«[...] e come già specificato, qui abbiamo i protoz- Taehyung sei comodo così?»
La voce di Jungkook rimbombò stizzita nella grande aula impolverata.
«Ma che sta facendo?» Gli fece eco quella del signor Choi che stava seguendo entusiasta la lezione e non si era minimamente accorto che la testa del suo protetto era riversata mollemente sul lato del banco.
Fece per alzarsi e sistemare quell'incresciosa situazione, ma Jeon gli fece segno di restare al suo posto e si avvicinò lui stesso al ragazzo.
Lo osservò un istante, poi si posizionò con la bocca a pochi millimetri dal suo orecchio e urlò: «I protozoi sono un'altra affascinante famiglia di organismi!»
Taehyung sussultò e buttò in aria il capo, schivando per un pelo il viso di Jungkook.
«Spero tu abbia fatto le ore piccole a studiare Kim, perché nessun'altra giustificazione sarà accolta.» Intimò incrociando le braccia.
Taehyung lo guardò, aveva l'espressione contratta di chi ha subito un torto mortale, mentre i suoi occhi, neri come caverne e bordati da borse e occhiaie scure, lo studiavano come una faina studia una gallina.
Si erano visti quasi tutte le notti da qualche settimana a quella parte, una volta nel bosco, l'altra nella vigna, nell'uliveta e poi daccapo. Erano entrambi esausti, Taehyung soprattutto perché doveva comunque svegliarsi all'alba per sistemare i registri delle attività familiari.
«Allora?» Lo esortò impaziente Jungkook.
«Io, ehm... sì.»
«Sì cosa?»
«È più di una settimana che studio fino all'alba. Pensavo di farcela, mi dispiace.»
Così dicendo si alzò e si inchinò in segno di scuse.
«Molto bene. La lezione comunque è finita, puoi andare.» Decretò Jeon.
Si scambiarono un breve sguardo di complicità, poi Jungkook aggiunse: «Per la punizione puoi presentarti oggi pomeriggio nei miei alloggi.»
Il signor Choi, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si lasciò scappare un verso compiaciuto.
Taehyung prese il suo materiale, si congedò e uscì, ma non fece in tempo a fare un metro che si sentì aggrappare.
«Non osare mai più ragazzino fare una cosa del genere mentre sei sotto la mia sorveglianza.» La voce solitamente melliflua del signor Choi, adesso mostrava una malcelata collera. Le sue dita lunghe e magre gli si conficcavano sempre più nel braccio e il suo sguardo era furibondo.
«Non accadrà più.» Rispose intimorito il ragazzo.
«Bugiardo!» Urlò Choi strattonandolo. «Tu lo sai che se il signor Jeon lo va a raccontare io ci perdo la faccia e il posto?» Continuava a urlare, era come impazzito.
«Dopo tutto quello che ho combinato, non la licenzieranno certo per questo.» Provò a calmarlo invano.
«Sciocco ragaz-»
«Ehi che succede?» La voce calma e insolitamente profonda di Jungkook interruppe quel delirio.
L'uomo aveva fatto capolino dal suo ufficio probabilmente attirato dalle urla e aveva l'aria contrariata.
«Oh lo stavo solo rimproverando signor Jeon.» Improvvisamente sembrò aver riacquisito tutto il suo aplomb.
«Grazie, ma non era necessario. Mi ero giusto messo a studiare la sua punizione.»
«Ma certo signore ha ragione, sa a volte eccedo di zelo.» Gli rivolse un sorriso falso dei suoi e se ne andò al piano di sotto.
«Tutto bene?» Domandò Jeon ancora affacciato alla porta, contenendosi per non andare a verificare da vicino.
«S-sì... è un pazzo.»
Jungkook ridacchiò, per poi ricordargli: «Ci vediamo alle quattro e vedi di riposarti nel frattempo.»
Dopodiché rinfilò il naso nel suo ufficio scomparendo.Il trucco di Chaerin era particolarmente blando quel giorno, in effetti la cura maniacale del suo aspetto sembrava stare subendo una rapida curva di discesa da quando il signor Kim era partito per affari dall'altra parte del paese. Adesso i suoi lunghi capelli biondi non erano più acconciati con doppi strati di crema fissante e il suo volto sembrava quasi quello di una bellissima donna comune privo di tutti cosmetici che utilizzava di solito.
