanti occhi e tante orecchie allerta.
Nei giorni precendenti, mentre Taehyung si riprendeva dalla sua febbre, i campi e giardini esterni erano stati risistemati, le stanze tirate a lucido una a una, le candele cambiate, le decorazioni rinfrescate e la cucina riempita di vivande.
«Sembra debba venire il re in visita.» Aveva pensato il ragazzo mentre vedeva tutti affaccendati di straforo dalla sua stanza.
Dal giorno della visita di sua madre infatti non ne era più uscito, se non per andare al bagno che adesso era più pulito del piatto dove mangiava.
Si vestì in silenzio con gli abiti approvati dal signor Choi qualche giorno prima: calzettoni bianchi, pantaloni celesti, gilet panna a righe beige verticali e camicia bianca neve con le maniche lunghe a sbuffo. Era consapevole di somigliare più a un paggio che a uno studente, ma il signor Choi aveva ignorato le sue rimostranze seguitando a spiegargli che l'etichetta imponeva quel completo, che gli piacesse o meno.
A quanto era riuscito a captare qua e là dai discorsi tra Meera e Marla, questo istitutore era il terzogenito di una qualche famiglia snob della città e nessuno voleva fargli pensare che chi viveva in campagna fosse sporco o maleducato, come invece spesso si diceva.
Taehyung apprendeva man mano informazioni sulla città origliando, non sapeva se fossero vere o false ma da ciò che aveva raccolto nella sua testa gli sembrava un posto tutt'altro che interessante, popolato di persone la cui unica ragione di vita era il lavoro.
A giudicare da ciò, l'istitutore doveva essere proprio un vecchio noioso e viziato con la puzza sotto al naso.
Rifletteva su queste informazioni anche mentre si infilava le scomodissime scarpe che il padre gli aveva fatto fare su misura.
«Mi faccia vedere se è tutto a posto.» Lo fermò Choi prima di uscire dalla stanza. Lo squadrò da capo a piedi con aria attenta e solo dopo avergli sistemato un ciuffo di capelli mori lo lasciò uscire.
Scese rumorosamente ogni gradino, pregando che quelle calzature non gli rovinassero troppo i piedi e mentre questo pensiero lo distraeva non si accorse nemmeno di aver lasciato indietro il signor Choi.
«Dove sta andando?» Lo riprese mentre era a metà gradinata.
«A fare colazione.» Rispose Taehyung stupito.
«Non adesso, non vorrai imbrattarti i vestiti. Prenderemo un tè con l'istitutore che arriverà a momenti.» Lo informò inflessibile.
«Un tè? Ma io ho bisogno di mangiare non di sciacquarmi lo stomaco.»
«Non essere rid... buongiorno signor Kim.» La sua voce cambiò improvvisamente intonazione, da stizzita a melliflua. Taehyung che si trovava ancora a metà scale girato verso Seunghyun, si voltò per osservare a cosa fosse dovuta quella falsa riverenza e la risposta era in piedi proprio alla fine della gradinata: il padre, che aveva appena interrotto la conversazione con un ragazzo dai capelli neri.
Quel giorno aveva tirato fuori dall'armadio l'abito buono che, Taehyung ne era certo, non si sarebbe preso il disturbo di indossare nemmeno a un matrimonio, evidentemente quel giorno era molto più importante. Si era rasato bene, aveva tagliato i capelli e al figlio parve di odorare addirittura del profumo. Si chiese se non l'avessero sequestrato e sostituito con una persona normale e ben educata, quando gli diede il buongiorno e gli presentò il ragazzo dai capelli scuri.
«Lui è Jeon Jungkook, ha 20 anni e sarà il tuo nuovo istitutore.»
Taehyung restò un attimo in silenzio mentre confrontava nella sua mente ciò che si era immaginato e la realtà.
Jeon era alto e robusto, vestito da un semplice completo grigio con la giacca a bottoni neri, aveva il viso rotondo, occhi gentili del colore della pece e liscissimi capelli neri con la divisa al centro.
«Piacere signor Jeon.» Si inchinò profondamente, ancora a metà gradinata, poi ricominciò a scendere.
«Lui è mio figlio Jeon, il motivo per cui sei qui.» Ridacchiò e riprese:«Kim Taehyung, ha 18 anni ed è un testone.» Ridacchiò di nuovo, mentre Taehyung gli lanciava uno sguardo amareggiato.»
«Piacere Taehyung.» Salutò con tono neutro e si inchinò a sua volta.
Si scambiarono un breve sorriso prima che il signor Choi si presentasse con cerimoniosa riverenza al nuovo arrivato, dopodiché si diressero nel salotto per sciacquarsi lo stomaco.

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