New York; 2011/9/15

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New York; 2011/9/15

Non so per quale motivo il mio pernottamento si allungò di tanti giorni, ma so che uno dei tanti era quel ragazzo che non smetteva di entrare nei miei sogni la notte.
Louis era un totale disastro agli occhi di tutti. Chi lo conosceva ne parlava con vergogna, come se un ragazzo come lui non fosse accettabile a causa di qualcosa che, a quanto pare, non era nemmeno stato deciso da lui stesso. Ma io non mollavo la presa. Provavo una certa ebbrezza nello stare con qualcuno che da tutti era tanto temuto. Mi faceva sentire vivo, libero, e lottai per tutta la vita per sentirmi in quel modo, e in quel momento...in quel momento credetti di avere tutto.

Allora non smisi di andare in quel bar, e finalmente, dopo tre giorni, lui era lì, seduto scomposto con un Martini in mano mentre guardava un punto indefinito di fronte a sé.
Mi sedetti accanto a lui, e con un sorriso stampato sul viso si voltò a guardarmi.
-Ti aspettavo- mi disse -Speravo arrivassi-
-Sono qui- mi mise una mano sul ginocchio, mentre si scolava il Martini in fretta e furia solo per potermi guardare con occhi umidi e bisognosi.
-Dove sei stato?- gli chiesi mentre lui iniziava a massaggiarmi un punto sulla spalla con la mano che, precedentemente, teneva il Martini.
-Non qui sicuramente- prese la mia mano e la portò alle labbra, baciandone le nocche e regalandomi un po' d'amore che non pensavo nemmeno di meritare.
-Hai deciso di farmi aspettare- dissi e lui alzò quegli occhi azzurri verso i miei, catturandoli e facendoci l'amore in quel modo dolce che gli apparteneva.
-Sono stato occupato- disse, ma si alzò e mi portò con sé verso la porta.
-Dove andiamo?- gli chiesi.
-A recuperare il tempo perduto-
-Quello non si può recuperare- gli accarezzai il dorso della mano con il pollice e lui iniziò a camminare più veloce.
-Il tempo è una concezione umana. Non abbiamo sprecato niente, solo respiri. Ma adesso voglio sentire il tuo sulla mia pelle- e mentre finiva la frase si era voltato verso di me, aveva fatto due passi avanti e i nostri petti si toccavano e incastravano perfettamente -Tu lo vuoi, Harry? Vuoi sentirti mio questa notte?- mi mise una mano tra i ricci e li strinse. Gemetti quando li tirò appena. Bastava quello come risposta? A quanto pare no, perché le sue labbra non erano ancora sulle mie.
-Ti voglio sentire mio per sempre- provai a baciarlo ma lui si allontanò.
-Quanto dura il per sempre?- infilai una mano sotto il suo maglione e accarezzai gli addominali appena scolpiti.
-Scopriamolo insieme- bastò quello per farlo scattare. Si alzò sulle punte dei piedi e mi travolse in un bacio pieno, fatto di lingua e denti. Sospirava sulle mie labbra mentre si arrampicava su di me e cercava in tutti i modi di defluirsi completamente in un'unica persona.

Sentivo le sue barriere cedere mentre mi trascinava per la strada, cercando di baciarmi mentre cercava l'auto con la coda dell'occhio.
-Vuoi andare a casa mia o...-
-Va bene- dissi prima che potesse terminare la frase -Ovunque, basta che stiamo insieme- sentii un allarme e sorrisi nello scoprire che fosse la sua auto.
-Allora andiamo- mi aprì la portiera, ma era così bello averlo addosso che lo schiacciai con il mio corpo contro l'auto, poggiando i palmi sul metallo freddo e sentendolo duro contro la mia coscia.
-Voglio fare l'amore con te- dissi mentre gli leccai il collo, per poi morderlo e succhiarlo.
-Sei il primo ragazzo che chiama il sesso in questo modo- e rise mentre mi sbottonò il secondo e terzo bottone della camicia, dato che il primo era già slacciato.
-Il sesso suona volgare. Io voglio spogliarti di tutto, Louis- entrai in auto e lo lasciai fuori mentre tremavo per la voglia di averlo.
-Scrittore- lo sentii sussurrare prima che entrasse in auto e partisse a tutto gas.

Misi una mano sulla patta dei suoi pantaloni e lui sospirò di piacere.
-Finiremo per farlo per strada- disse, ma non era ciò che volevo.
-Guida- ordinai, e lui, in silenzio, acconsentì.
Si sottometteva agli ordini, e questo non faceva altro che farmi impazzire. Volevo vederlo sottomissivo. Volevo sentirlo tremare nelle mie mani e poi volevo si abbandonasse quando glielo comandavo.
Sarebbe stato fantastico a letto, ne ero certo.
Quando si fermò capii fossimo arrivati.
Guardai fuori e vidi dove abitava: una piccola casetta con un giardino minuscolo e poche luci ad illuminarlo. Era molto modesta, significava che economicamente non stava benissimo, ma che m'importava? Era il ragazzo dei miei sogni, non m'importava totalmente della sua disponibilità economica.

