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Jungkook uscì dalla stanza in tarda mattinata, lasciando un Taehyung dormiente e stremato.
In testa gli ronzavano una miriade di pensieri, ma il più urgente era farsi un bagno per non essere scoperto da Chaerin che stranamente non si era ancora fatta viva.
Il calore di un omega non passava mai inosservato per nessun lupo, a qualsiasi classe questo appartenesse e Jungkook lo sapeva bene, perciò era uscito con circospezione e si era infilato il più velocemente possibile nelle sue stanze.
Aveva mezz'ora di tempo per presentarsi in aula e fingere con il signor Choi di non sapere il motivo dell'assenza del ragazzo e non aveva intenzione di procrastinare oltre per non rovinare la sua copertura.
Riempì velocemente la vasca e provò a ignorare il più possibile l'acqua gelata mentre si strofinava energicamente con la saponetta.

«Buongiorno signor Choi.» Salutò educatamente entrando nella stanza.
Guardò distrattamente fuori mentre l'altro ricambiava l'augurio.
«Tutto bene signor Jeon?»
«Come? Ah sì, ero preoccupato... per il tempo.»
«Già, non hanno un bell'aspetto quelle nuvole, dovremo accendere le candele già dal pomeriggio quest'oggi.»
Jungkook era visibilmente teso: sentiva Taehyung che doveva essersi risvegliato e percepiva il suo odore irresistibile che non faceva altro che aumentare. La sua fronte si imperlò.
«Suvvia non avrà paura dei temporali.»
Osservò l'uomo mentre si sedeva al suo solito posto.
«Io... no, sono preoccupato p-per... il signor Kim che è fuori.»
«Oh starà bene: un uomo come lui ha sempre un tetto sotto cui ripararsi e un pasto caldo se necessario.»
«B-bene.» Gli sorrise cereo in volto e sudaticcio, come stesse per svenire.
«Si sente bene?» Domandò con tono indagatore.
«Non molto in effetti ho... problemi intestinali da questa notte.» Era sicuro che quel biscione in abito scuro non avesse proprio voglia di indagare ulteriormente su argomenti riguardanti scarti pari suoi e così fu.
«Oh capisco, Enza fa un ottimo brodo di riso se le serve.»
«Penso che a pranzo approfitterò, grazie.»
«A proposito del pranzo, non è un po' tardi? Dove-»
La porta si aprì e comparve Chaerin.
Era calma e composta come suo solito, i lunghi capelli biondi erano tutti intrecciati in una crocchia tirata che le affilava ancor più lo sguardo.
«Buongiorno signori, scusate il disturbo.»
Il signor Choi si affrettò a scattare in piedi e fare un breve inchino.
La donna lo guardò come si guarda uno scarafaggio, poi si rivolse a Jeon: «Mio figlio sta di nuovo male, non potrà venire a lezione fino alla prossima settimana.»
La sua voce era fredda e laconica e i suoi occhi sembravano volerlo passare ai raggi x.
«M-mi dispiace.» Balbettò Jungkook simulando tutta la sorpresa di cui era capace.
«Tutto bene? Non ti starai ammalando anche tu?» Domandò poi, causandogli un ulteriore aumento della sudorazione.
«Oh ha un'influenza intestinale, nulla che un po' di brodo di riso non possa risolvere.»
Jungkook- se possibile- sbiancò ulteriormente.
«Certo, un'influenza intestinale...» La donna socchiuse gli occhi.
«Signori visto che non si terrà la lezione, io tornerei ai miei impegni. Con permesso.» Così dicendo l'uomo si defilò lasciandoli soli.
Chaerin a quel punto entrò e chiuse la porta dietro di sé, andando come una furia verso il ragazzo che indietreggiò fino a sfiorare la finestra.
«Che cazzo hai fatto?»
«Che ho fatto?» L'odore di Taehyung lo stava mandando fuori di testa, non riusciva nemmeno più a fingere. La voce gli tremava e le sue mani erano sempre più sudate e bianche.
«Ringrazia che mi sono svegliata tardi stamattina e non ti ho beccato con le mani nella marmellata.» Stava alzando un po' troppo la voce e se ne rese conto.
«M-marmellata? Non c-capisco.»
«Falla finita! Sono entrata in camera di mio figlio cinque minuti fa e c'era il tuo odore dappertutto.»
«Io non...» Aveva il fiatone e non riusciva più a trattenersi.
«Che cazzo ti salta in testa?»
«Possiamo ridisc-»
«E smettila di buttare fuori quel tuo odore disgustoso, non funziona con me.»
«N-non ce la faccio.» La sua voce mutò repentinamente e gli occhi gli cambiarono colore. «Possiamo per favore parlarne più tardi?»
«S-sì.» Rispose la donna stupita e atterrita da quel tono dominante che aveva usato con lei. Annusò l'aria, poi aggiunse rassegnata: «Tanto ormai il danno è fatto, va' pure. Stasera vedi di presentarti per cena.»

