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I primi giorni di scuola passarono in fretta e jisung e felix diventarono sempre più uniti.

Felix voleva farsi qualche altro amico, ma nella sua classe non c'era nessuno che gli sembrasse poi così particolarmente simpatico, e andare in giro per la scuola a chiedere a gente sconosciuta di fare amicizia... beh non era un'ottima idea, qualcuno avrebbe potuto farsi strane idee.

D'altro canto, jisung era dalla prima superiore che voleva fare amicizia con qualcuno in quell'istituto, ma l'unico amico che si era fatto era al suo terzo anno.

<Cavolo sono di nuovo in ritardo!> pensò tra sé e sé il biondo mentre correva a più non posso verso la sua classe. Lo zaino in spalla e il libro di matematica tra le mani. E proprio quando guardò di scatto l'orario sull'orologio che teneva al polso, finì addosso a qualcuno.

Cadde all'indietro per terra, rischiando per poco di battere la testa.

"Oddio scusami tanto, non ti avevo visto! Ti sei fatto male?" chiese una voce maschile, quella del ragazzo con cui si era appena scontrato involontariamente.

Jisung si massaggiò leggermente la nuca, con gli occhi ancora chiusi, per aprirli dopo pochi istanti. In piedi davanti a lui c'era un ragazzo dai capelli corti e mori che gli porgeva una mano, uno sguardo preoccupato sul volto. Ora che ci pensava bene, non pensava di averlo mai visto lì.

Ad ogni modo, raccolse ciò che gli era caduto per poi afferrare la mano del ragazzo e rialzarsi da terra.

"Stai bene? Scusami tanto di nuovo, giuro che non ti avevo visto"

"Oh, sta tranquillo, non mi sono fatto nulla"

"Menomale. Comunque piacere, mi chiamo seungmin" disse sorridendogli, porgendogli poi la mano, ma questa volta per stringergliela in segno di presentazione.

"Jisung, piacere mio" ricambiò il sorriso e gli strinse la mano, per poi poco dopo porre fine a quella presa.

"Non ti ho mai visto qui, come mai? Sei nuovo per caso?" chiese jisung.

"Diciamo di sì, più o meno. Fino all'anno scorso stavo nell'altra sede, ma poi ho deciso di cambiare indirizzo e perciò questi sono i miei primi giorni in una nuova classe. Ancora non riesco ad orientarmi bene però"

"Ohh, capisco. Ti ricordi dov'è la tua aula?"

"Ad essere onesto no, la stavo cercando adesso"

"Se mi dici qual è potrei aiutarti, magari so dove si trova"

"Davvero? Grazie mille! È la 3G"

"Hey, abbiamo la stessa età! Comunque è appena di fianco alla mia classe. Vieni, ti accompagno"

"Grazie infinite"

Seungmin fece un piccolo inchino a jisung, per poi iniziare a camminare fianco a fianco. Si era tranquillizzato sapendo che non era l'unico in ritardo quel giorno. 

Durante il tragitto verso le due aule parlarono un po', fin quando non arrivarono. Entrambi si fermarono un attimo, prima di entrare nelle rispettive classi.

"Ascolta, ti dispiace se all'intervallo ti presentassi un mio amico, jeongin? Sembri un tipo simpatico, penso che piaceresti anche a lui!"

"Certo, mi farebbe piacere! A proposito, anch'io vorrei presentarvi un mio amico, se possibile. Si chiama felix"

"Certo, non c'è alcun problema! Allora ci vediamo"

"Certo, a dopo seungmin!"

"A dopo jisung!"

Così si salutarono con un cenno della mano e dopo che seungmin entrò in classe jisung fece lo stesso.

"Han, perché è in ritardo?" chiese la professoressa di matematica non appena lo vide.

