18.

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«Dobbiamo parlare.» Jungkook restò spiazzato nel vederlo entrare così frettolosamente pronunciando quelle parole in tono tanto risoluto.
«Sì, lo so.»
«No non lo sai.» Lo guardò con occhi che non lo vedevano.
«Ci diamo del tu adesso?» Gli sorrise. «Siediti.»
«Mi dispiace, ma io... ci ho pensato tutta la notte. Devo avere spiegazioni.»
«Le avrai, adesso però vorrei che tu imparassi a smettere di spruzzare ovunque questo odore, perché non ce la faccio più .» Così dicendo si avvicinò alla finestra più grande e la spalancò.
«Odore?» Si annusò prima la maglia e poi di nascosto un'ascella. «È il mio solito odore.»
«Devi imparare a modularlo Tae, non può uscire fuori in questo modo ogni volta che riconosci un lupo, è pericoloso.»
«Non capisco.»
Jungkook sospirò.
«Hai ragione, ieri sera non sono stato molto esaustivo.» Si tolse gli occhiali e si massaggiò il naso, mentre poggiava il sedere sulla cattedra.
«Allora dove eravamo rimasti...»
«Ai licantropi.» Ridacchiò il ragazzo.
«Grazie... comunque... siamo più forti degli esseri umani e abbiamo i sensi maggiormente sviluppati. Possiamo persino ibridarci con loro e tu ne sei un esempio fulgido.» Si interruppe un secondo per osservare i suoi occhioni castani imbambolati verso di sé. Lo stomaco gli si smosse.
«E poi ehm, possiamo anche trasformarci in lupi con il giusto allenamento.»
«Trasformarci? Tipo libellule?»
«Sì, ma non in modo definitivo, poi possiamo tornare umani.»
La bocca carnosa del ragazzo aveva formato una "O" e sembrava più perso che mai in quelle fantasie. Jungkook sentì di volerlo stringere a sé, di dirgli che non doveva avere paura perché lui era lì. Deglutì, la sua gola si era seccata e l'odore di camelia non si decideva a scomparire.
«Ehm comunque la questione odori...»
«Io adesso sento il tuo signor Jeon.» Gli fece notare Taehyung, mentre le gote prendevano una lieve tinta rossa.
«Oh sì scusa, mi sono distratto.» Prese un respiro profondo. «Allora: ogni lupo ha il suo odore come per le persone, solo che noi riusciamo a comunicare informazioni attraverso questo meccanismo.»
«Come fanno gli animali?»
«Esattamente. Gli altri riescono a capire il genere d'appartenenza e lo stato d'animo per esempio, ma si può usare anche come marcatore.»
«Chiaro, ma come si fa a usarlo?» Jeon si alzò e gli si mise dietro.
«La tua ghiandola è qui.» Gli disse piano, mentre toccava la piccola protuberanza che il ragazzo aveva sulla noce del collo. «La senti? È come un muscolo: devi imparare quali fili far muovere per utilizzarla consapevolmente.»
«Che significa?» Sussurrò il ragazzo, era estasiato dal tocco del suo insegnante in quel punto preciso, la pancia gli fece una capriola e il cuore accelerò.
«Piano! Piano, Taehyung non ce la faccio così.» Lo avvertì tirandosi indietro e tappandosi il naso. «Devi imparare a controllarla, diciamo tipo ehm... le sai muovere le orecchie?»
«S-sì.»
«Ecco, ti ricordi quanto tempo ci hai messo prima di riuscire a tirare il filo giusto?»
«Sì, ma come lo sa-»
«Oh impariamo tutti così perché non è un gesto che ci viene naturale, così come il controllo dell'odore.»
«Devo tirare il filo giusto.» Si ripeté cantilenando.
«Sì, ma adesso la cosa più importante: le classi. Sono tre: alpha, beta e omega. I primi sono notoriamente i più forti, muscolosi, aggressivi e i più scemi a mio parere, togliendo me stesso. Di solito proteggono i branchi di beta e omega, ma più spesso li assoggettano alla loro volontà.»
«Tu sei uno di loro?»
«Sì, ma non prendermi per un buzzurro. Non è colpa mia: ci sono nato così.»
«No che non ti prendo per un buzzurro.»
Jungkook esitò distraendosi di nuovo sull'espressione contrariata di Taehyung.
«Ad ogni modo è questo il motivo per cui è pericoloso quello che fai: non tutti gli alpha sono persone per bene, molti proverebbero a prenderti con la forza sentendo il tuo profumo.»
Il ragazzo abbassò il capo annebbiato dai pensieri e di nuovo percepì chiaro il profumo di mandorla che lo mandò in brodo di giuggiole.
«Concentrati!» Si impose mentalmente.
Strizzò gli occhi e si toccò il punto indicato da Jeon poco prima. Tentò di rilassare e contrarre i muscoli di quella zona, ma quello che ottenne fu un singulto vicino a sé.
Aprì le palpebre e vide il signor Jeon che si tappava nuovamente il naso e lo guardava come volesse mangiarlo vivo.
«Andiamo fuori per favore.» Ordinò con voce nasale, sembrava calmo ma era rosso fino alla punta delle orecchie.
«N-non volevo.»
Presero i cappotti e uscirono in religioso silenzio, ignorando persino il signor Choi che come suo solito gironzolava non casualmente da quelle parti.