Il cielo era plumbeo, l'aria umida e la terra sprigionava il suo intenso odore in tutta l'aria circostante. Il suono di tuoni lontani giungeva dal primo pomeriggio alle sensibili orecchie degli abitanti di quella magione, l'elettricità nell'aria faceva loro rizzare i peli sul collo. Gli uccellini avevano smesso di cantare, un vento inesorabile sferzava gli alberi del giardino circostante all'abitazione e portava nuvole nere gonfie di pioggia.
Cominciò come un ticchettio sulle foglie, poi divenne un diluvio con saette e lampi assordanti.
Marla guardava fuori dalle finestre della sala da pranzo, mentre in mano aveva una zuppiera semivuota.
Il suo volto contratto era debolmente illuminato dalla calda luce delle candele.
«Il signore starà bene?»
«Starà meglio di noi sicuramente.» Rispose Chaerin pulendosi la bocca.
«Certamente.» Concordò. Per un istante sembrò ipnotizzata dalla bufera, poi strizzò gli occhi e tornò in quella casa. Uscì velocemente dalla stanza in penombra e chiuse la porta dietro di sé.
Chaerin sospirò, poi guardò di fronte a sé dove sedeva Jungkook.
Per qualche momento si udì solamente il frusciare dei tovaglioli e il picchiettio delle pesanti gocce d'acqua sul tetto e sul fogliame.
«Dunque...» Esordì la donna controvoglia. «Cosa hai intenzione di fare adesso?» Bevve un bel sorso di vino rosso dal suo calice bordato d'oro.
«R-riguardo a cosa?» Rispose il ragazzo.
Sapeva che prima o poi l'argomento sarebbe venuto fuori, ma sperava in fondo in fondo che tutto quel vino avesse fatto dimenticare la questione a Chaerin.
«Riguardo al bambino naturalmente.»
«Non c'è nessun bambino.» Asserì Jungkook con sicurezza.
La donna lo guardò in tralice mentre si riempiva nuovamente il bicchiere e le sue gote, già rosa per l'alcol, si arrossarono ancora.
«Impossibile. Mi vuoi far credere che vi siete solo guardati negli occhi?»
Stavolta ad arrossire fu lui.
«N-no, ma non c'è nessun bambino.»
«Va bene, i dettagli non mi interessano, ma sappi-» Bevve un altro sorso. «Sappi che se questo dovesse rivelarsi falso, io ho molte conoscenze.»
«Che significa?»
«Posso fare in modo di proteggere la vostra reputazione, sia che vogliate farlo nascere sia che non vogliate.»
Jungkook la guardò sbigottito.
«V-va bene, ma per ora non c'è bisogno.»
«Continuo a chiedermi -» Bevve ancora. «Com'è possibile che sia andato in calore nonostante i soppressanti.»
«Forse ha smesso di prenderli.»
«Impossibile, ho controllato la sua scorta ogni giorno fino a ieri.»
«Non è comunque detto che li abbia assunti.»
«Tu sentivi il suo odore?»
Jungkook ci pensò su qualche momento.
«In effetti no, non fino a ieri notte.»
«Questi rimedi sono imprevedibili, hanno funzionato su di me per tutta la vita e non possono niente contro un ragazzino.» Buttò giù un altro sorso.
«Ho letto che a volte funzionano di meno con un alpha nelle vicinanze.»
«Può darsi, ad ogni modo c'è un'altra cosa della quale volevo parlarti.»
Strusciò la sedia all'indietro per allontanarsi dal tavolo e si posizionò un po' più comoda. Le sue gote erano ormai scarlatte, faticava leggermente a parlare e faceva molte pause tra una parola e l'altra.
«Mio marito non dovrà mai e poi mai sapere, di questo sei consapevole spero.»
«S-sì.»
«Molto bene. Perciò... ehm... non voglio vedere scenate di nessun tipo per nessuna ragione.» Si versò altro vino.
«Certo che no, perché dovrebbero essercene?» Sorrise, ma Chaerin non ricambiò e bevve ancora.
Jungkook si stranì e chiese di nuovo: «C'è qualche motivo per cui me lo dice?»
«N-no.» Balbettò la donna in modo poco convincente.
«Signora Kim, la prego di essere onesta.»
Lei lo osservò con aria assente, poi disse: «Oh ma che m'importa.»
Jungkook si ritrasse a quell'esclamazione inattesa.
«Mio marito sta girando da qualche tempo-» Svuotò il calice. «Vuole combinare un matrimonio e penso che questa volta ci sia riuscito.»
Jungkook prese quelle parole come si prende un calcio in faccia. Si sentì mancare la terra sotto ai piedi e il petto gli sussultò.
Abbassò il capo e domandò: «Tra quanto?»
«Un paio di mesi se tutto va bene.» La sua voce era impastata e non riusciva più a mantenere il contatto visivo con il ragazzo.
Jungkook ringraziò il fatto che fosse mezza ubriaca, in questo modo non poteva vedere i suoi lucciconi.
«Sembra una brava ragazza, di sicuro ha una buona dote.» Continuò.
Jungkook non rispose, finì l'acqua che aveva nel bicchiere e si congedò.

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