"Oh, emh, sì mi scusi, il fatto è che mi sono svegliato tardi e pochi minuti fa mi sono imbattuto in un ragazzo che non si ricordava dove fosse la sua classe, visto che sono i suoi primi giorni qua, fino all'anno scorso stava nell'altra sede, e perciò mi sono offerto di accompagnarlo" cercò di spiegare il più in fretta possibile.

"Mmh d'accordo, sembra credibile. Per oggi sei perdonato, ma la prossima volta non la farai tanto franca"

"Sì, mi scusi ancora" detto ciò jisung fece un inchino e poi andò a sedersi affianco a felix, salutandolo.

"Uh uhh, il secchione viene sgridato dall'insegnante? Cavolo jisung, mi cadi in basso così!" disse minho sarcasticamente.

"Oh avanti minho, smettila"

"Cos'è che hai detto?"

"Che devi smetterla"

"E perché mai dovrei?" jisung iniziava a sentire lo sguardo pressante dell'altro su di sé, provocandogli un certo disagio.

"Perché n-non sono un secchione, ho solo una buona memoria e perciò ho buoni voti. Perciò c-chi se ne importa se per una volta vengo sgridato perché sono in ritardo"

"Ah sì? Dici sul serio? Allora perché continui a balbettare?"

A quello jisung non sapeva rispondere. O meglio, non voleva rispondere. 

<perché sento il tuo sguardo opprimente su di me> questo voleva dirgli, ma fece finta di nulla.

"Pff, lo sapevo. Non credi neanche tu a ciò che dici, è per questo che balbetti" jisung non poté fare a meno di sentirsi inferiore a minho.

Diciamo che per il resto delle prime tre ore andò tutto bene, tutto come al solito. 

Mentre i professori spiegavano, jisung ascoltava e prendeva qualche appunto, poi appena c'era il cambio d'ora ne approfittava per parlare del più e del meno con felix, ma intanto riusciva a sentire minho e hyunjin fare commenti poco carini e anche qualche battutina su di lui.

Avrebbe voluto rispondergli a tono, provare a tenergli testa, ma la paura lo bloccava ogni volta. Non aveva mai osato dirgli niente, e aveva paura che se un giorno o l'altro lo avesse fatto, sarebbero potuti arrivare al punto di mettergli le mani addosso.

Dunque, ogni volta che succedeva una cosa del genere prendeva un bel respiro profondo e cercava di non dargli ascolto, pensando a cose carine, piacevoli, che lo facessero felice.

Ad esempio pensava a quanto volesse tornare a casa per mettersi a cantare qualcuna delle sue canzoni. In particolare, gli piaceva molto rappare, ma anche a fare le voci alte non era per niente male. Anzi, era a dir poco sbalorditivo.

Però, questa tecnica del pensare a qualcosa che lo rallegrasse, di certo non funzionava per tutto il tempo.

Voglio dire, anche se in quel preciso momento non dava troppo peso alle cose che gli dicevano, alla notte tutto si lasciava andare. Quelle parole dette su di lui gli tornavano in mente e questa volta non riusciva a controllarle. Gli tornavano in mente anche le facce dei tre ragazzi che ridevano.

Tre ragazzi e non due perché c'era di mezzo anche seo changbin, aveva un anno in più di lui.

Quasi tutte le sere, jisung si richiudeva in camera e, raggomitolato sotto le coperte, piangeva.

Piangeva per tutte le cose brutte che gli dicevano. Piangeva perché iniziava a pensare che forse avessero veramente ragione, e forse era veramente come dicevano loro dopotutto.

Ogni volta teneva una mano sulla bocca e l'altra sullo stomaco, a volte entrambe nei capelli.

Una mano sulla bocca per non far sentire ai suoi genitori che stava piangendo, e una sullo stomaco perché gli faceva male.

Quelle poche volte che le teneva nei capelli, invece, non c'era un vero e proprio motivo. Più che altro le teneva lì quando tutte quelle vocine nella sua testa iniziavano a mandarlo in crisi e non sapeva cosa fare. Le teneva lì come se volesse che stessero zitte, ma mai era accaduto.

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