Da una settimana a quella parte, doveva sentirsi molto sola tanto che Taehyung si era deciso ad accettare il suo invito a pranzo.
Così adesso sedevano a tavola insieme in religioso silenzio, mentre aspettavano la prima portata.
«Come sta andando lo studio?» Esordì la donna a un certo punto.
«Bene, grazie.» Rispose laconico il figlio lasciando spazio a un breve silenzio imbarazzante.
«Stai prendendo gli integratori nuovi?»
«Certo.»
«Ti aiutano?»
«Certo.»
Taehyung non vedeva l'ora che comparisse Marla per mettere fine a quella ridicola conversazione. Sapeva benissimo cosa c'era in quegli "integratori", Jungkook gli aveva spiegato tutto e recepiva quelle domande come un insulto alla sua intelligenza.
Chaerin aprì la bocca, poi la richiuse.
«È molto importante dare una mano alla mente quando si studia da adulti sai, mi fa piacere che stiano funzionando.»
«Anche a me.»
«Io... volevo parlarti di una cosa ora che non c'è tuo padre...»
Non fece in tempo a concludere perché nel frattempo era entrata Enza con una zuppiera tra le mani.
Il brodo fu servito in silenzio e nessuno aprì bocca finché la domestica non ebbe lasciato la stanza.
«Di cosa volevi parlarmi?»
Domandò Taehyung, curioso come una scimmia.
«Di te, anche se tuo padre non vuole, ma tu non gli farai parola di questo. Prometti.»
«Prometto.»
La donna prese il cucchiaio e iniziò a consumare il suo pasto lentamente.
«Quando sei nato è stato il giorno più bello della nostra vita e devi credermi sulla parola se ti dico che non ho mai visto tuo padre piangere di gioia.»
Si fermò per inghiottire un'altra cucchiaiata.
«Tu non sei nato qui, anche se non lo ricordi, ma io e tuo padre abitavamo in un altro stato.»
«Mi stai raccontando la storia della mia infanzia? Non capisco.»
«Non è educato interrompere chi sta parlando.» Le sue dita tremavano, ma il suo sguardo fiero non si staccava da quello di Taehyung . «Siamo dovuti scappare qui perché dove abitavamo prima quelli come noi non sono ben tollerati. Hanno delle credenze, delle leggende e una sera ci siamo trovati una banda inferocita alla porta di casa che voleva ucciderti.»
Taehyung cominciò a riportare alla mente quei brutti sogni ricorrenti e finalmente avevano un senso.
«Quelli come noi?» Doveva essere sicuro che intendesse proprio la stessa cosa che pensava lui.
«Quel ragazzo non ti ha quindi illuminato a tal proposito?»
«Potrebbe averlo fatto, ma sii più specifica.»
«Quelli con il gene della licantropia Taehyung. Quelli cone noi.» Dopo aver pronunciato quella frase sembrò essersi liberata da un macigno che portava sulle spalle da 25 anni.
«Tuo padre quella notte non ce la fece purtroppo. Siamo riusciti a fuggire solo tu ed io e ho deciso di tornare qui: vicino a dove sono cresciuta e dove ero sicura che nessun assassino potesse importunarci.»
Il ragazzo aveva assunto l'espressione di una cernia.
«Che vuol dire che non ce l'ha fatta? Lui non-»
«Non è tuo padre biologico, no. Ho accettato di sposarlo solo perché era l'unico disposto a prendere in moglie una vedova e adottare il suo bambino di pochi mesi.»
Il ragazzo era incredulo, ferito, sconquassato e a quel punto sperava si trattasse di uno scherzo.

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Stigma
WerewolfTaehyung è un giovane intrappolato in una torre d'avorio e i suoi carcerieri sono i suoi stessi familiari. Una famiglia disfunzionale non gli impedirà tuttavia di costruirsi la felicità che tanto brama. > Capitoli di media lunghezza > Omegaverse > K...