21.

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«Eccolo!» Bisbigliò Jungkook, quasi temesse di svegliare qualcuno.
Taehyung iniziò ad avere una certa tremarella e strinse più forte la mano dell'altro.
«Non c'è niente da temere, sono mansuete e in più stanno dormendo.»
Il ragazzo era più confuso che mai, e non capì nemmeno quando Jungkook lo costrinse a infilare il naso in un grande tronco cavo.
«Puzza di marcio.» Osservò.
«Non vedi proprio nulla?» Domandò deluso Jungkook.
«È troppo buio, cosa dovrei vedere in un buco?»
«Fa venire me.» Detto questo fu il suo turno di guardare all'interno, per poi constatare desolato:«Hai ragione non si vede una mazza.»
«Che c'è? Un animale morto?»
«Ma ti pare? C'è un nido di api da miele. Volevo troppo fartele vedere, sono carinissime e avremmo potuto mangiarci un po' di miele.» Abbassò lo sguardo sui suoi piedi e si sedette per terra.
Jungkook lo imitò mettendoglisi di fianco e gli accarezzò i capelli rattristato dalla delusione dell'altro.
«Perché non ci torniamo di giorno?» Gli chiese.
«Figurati se quella biscia in cravatta ha voglia di venire fin qui.»
«Appunto.» Gli lanciò uno sguardo malizioso e ricevette in cambio un tenero bacio sulla fronte.
«Che facciamo adesso?» Domandò Jungkook.
«Sei tu il professore, non hai un piano b?»
«Non parlavo della lezione.» Affermò, appoggiando la testa al tronco e ruotandola verso l'altro.
«Non lo so, tu che vuoi fare?» Rispose mentre gli accarezzava il volto.
«Vorrei tanto portarti via di qui, ci pensavo giusto prima.»
«C'è della premeditazione quindi.»
«Non direi, no. Però si vede che questo non è il tuo posto.»
Taehyung arrossì, l'altro lo notò e gli baciò la guancia.
«Non so se ho il cuore di andarmene così da un giorni all'altro. Ci ho provato così tante volte che non mi sembra nemmeno più di avere una scelta.»
«Non avevi una scelta finché eri da solo.»
Si strinsero ancora più vicini e le loro parole si trasformarono in sussurri.
Taehyung sentiva di essere sul punto di sciogliersi, non capiva bene nemmeno lui che cosa volesse da Jumgkook, sapeva solo che voleva stare stretto a lui il più a lungo possibile.
«Dove sei stato fin'ora?» Bisbigliò.
«Non lo so nemmeno io cosa ci facevo lontano da te.»
Si baciarono ancora, stretti l'uno all'altro come stessero per affondare.
Le labbra di Jungkook accarezzavano delicatamente le sue, quasi non volessero sciuparle mentre le mani gli disegnavano con leggerezza figure astratte e invisibili sulla schiena esile.
Non durò quanto il primo, ma fu un bacio più consapevole e pregno di affetto che, se possibile, riuscì a far sobbalzare ancora di più il cuore a Taehyung. Jungkook aveva uno straordinario odore di tabacco da fumo, dolcissimo e acre allo stesso tempo e se avesse potuto distillarlo e usarlo come profumo, lo avrebbe indossato ogni giorno della sua vita.
«Ce ne saranno tanti come noi?» Domandò il ragazzo, rapito dai pensieri.
Jungkook esitò.
«Non saprei, so solo che le famiglie con il dono cercano di passare inosservate e di mantenerlo all'interno della loro cerchia.»
«Quindi ne esistono altri.»
«Non per molto se continuano con questa storia dei matrimoni tra consanguinei.»
«Se si trasmette così allora... mio padre...»
«È tua madre.» Asserì Jungkook.
«Mia madre.» Ripeté l'altro meccanicamente.
«Il mio vecchio mi ha detto che doveva sposarsi con lui, sono cugini alla lontana o qualcosa del genere.»
Le labbra di Taehyung formarono una O.
«Ma quindi siamo parenti.» Affermò con voce disgustata, ma senza staccarsi dall'altro.
«Sì, di 16° grado più o meno.» Ridacchiò Jungkook.
Taehyung ne fu sollevato e lo strinse un poco.
«E perché non si sono sposati alla fine?»
«A quanto ho capito scappò con tuo padre a un certo punto e si sposò con lui.»
«Ottima scelta.» Commentò lui sarcastico.
«Non so che gli è successo, me ne hanno sempre parlato come un uomo amabile.»
«Avrei da ridire.» Sghignazzò il ragazzo.
Jungkook gli lasciò un bacetto sui capelli arruffati.
«Andiamo?» Domandò.
«Sì.»
Un profondo senso di solitudine lo attanagliò mentre dava quella risposta. Come fosse stato sopra una nuvola fino a quel momento per poi essere scaraventato giù, ora ritornava violentemente alla realtà dove non c'era spazio per carezze e baci di ogni sorta.
Il suo cuore si strinse e divenne pesante come un macigno.
«Che facciamo adesso?» Domandò turbato mentre si alzava.
«Fingiamo. Mi sembra l'unica soluzione.»
Ci fu qualche momento di silenzio, nel quale si guardarono intensamente negli occhi, poi si abbracciarono più forte che poterono.

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