Londra; 2006/01/05
Richard l'aveva portato in una casa un po' strana.
Non sembrava un vero e proprio appartamento, perché lì c'erano soltanto camere dietro camere, e Louis non capiva dove fosse.
-Questo serve per le cure di mamma- gli disse e Louis annuì piano. Non parlò per tutto il tragitto, tanto era concentrato a guardarsi intorno per capire meglio cosa potesse fare in quel luogo.
-Non c'è una cucina qui?- le luci rosse rendevano l'aria tetra. A Louis non piaceva, di questo ne era sicuro.
-Oh, no bimbo. Qui devi lavorare, ci saranno solamente stanze- Richard aprì una camera, la 78, e accompagnò Louis all'interno -Qui lavorerai per qualche ora al giorno. Se stai bene farai qualcosa in più, altrimenti vanno bene anche solo poche ore- Louis lo guardò confuso.
-Cosa dovrei fare in una camera da letto?- Richard gli scombinò i capelli in maniera giocosa. Quando non facevano sesso a Louis piaceva davvero Richard. Era dolce con lui, lo trattava bene.-Hai presente quello che facciamo noi, bimbo?- gli baciò la guancia e gli mise una mano sulla base della schiena. Louis rabbrividì.
-Sì- sussurrò.
-Bene, so che ti piace- le guance del ragazzino si dipinsero di rosso, ma quel rossore si confuse con il colore delle luci.
-Mi piace perché lo faccio con te- Louis gli mise le mani sul petto -Voglio fare sesso solo con te- quello fu come un grido disperato. Il suo cuore batteva forte e sentiva la pelle prudere per la paura.
"Non accetto più questo lavoro. Sono ancora un ragazzino" pensò, ma mentre escogitava un modo per mandare via tutto, Richard lo precedette.
-Sarà bello come con me. Forse anche di più- gli mise una mano nei pantaloni e Louis sussultò.
-Ma non sono te- disse, vergognandosi di quello che stava facendo.
-Ti abituerai, bimbo. E poi diventerai più bravo e sai quanto sarò felice di fare sesso con te dopo?- Louis scosse la testa -Beh, lo scoprirai- gli slacciò i pantaloni e il ragazzo tentò di coprirsi.
-Richard io...-
-C'è dell'intimo lì, indossalo e aspetta qui. Arriveranno presto-
-A-arriveranno?-
-Sì. Arriveranno. In un paio di ore non starai con una sola persona- Louis strabuzzò gli occhi.
-E con quante?- si strinse nelle spalle e sentì come l'uomo gli abbassò con forza i pantaloni.
-Dipende- e mentre lo spogliava sentiva voci avvicinarsi alla sua porta.-Richard, io non credo...-
-È per la mamma, tesoro- disse l'uomo -Deve curarsi, ricordi?- Louis abbassò gli occhi e annuì.
-È per la mamma- sussurrò -Farei di tutto per lei- e c'era una sorta di tristezza nelle sue parole. La consapevolezza che quello che stava facendo era sbagliato lo stava mangiando vivo, perché se lo capiva lui che quello era qualcosa di imbarazzante, come poteva non saperlo sua madre?
Mandò via quei pensieri, perché lei voleva il suo bene. Sua mamma lo amava, e lui doveva farlo per lei.Si spogliò e indossò ciò che l'uomo gli diede.
Era pronto, seduto sul bordo del letto, mentre aspettava una qualsiasi persona entrare nella sua camera.
Gli tremavano le gambe.
Sentì dei passi e poi, senza alzare gli occhi, capì che era il suo momento.
Una paura profonda lo accompagnò in ogni movimento. Questo ordinava e Louis eseguiva senza fiatare.
Era una cosa in cui era sempre stato bravo: obbedire.
Gli disse così tante parole brutte che si sentì umiliato. Era come se fosse un oggetto e si stesse lasciando trattare come tale.
Aveva perso il diritto di essere una persona.
Aveva perso il diritto di scegliere sul proprio corpo.Ricordava tutte le leggi che aveva letto con ardore mentre sognava di fare l'avvocato o il giudice. Ricordava ogni singola parola e si vergognava per tutto ciò che stava succedendo.
Non si stava ribellando.
Si stava lasciando trascinare via dal vento.
