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Erano le 14:55 del giorno seguente.

Jisung era seduto sul divano, si stava mettendo le scarpe.

Il cuore gli batteva all'impazzata.

Forse perché avrebbe rivisto minho? O perché avrebbero cercato di chiarire la situazione? O perché, forse, aveva paura che non sarebbero più tornati come una volta?

Non lo sapeva. Non lo capiva.

Per il momento aveva parlato di quell'incontro con minho solo a sua madre, ai suoi amici avrebbe raccontato tutto solo una volta chiusa quella situazione e sistemato tutto. O, magari, peggiorato tutto.

Uscì così di casa, portandosi dietro un mazzo di chiavi.

Camminava per strada con il naso arrossato dal freddo, un enorme sciarpa legata intorno al collo e una cuffia non aiutavano per nulla a diminuire il freddo, nonostante fosse comunque agitato.

Un paio di minuti dopo, quando arrivò nel posto prestabilito dal maggiore, lo trovò seduto su una panchina poco più in lontananza con le mani in tasca e lo sguardo fisso a terra sulle sue scarpe.

Jisung prese quindi un respiro profondo e lentamente, passo dopo passo, si avvicinò a minho.

Quest'ultimo, sentendo il rumore dei passi venire verso di lui, alzò lo sguardo e si sorprese nel vedere il minore proprio lì davanti a lui.

Non si aspettava che sarebbe venuto, pensava che non avrebbe più voluto risolvere le cose, non vederlo più, e invece eccolo lì.

Il giorno di natale, con un freddo assurdo, in piedi in un misero parchetto che ormai quasi nessuno conosceva o perlomeno non ci andava mai, per parlare e risolvere la situazione con un ragazzo che lui credeva avesse solo giocato con i suoi sentimenti per tutto quel tempo.

"Hey" lo salutò minho timidamente, alzandosi in piedi.

"Hey" rispose jisung.

"Vuoi andare in un bar, o comunque in un posto al chiuso?" chiese poi il maggiore, notando come jisung cercasse sempre di tenere il suo volto più coperto possibile con quella sciarpa.

"No non preoccuparti, sto bene così. Ma se tu hai freddo possiamo andare lo stesso"

"Oh no no tranquillo, io non ho freddo" 

Jisung fece quindi un piccolo cenno con la testa.

Minho quindi si risedette sulla panchina, invitando il minore a fare lo stesso.

"Beh, allora... credo di doverti dare delle spiegazioni, no?" chiese il moro voltandosi quindi verso jisung, fissandolo dritto negli occhi.

"Sì, sarebbe una bella cosa"

"Va bene. Allora, sarò sincero: inizialmente, avevo deciso con changbin e hyunjin di farti appunto uno scherzo, ovvero il giorno in cui sono venuto a casa tua per il lavoro di storia, diciamo che avrei dovuto fare sesso con te e poi non calcolarti più, tanto per il divertimento di vederti stare male, immagino... E ammetto che era una cosa da fottuti stronzi"

"Sul serio? E perché ti sei fermato allora? Sembrava pure che ti importasse di me in quel momento" rispose jisung mettendosi a ridere in modo sarcastico.

"Non ridere jisung, perché è esattamente come hai appena detto. Prima volevo essere sicuro che non fosse la tua prima volta, ma quando invece mi hai detto che lo era... beh non riuscivo a farlo, poi mi sarei sentito troppo in colpa"

"E quindi? Il lavoro di storia lo avevamo comunque finito, potevi benissimo andartene. Oh, aspetta, o forse hai comunque continuato con il tuo scherzetto?"

"No jisung, non è per nulla così. Vedi, non so come e perché sia successo, non so come spiegartelo, ma... dopo ciò mi sono innamorato di te. E sapendo che pure io ti piacevo volevo però prima conoscerti meglio, non mi piace fare le cose troppo di fretta. Così abbiamo quindi iniziato a uscire e quelle cose lì. Anche quando poi lo abbiamo fatto, sapevo che era la tua prima volta, non volevo farti troppo male o cose del genere, perciò continuavo a cercare di rassicurarmi che tu stessi bene"

"E i tuoi amici quindi? Non sapevano nulla di tutto ciò?"

"Beh no. Non gli avevo detto nulla perché avevo paura che mi avrebbero lasciato solo, ed è ciò che è successo un paio di giorni fa quando gli ho raccontato tutto. Ne avrei voluto parlare prima con te, ma avevo paura. Avevo paura che avresti pensato che sono un bastardo e mi avresti lasciato pure tu, ma a forza di non dire nulla né a te né a loro è successo questo, e quindi ora so che pensi davvero che io sia uno stronzo. Se questo casino non fosse successo oggi avrei voluto chiederti di essere ufficialmente il mio ragazzo" disse minho emettendo poi una risatina sarcastica, gli occhi lucidi.

"Quindi jisung, ti prego di credermi. Tu a me piaci davvero tanto, non volevo che andasse a finire così, almeno cerchiamo di risolvere. Ora, non ti sto dicendo di darmi una risposta adesso, prenditi pure tutto il tempo che ti serve. Sei l'unico che mi rimane ormai" concluse rivolgendogli un sorriso.

Jisung non sapeva cosa dire, si alzò solamente in piedi.

"Io... ti farò sapere tra qualche giorno. Non è un problema, vero?" chiese poi.

"Assolutamente no. Come ti ho detto prima, prenditi pure tutto il tempo che ti serve. E anche se deciderai di non credermi... ti prego almeno di restare amici"

"Va bene. Allora... io vado minho, ci sentiamo" e così, jisung si voltò e se ne andò via in fretta.

Ora tutto aveva un senso, era tutto collegato.

Quando, quel pomeriggio che lo stavano per fare, gli aveva detto che non voleva che la sua prima volta fosse con uno come lui e quindi si era poi rivestito.

Oppure quando gli aveva detto che aveva perso i suoi amici per avergli raccontato tutta la verità. 

Ora aveva capito tutto, tutto aveva finalmente un senso.

Lui credeva a minho, si fidava di lui, ma aveva comunque bisogno di qualche altro giorno. Aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno.

Adesso si sentiva in colpa perché a causa sua minho aveva perso i suoi due unici amici.

Non che poi avesse potuto risolvere qualcosa riguardo ciò, ma ci stava comunque male.

Ora che sapeva tutta la verità, ne era contento. Si era finalmente levato un peso di dosso, e molto probabilmente sarebbe potuto tornare assieme a minho come una volta.

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