Taehyung si era sforzato tutta la mattina per cercare quel dannato filo da tirare, ma aveva ottenuto soltanto che il signor Jeon tagliasse la corda a un certo punto.
Non aveva idea di come fare per raggiungere il proprio scopo, non senza Jungkook: lui era troppo abituato a quell'odore e non riusciva molto bene a distinguerlo a meno che non raggiungesse vette critiche. Ed era stato durante una di queste che Jeon aveva dato forfait, non reggeva più il suo lupo e malgrado la nonchalance con la quale si era congedato, si capiva benissimo il suo malessere.
D'altronde aveva sopportato quell'agonia per quasi un mese, come biasimarlo se iniziava a dare segni di cedimento?
Dal canto suo l'insegnante ce la stava mettendo tutta, capiva la situazione di Taehyung, ma voleva anche parlarne ai genitori perché si rendeva conto di non poterla gestire da solo. Così aveva fatto, proprio il giorno stesso durante il pranzo.
«Vostro figlio non ha idea di essere un lupo.» Aveva esordito con tono accusatorio.
I loro visi funerei confermarono le loro colpe.
Il signor Kim posò rumorosamente forchetta e coltello, lo guardò minaccioso e proferì: «Nemmeno dovrà mai saperlo.»
Chaerin abbassò il capo e disse piano: «Non riuscirai a nasconderglielo a lungo.»
Il marito la guardò quasi divertito.
«Tu sei riuscita a nascondermelo molto bene mi pare.»
«Non tirare fuori questa storia, sono passati dieci anni.» Una lacrima le attraversò la gota sinistra.
«La tiro fuori invece perché, se l'avessi saputo prima, adesso non avrei un figlio così.» Le urlò.
«È tuo figlio.» Rispose la donna singhiozzando.
«È tuo figlio. Il figlio che tanto hai voluto portando via a me il primo erede maschio degno di questo nome.» La sua furia era incontenibile, sputacchiava e continuava a puntare il dito verso la moglie.
«È un bravo ragazzo, intelligent-»
«È una cagna Chaerin! Un buono a nulla che ad andare bene non mi darà eredi, ad andare male troverà un altro invertito come lui e rovinerà il mio nome.»
La donna non aveva la forza che per piangere, mentre il signor Kim si alzava da tavola rumorosamente e usciva dalla sala con fare sprezzante.
Jungkook era rimasto di sasso e non poté far altro che tentare di consolare Chaerin.
«I-io non volevo causare tutto questo, mi dispiace.»
«Tranquillo, non è colpa tua. So che vuoi aiutarlo Jungkook.» Sussurrò dolcemente, facendolo arrossire. «Vedo come lo porti in giro e com'è più sereno da quando sei qui.»
«Io... faccio del mio meglio ma non posso aiutarlo ora.» Confessò Jeon amaramente. «Spruzza feromoni continuamente, non riesco ad averci a che fare con serenità.»
Chaerin sgranò gli occhi imbrattati di trucco sciolto e la scenata appena avvenuta parve scomparire totalmente dai suoi ricordi.
«Impossibile.» Decretò, poi si alzò rapidamente e fece per correre fuori, ma Jungkook la fermò.
«Aspetti, dove va?»
«Lui prende... delle vitamine.»
«Sì, me l'ha detto.»
«Forse non vanno bene, devo fargliele cambiare.»
Il suo volto era una maschera di terrore.
«Che c'entrano le vitamine con quello di cui stavamo parlando?» Domandò con un terribile sospetto. «Non saranno forse...»
«Sì.» Affermò con sguardo folle. «E se non funzionano devono essere sostituiti o a breve entrerà in calore.»
Jungkook provò un profondo disgusto per quella donna, forse più di quello che aveva provato per il marito.
«Che sta facendo a suo figlio?» Il tono era incredulo.
«Non c'è altro modo.»
«Quella roba è pericolosa! Siete impazziti?»
«Tu sei pazzo se pensi di potermi parlare in questo modo ragazzino.» Gli si avvicinò minacciosa. «E se credi che mio marito accetterà mai di avere un invertito per figlio.»
Così dicendo lasciò la stanza di fronte a un Jungkook esterrefatto e preoccupato.
Adesso capiva a pieno come mai Taehyung si fosse più volte rifiutato di aprirsi con i genitori e aveva maturato la consapevolezza di essere l'unica persona sana di mente là dentro in grado di dargli una mano.
Tornò a sedere, finì quello che gli era rimasto nel piatto e si lasciò la sala alle spalle a sua volta.
Appena voltato l'angolo, vide il volto unticcio del signor Choi venirgli incontro raggiante.
Portava una delle sue palandrane verdi che ben si abbinava al suo temperamento da serpe.
«La vedo scosso Jeon. Tutto bene a pranzo?»
«Certo. Spero il suo sia stato altrettanto gradevole.» Gli sorrise talmente falsamente che ebbe il timore di palesare la sua menzogna.
«Oh è stato decisamente più calmo.» Una smorfia di scherno gli trapelò in volto. «Piuttosto sono stato informato dal signor Kim che sono sorti dei problemi con il ragazzo.»
«Oh fanno parte dell'età, sa com'è.»
«Lo so.» Il suo volto si fece funereo, ma forse si trattava solamente di un'espressione compiaciuta. «Per questo sono stato autorizzato a supervisionare le sue lezioni, volevo che lo sapesse prima di avere la sorpresa questo pomeriggio.» Mostrò i denti trionfante.
«Bene, allora ci vediamo più tardi. Buona continuazione.»
Proseguì lungo il corridoio dissimulando la rabbia che lo mangiava, almeno fino al suo studio.

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