Scesi dall'auto e aspettai che lui mi raggiungesse, ma era ancora fermo sul posto del guidatore.
-Lou- lo chiamai, ma non si girò -Andiamo? Non sei più sicuro?- ma scese dall'auto e, con la testa bassa, mi raggiunse. Non mi parlò, ma si affrettò ad entrare in casa e io lo seguii.
Iniziò a spogliarsi da solo e quando mi avvicinai per baciarlo notai quanto fosse cambiato. Era freddo, distaccato, i suoi occhi non parlavano più.
-Tutto bene, piccolo?- gli accarezzai la fronte con le labbra e lui sussurrò un semplice "sì" prima di togliersi le mutande e mettersi con la faccia rivolta contro il muro.
-Che...-
-Avanti, facciamo l'amore- si toccava in modo sensuale, mentre cercava di convincermi che andava tutto bene.
Lo guardavo e notavo come quel gesto fosse meccanico. Come se fosse la cosa più normale di sempre.
Si palpeggiò il sedere sodo e iniziò a toccare da solo il suo orifizio, giocandoci e gemendo ad alta voce. Ma quando lo guardai non vidi più quel ragazzo che mi aveva fatto battere il cuore l'altra sera, ma un burattino senza fili.

-Louis- scandii il suo nome e poggiai una mano sulla sua schiena. Lui si irrigidì ma continuò a toccarsi e gemere.
-Avevi fretta- ansimò -Avanti. Sono pronto-
-Non avevo fretta- gli presi la mano con la quale si toccava e la bloccai contro il muro. Sospirò sconfitto e mi guardò con la coda dell'occhio.
-Scopiamo-
-Louis- lo richiamai e lui chiuse gli occhi. Alzai la mano per accarezzarlo ma, come d'istinto, si protesse.
Cosa stava succedendo?
Iniziò a tremare mentre si copriva con il braccio libero e pregava non gli facessi del male.
-Louis, smettila- lo dissi con tono tranquillo, ma anche se smise di tremare si vedeva che era ancora spaventato -Non ti voglio fare del male- gli baciai dietro l'orecchio e sussultò.
-Scusami- disse -Mi dispiace-
-Smettila- lo pregai e lo abbracciai mentre si scioglieva contro di me.
-Io non so cosa mi sia preso. Mi dispiace, sono solo nervoso-
-Non scusarti- gli misi entrambe le mani sullo stomaco e lui si abbandonò contro la superficie fredda del muro.
-Avanti, prenditi ciò che vuoi-
-Io voglio te. Non il tuo corpo- lo abbracciai forte -Non pensare minimamente a questo- gli dissi e lui scosse la testa.

-Allora perché siamo a casa mia?- chiese.
-Perché volevi fare l'amore con me- ci fu un attimo di silenzio, poi -Io voglio fare l'amore con te- disse.
-Allora perché stai reagendo in questo modo?-
-Non sto reagendo in alcun modo- eravamo ancora schiacciati l'uno contro l'altro, e la temperatura del suo corpo mi stava facendo morire, perché in realtà era freddo. Freddo come il ghiaccio.
-Hai iniziato a trattarti come un oggetto- dissi -Ti vedi in questo modo?- rimase in silenzio e io insistetti.
-Non sono bravo a parlare di come mi sento- disse semplicemente, allontanandosi da me e obbligandomi a staccarmi da lui.
-Provaci-
-Non avrebbe senso- raccolse i suoi vestiti e li indossò -Quindi non faremo sesso?- mi chiese. La domanda mi sembrò surreale. Un attimo prima era totalmente immerso in se stesso, e adesso era tornato il solito Louis.
-Non sembri in vena- dissi e lui scrollò le spalle.
-Mi disp...-
-Non devi. È il tuo corpo, sei tu a decidere- lo dissi con tranquillità, perché era quello a cui avevo sempre creduto, ma lui mi guardò come se avessi detto qualcosa di assurdo tipo: sai, ho visto un asino con le ali.
Poi annuì e mi sorrise appena.
Osservai i suoi movimenti mentre si rivestiva e, per un attimo, lasciò cadere qualsiasi armatura, e il suo sguardo mi mostrò ciò che aveva dentro.
Sentii un vuoto all'altezza del petto, volevo abbracciarlo e baciarlo, ma rimasi immobile mentre mi conduceva verso il salotto.

Pensai a tutto ciò che si raccontava di lui, ma c'era dell'altro. Qualcosa di cui nessuno parlava ma che, in qualche modo, aveva avuto un effetto drastico su Louis.
E per quanto mi ripetessi mentalmente che la sua vita non mi apparteneva, una parte di me era slanciata verso lo scoprire ciò che quel ragazzo mi nascondeva. Non per curiosità, ma per aiutarlo. Volevo sconfiggere i suoi demoni prima che loro sconfiggessero lui.
Ci sedemmo sul divano e, con un gesto fluido, lo abbracciai e portai la sua testa sul mio petto.
-Ho rovinato tutto- mi disse.
-Invece sta andando tutto divinamente- gli accarezzai il lobo dell'orecchio con l'indice e gli baciai la testa -Non stai sbagliando proprio in niente- strofinò la guancia contro la mia camicia e lo sentii sorridere. Avrei voluto vederlo, perché quando sorrideva mi convincevo che mi lasciasse entrare nel suo mondo.
E per quanto mi potesse terrorizzare, capii che quello era il suo modo per mostrarmi quanto si fidasse di me.

Rimanemmo abbracciati per un tempo indefinito, fino a quando, ormai quasi addormentato, lo sentii sussurrare qualcosa come: "mi dispiace. Non voglio ingannarti" ma non avevo la forza per aprire la bocca e parlare. In realtà credetti che tutto quello fosse già parte del sogno che ne seguì.

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