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Minho non riusciva a fare altro che provare un misto di sentimenti tra rabbia e tristezza.

Rabbia per il comportamento che avevano avuto i suoi cosiddetti amici nei suoi confronti, ma era anche arrabbiato con sé stesso per essere stato un codardo, per non essere riuscito prima a raccontargli tutta la verità.

Tristezza, invece, perché aveva perso sia jisung che i suoi amici. Ormai non gli rimaneva più nessuno con cui potesse confidarsi, con cui passare intere giornate senza mai annoiarsi, qualcuno che lo rendesse felice.

Ma comunque, piangersi addosso non avrebbe portato da nessuna parte. Doveva cercare di sistemare quel casino al più presto, voleva tornare ad essere felice assieme alla persona che amava e che non se n'era mai andato prima d'ora, la persona che non aveva mai smesso di amarlo nonostante tutto.

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Era la vigilia di natale.

Jisung era distrutto. Era ormai da un paio di giorni che usciva dalla sua stanza solo per mangiare, bere e andare in bagno.

Ormai aveva capito che era tornato quel periodo, lo stesso che aveva passato per due anni consecutivi, anche se per una causa diversa questa volta.

Aveva raccontato tutto ciò ai suoi amici, ma nulla ai suoi genitori.

Quest'ultimi erano confusi dal comportamento del figlio. Lo avevano già visto in quello stato più e più volte, ma jisung non gli aveva mai raccontato nulla.

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Si sentì suonare al campanello.

Jisung si levò gli auricolari.

Sbuffò, ricordandosi che i suoi genitori non erano in casa, nonostante fosse la vigilia di natale dovevano comunque lavorare.

Si alzò controvoglia dal letto, scendendo poi lentamente al piano di sotto, tenendosi al corrimano delle scale.

Una volta giunto davanti la porta di casa non controllò nemmeno chi fosse ad aver suonato al campanello, voleva solo tornarsene in camera sua.

Non appena aprì la porta si trovò davanti minho.

Fece per chiudergli subito la porta in faccia, ma quest'ultimo ci piazzò il piede in mezzo.

Jisung riaprì così la porta.

"Che ci fai qui?" chiese il minore.

"Volevo parlarti jisung"

"Va bene ascolta, te lo dico tondo e chiaro okay? Se ti dispiace per ciò che hai fatto perché ti sei reso conto che sei stato un pezzo di merda a giocare con i miei sentimenti, allora bene. Ma con le tue scuse mi ci pulisco il culo"

"Jisung sono serio. Certo, mi dispiace, ma ti giuro che tu mi piaci davvero, non stavo facendo tutto per scherzo. Ti prego lasciami spiegare"

"Perché dovrei? Ormai il danno è fatto, la prossima volta ci pensavi su" si sentiva dal suo tono di voce che era seccato e la presenza di minho non gli faceva per nulla piacere.

"Jisung sul serio! Ho perso i miei migliori amici raccontandogli la verità, secondo te io stavo davvero scherzando?" quella frase iniziò a confondere il minore.

Che voleva dire che raccontando la verità ai suoi amici li aveva persi?

"Non mi interessa se hai perso i tuoi amici o meno" cercò comunque di rimanere impassibile, non sapeva se potersi fidare oppure no.

"Jisung ti prego"

"No minho. Anzi sai cosa? Forse sarebbe stato meglio se tra me e te non ci fosse mai stato nulla, se le nostre vite fossero continuate come erano iniziate"

"Vuoi dire che ti stai pentendo dei momenti che abbiamo passato assieme?"

"Dimmi perché non dovrei pentirmene, se tutto quello era un fottutissimo scherzo!" gli urlò contro jisung, ormai al limite e sentendo che da un momento all'altro sarebbe potuto scoppiare in lacrime.

"Ti ho già detto mille volte che non era uno scherzo e che tu mi piaci davvero! Ascolta, possiamo parlarne con più calma domani?"

Jisung non rispose. Voleva tanto fidarsi di minho, voleva credere alle sue parole, voleva tornare ad essere felice assieme a lui come una volta. Ma aveva paura di fare la scelta sbagliata, un'altra volta.

"Allora... ti aspetto domani alle 15 al parco qua vicino" concluse infine il maggiore notando il silenzio di jisung. 

Gli rivolse un sorriso per poi girarsi e andarsene.

Jisung chiuse la porta, scivolando a terra seduto sul pavimento.

Le ginocchia contro il petto, le mani tra i capelli, le guance rigate dalle lacrime.

Non sapeva più cosa fare, come comportarsi e tantomeno se presentarsi all'incontro il giorno successivo oppure no.

Parlarne con i suoi amici probabilmente non avrebbe aiutato, era quasi certo che gli avrebbero detto di non fidarsi, dopo tutto ciò che era successo.

Forse, pensò, era arrivato il momento di parlarne con i suoi genitori.

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Erano ormai le 22 quando i suoi genitori tornarono a casa, i quali si sorpreso, per una volta, di trovare il figlio in salotto e non chiuso in camera sdraiato sul letto con le cuffie nelle orecchie.

"Mamma, possiamo parlare?" chiese jisung non appena i suoi genitori misero a posto le loro cose.

Aveva deciso di parlarne con sua madre perché, in un certo senso, si sentiva più a suo agio con lei che con suo padre, con lui non aveva mai avuto rapporti molto stretti, essendo anche che lo vedeva di meno a causa del suo lavoro.

Così, il biondo e sua madre andarono in camera del minore, sedendosi sul letto uno di fronte all'altro tenendo la porta chiusa.

Jisung prese perciò un respiro profondo, per poi finalmente raccontare tutto alla madre.

"...perciò non so cosa fare, se fidarmi ancora e domani vederlo oppure no" concluse poi dopo 10 minuti buoni di spiegazione.

"Questa è la prima volta che ne parli con qualcuno vero?"

"No, diciamo di no... i miei amici sanno della situazione che c'era e che c'è adesso tra me e minho, ma ciò che è successo oggi non gliel'ho detto, sicuramente mi avrebbero detto di non fidarmi, perciò... l'ho anche presa come una buona occasione per finalmente decidermi a parlarne anche con te"

"D'accordo. Diciamo che, secondo me, domani dovresti vederlo. Dovresti almeno sentire cosa ha da dire, poi prenderti il tempo che ti serve e decidere se fidarti o meno"

"E se, dopo che ci vediamo, ne parlassi anche con i miei amici?"

"Se te la senti allora va bene. Potresti ricevere altri pareri e ipotesi e quindi decidere poi alla fine se fidarti o meno"

"D'accordo mamma, ascolterò il tuo consiglio allora"

La madre quindi gli sorrise, per poi dargli un bacio sulla fronte e stringerlo in un abbraccio, accarezzandogli la schiena.

"Andrà bene dai, vedi che si risolverà tutto. Io voglio solo che tu sia felice jisung, okay?"

"Va bene mamma, grazie di tutto" rispose lui ricambiando l'abbraccio.


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