Era polvere, e in quanto tale era sprovveduto di anima.
"Portami via. Fammi volare tra le pagine della mia vita e portami al capitolo finale, dove io sono una persona e il mondo intorno a me tace definitivamente"
Si stese sul letto e l'uomo, l'unico uomo di cui ricorderà ancora il viso, gli si strusciò addosso.
Allargò le gambe. Chiuse gli occhi. Abbandonò ogni briciolo di umanità. Si lasciò distruggere del tutto.
Ad ogni affondo, ad ogni gemito, sentiva sgretolarsi la vita che aveva vissuto, e ogni desiderio, ogni sogno, volava via.Quando finirono l'uomo andò via e Louis si alzò ad aprire la finestra.
Una folata di vento gli scombinò i capelli, e la sua infanzia andò via con esso. La sua vita divenne piuma, e navigava tra la corrente dell'aria senza una meta precisa, perdendosi in qualche parte del mondo.
Louis si sedette per terra, sussultando al dolore lancinante che sentiva alla schiena e allo stomaco.
Guardò in alto e osservò la luna. Provò a sospirare, ma uscì un singhiozzo.
Si accorse di star piangendo solo quando un altro uomo entrò in camera e gli asciugò le lacrime.
-Per favore- sussurrò -Non farmi male- si mise i palmi delle mani sugli occhi e pressò forte. Scuoteva la testa, lo pregava di lasciarlo andare sussurrando parole sconnesse tra loro.Ma mentre si aspettava un gesto di affetto, gli arrivò un colpo dritto sulla guancia.
-Non piangere. Sei tu ad aver deciso- e Louis si mise dritto, abbassò la testa e buttò fuori tutta l'aria che aveva in corpo con un lungo sospiro.
La finestra rimase aperta.
Tutto volò via quella notte, e Louis desiderò essere leggero anche lui.
Desiderò potersi liberare del suo corpo.
Desiderò essere solamente anima.La stessa notte, dopo il lavoro, si ritrovò da solo con Richard.
-Ti sei trovato bene?- gli chiese -Ti ho mandato i clienti migliori. Quelli più gentili- Louis alzò lo sguardo.
-Più gentili?-
-Certo. A te non manderei mai quei bastardi che si presentano solitamente- gli mise una mano sulla spalla e Louis sobbalzò.
-Scusa- sussurrò, ma Richard scosse la testa.
-Sei il ragazzo migliore che io abbia mai avuto, Louis- gli disse -Sei dolce, intelligente, e nei tuoi occhi non faccio altro che vedere gli occhi di tua madre- gli accarezzò le palpebre con i pollici -e invece nella tua bocca vedo me stesso. Hai la bocca di tuo padre, Louis- Louis rimase per un attimo immobile, sentendo le sue parole arrivare alla sua testa e il suo cuore scoppiare mentre capiva cosa intendeva.
-No- disse.
-Sì-
-No. No no no!- scoppiò a piangere e lo spinse lontano da lui.
-Sì, Lou. Sono io. Sono tuo papà-
-Smettila! Smettila, non dirlo!- si mise le mani sulle orecchie e, incoscientemente, si dondolò avanti e indietro -Zitto. Zitto- tremava e Richard lo guardò in un modo nuovo. In un modo che non credeva potesse appartenergli. Era arrabbiato.-Smettila- gli ordinò, ma Louis non lo ascoltò -Louis, smettila. Te lo ordino- ma il ragazzo non fece nulla di ciò che gli venne chiesto.
Poi il primo colpo. Un pugno in testa. Sentì le orecchie fischiare e gli iniziò a girare la testa.
-Smettila!- gli urlò quando lo guardò in viso. Aveva gli occhi rossi, come se avesse la rabbia.
Aprì la bocca, ma non ebbe il tempo di dire una parola che cadde sul letto senza sensi.
-Louis!- la voce arrivava lontana, e lui, stranamente, si sentiva leggero come una piuma.
-Louis!- ancora una volta."Non chiamatemi. Adesso sto bene. Sto bene così"
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Fanfic"Se continuo a sprecare tempo cercando di cambiarmi, cosa mi assicurerà che, quando succederà, non sarà già troppo tardi? Non posso combattere per sempre con qualcosa che è più forte di me. Non posso vincere contro il mio passato e non posso immagi...