Doncaster; 2005/12/24
Il giorno in cui era nato. Niente lo fermava dal chiedersi il perché l'avessero fatto nascere se non era desiderato.
Guardava fuori dalla finestra mentre sentiva le urla al piano di sotto. Suo padre e sua madre stavano nuovamente litigando, e lui era fermo a guardare fuori nella speranza che qualcuno potesse portarlo via.
Aveva il mento poggiato sulle ginocchia e osservava la luna mentre immaginava scenari di una vita che non gli era mai appartenuta. Si chiedeva come ci si sentisse a passare il proprio compleanno in modo sereno. Cosa si provasse nel vedere due genitori uniti, innamorati, e non sempre pronti a farsi la guerra.
Louis aveva compiuto 15 anni quel giorno, e sperava che presto sarebbe andato via di casa.
Non sopportava vedere quello sguardo deluso del padre ogni volta che lo guardava. Sembrava pronto a sputargli addosso così tanto odio che aveva paura solamente ad aprir bocca.-Louis!- urlò la madre, e lui scese di corsa. Entrò in cucina e vide solamente lei.
-Dov'è papà?- Johanna, sua madre, scrollò le spalle.
-Ha detto che aveva bisogno di uscire- disse sommessamente e Louis non aprì di nuovo bocca. Rimase in silenzio.
-Però viene un amico di famiglia a trovarci. Si chiama Richard, ti piacerà- Louis annuì e la madre gli mise una mano tra i capelli, scombinandoglieli.
-Ti ho comprato una bellissima torta e, a cena, ti farò il tuo hamburger preferito. Ormai stai crescendo- gli baciò la testa e Louis sospirò ancora una volta.
-Grazie mamma- disse, ma dentro sentiva un peso all'altezza del cuore.Salì in camera e prese il cellulare.
Cercò il numero di suo padre e lo chiamò.
Rispose dopo cinque squilli.
-Papà- lo chiamò.
-Louis- aveva la voce ancora arrabbiata e Louis stava per scoppiare a piangere.
-Vieni per la torta?- era il suo fottuto compleanno. Era il suo compleanno e suo padre doveva esserci di sua spontanea volontà. E invece eccolo lì, nella sua camera, a pregarlo ancora per la sua attenzione.
-Sono occupato- disse l'uomo.
-È il mio compleanno-
-Tanto piacere- Louis strinse la mandibola e sentì un modo in gola.
-Papà-
-Che vuoi ancora?- una lacrima cadde fredda sulla sua guancia.
-Sono un buon figlio?- l'uomo sospirò.
-Louis...-
-Dimmi che sono un buon figlio. Dimmi che mi vuoi bene- iniziò a piangere e tirò su col naso, non nascondendo la sua paura.
-Devo andare- disse -Domani torno-
-Non mi vuoi bene?- chiese un'ultima volta.
-Nessuno ti vorrà mai veramente bene- poi chiuse la chiamata, e Louis rimase con il cellulare all'orecchio per altri dieci minuti."Dimmi che sono stato bravo" pregava "Chiamami di nuovo e dimmi che sono un buon figlio" e mentre si asciugava le lacrime, qualcuno bussò alla sua porta.
-Avanti- disse. Un uomo entrò in camera sua e Louis rimase confuso.
-Ciao Louis, sono Richard. Tanti auguri- allungò la mano e Louis la strinse.
-Salve, è un piacere-
-Non mi dare del lei. Sono giovane- gli sorrise e Louis ricambiò.
-Questo è per te. Perché sei un bambino speciale- gli porse una busta e Louis la prese. Lo scartò davanti a lui e arrossì quando l'uomo gli regalò un videogioco per la play.
-Grazie, ma non dovevi...-
-15 anni si fanno solo una volta nella vita- e Louis rise.
-Grazie- disse -È davvero molto gentile da parte tua- si sedette sul letto e Richard fece lo stesso.
-Sei un ragazzo educatissimo- gli disse -E posso dirti che sei un ottimo figlio- Louis immaginò avesse sentito la chiamata, per questo arrossì e abbassò la testa.
-Non tutti gli uomini sono nati per essere padri- disse Richard -Ma io potrò aiutarti a stare bene. Voglio molto bene a tua mamma, e voglio bene a te-
-Non mi conosci nemmeno- disse Louis.
-Avremmo tempo per farlo- gli mise una mano sulla spalla -Ora andiamo. Tua mamma ci aspetta-
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Headspace
Fanfiction"Se continuo a sprecare tempo cercando di cambiarmi, cosa mi assicurerà che, quando succederà, non sarà già troppo tardi? Non posso combattere per sempre con qualcosa che è più forte di me. Non posso vincere contro il mio passato e non posso immagi...