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Taehyung scoprì ben presto che il signor Jeon era un insegnante ben poco flessibile a dispetto della sua giovane età e che le lezioni si svolgevano sì tre volte a settimana, ma che i restanti giorni erano dedicati agli esercizi pratici e ai test.
L'uomo viveva con loro da solamente una settimana, ma Taehyung l'aveva visto talmente spesso che gli sembravano trascorsi dei mesi.
Il lunedì era dedicato al test riassuntivo della settimana trascorsa e nel pomeriggio andavano nel boschetto per fare esperienza pratica di botanica, il martedì e mercoledì c'era lezione tutto il giorno, il giovedì esperienza pratica e il venerdì di nuovo lezione.
Il ragazzo aveva a malapena il tempo di pettinarsi velocemente e mangiare, poiché il signor Jeon aveva già minacciato di riferire al signor Kim i prossimi ritardi. Nel fine settimana ovviamente doveva chiudersi nello studio e sobbarcarsi pile di documenti arretrati così le sue escursioni notturne cessarono di conseguenza. Non che i giardini e il bosco gli mancassero, visto che ci andava con Jeon e a quel punto non sapeva nemmeno se avevano conservato ancora quel fascino che lo spingeva a sgattaiolare via per recarvisi. Oramai ogni volta che vedeva un albero, si ripeteva esattamente la specie, la sottospecie e a che punto del suo ciclo vitale si trovava. Nonostante ne fosse circondato, aveva raggiunto la consapevolezza di non averli mai conosciuti a fondo.
«Ti ho fatto una domanda.» Una voce familiare e ferma lo strappò da quei pensieri. «Ci sei solo tu in questa stanza, non capisco come riesci a distrarti ugualmente.» Continuò.
«Mi scuso, sono solo... stanco.» Forse non era la parola più adatta, ma fu l'unica che riuscì a trovare in quel momento.
«È solo lunedì, andiamo bene...» Sospirò il signor Jeon.
«È solo che non-»
«Ti ho fatto una domanda.» Lo interruppe l'istitutore impaziente.
«Senza bussola in un bosco, riconosciamo il nord dal muschio.»
«No, ti ho detto che è notte.»
«Dalle stelle.»
«È tu pensi di riuscire a vedere le stelle con il cielo coperto dalle chiome?»
Taehyung non rispose e l'uomo continuò: «Mi sembra che manchi un po' di concentrazione qui, volevi sapere dei sezionamenti ma non arriveremo mai a quel punto con questo atteggiamento.»
«Ho passato il fine settimana a lavorare per mio padre e non ho ripassato, mi scuso.» Taehyung stava cominciando a innervosirsi, quell'uomo viveva con lui: possibile non si rendesse conto di chiedere troppo?
«Lo so, infatti stamani non stiamo facendo il test per questo motivo, ma pare che la clemenza non funzioni con te.» I suoi occhi apparivano lucidi di una collera mal celata, ma la sua voce era piatta come ogni volta che si intestardiva nel sottoporlo a una inutile ramanzina. Taehyung invece avrebbe voluto sentire il tono concitato di quando gli raccontava di piccoli insetti e funghi, l'amore con cui descriveva ogni peculiarità delle specie prese in esame era tanto che a volte sembrava perdersi nel suo mondo e dava l'impressione di parlare con se stesso più che con uno studente.
Forse era per la tanta passione che rivolgeva a quegli argomenti che si arrabbiava così quando Taehyung dimostrava di non condividerla. Tuttavia nell'ottica del ragazzo, non c'era stato mai niente per cui aveva mai avuto tanto interesse come per quelle lezioni, che gli permettevano di esaminare universi sconosciuti vicini e lontani, attraverso i quali fantasticare su come sarebbe stata la sua vita se fosse nato fungo, cirripede o scutigera.
«Mi dispiace, non accadrà più.» Si scusò nuovamente evitando di incrociare lo sguardo minaccioso del signor Jeon.
«Mi sembra il minimo.» Ribatté lui stizzito ma visibilmente più calmo.
«Oggi facciamo lezione fuori allora, visto che non hai studiato mi sembra inutile andare avanti con la teoria.»
«Ma mi ha fatto una sola domanda.»
L'istitutore lo ignorò, ricompose i suoi libri e si diresse verso l'uscita mentre Taehyung lo seguiva in silenzio.
«Ho fatto portare qui dal magazzino del grano una specie che ti piacerà.» Gli spiegava esaltato mentre scendevano le scale, era un'altra persona rispetto a dieci minuti prima. «È un mammifero estremamente più intelligente di quanto si possa pensare e il tuo obbiettivo per questa settimana è di insegnargli dei giochetti. Serve più per uno studio che sto conducendo in realtà, ma sarà divertente e quando avrai finito se vorrai te ne parle-» Si interruppe appena davanti al portone. «Buongiorno signor Kim, signora.» Salutò i genitori di Taehyung inchinandosi tanto che i capelli gli coprirono la fronte.
«Buongiorno Jungkook, ci è dispiaciuto non averti a colazione.»
«Chiedo venia signori, ero occupato con delle pratiche irrimandabili, scartoffie da compilare per l'università sapete...» Ridacchiò imbarazzato: lo faceva spesso quando doveva giustificarsi di fronte al padre di Taehyung, come se provasse una sorta di disagio nel conversare con lui. Al ragazzo questo atteggiamento divertiva non poco, soprattutto dopo aver ricevuto una delle sue rimbeccate.
«Certo certo, be' spero di vederti per la cena voglio essere aggiornato sui progressi di mio figlio.»
«Senza dubbio signor Kim, buon lavoro.»
L'uomo uscì e così fecero Jungkook e Taehyung, diretti verso la cascina sgangherata in cui venivano stipati il grano e la farina.
Il sole era già alto nel cielo e l'aria fresca e umida fece pizzicare le narici di Taehyung. Le foglie che l'autunno rubava ai rami scivolavano sull'erba bagnata di rugiada, trasportate da una piacevole brezzolina, danzavano in circolo di fronte ai loro occhi infastiditi dalla luce improvvisa che dentro casa non c'era.

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