Londra; 2006/03/16

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Londra; 2006/03/16

Ci fu un momento preciso quando si svegliò che capì che nulla era cambiato veramente.
La sua fu solamente una pausa dal mondo reale. Gli avevano ridato la possibilità di abbracciare sua madre, ma quello serviva per prepararlo a ciò che ancora gli aspettava.
Quando aprì gli occhi e riuscì a vedere lucidamente, la prima persona che vide fu suo padre.
Gli teneva la mano e dormiva scomodamente con la testa poggiata sul letto e il corpo rannicchiato sulla sedia.
-Papà- sussurrò, e con un'enorme fatica mise l'altra mano su quella dell'uomo -Papà, sei tornato- sorrise e sentì ogni nervo bruciare.
Gli accarezzò la mano, e quando l'uomo aprì gli occhi e lo guardò, scoppiò a piangere.

-Bimbo- singhiozzò e non smetteva per un attimo di richiamarlo in sussurri -Che ti hanno fatto? Mi dispiace. Mi dispiace- si vergognava di essere suo figlio, perché suo padre si mostrò così debole per qualcosa che aveva scelto lui.
-Smettila di piangere- lo pregò -Gli uomini non piangono, papà- e in quel momento suo padre alzò il capo.
-Ma chi ti ha detto queste cazzate?- Louis rimase in silenzio. Voleva dirgli che da quando non c'era più l'avevano obbligato ad essere qualcun altro. Qualcuno che nemmeno a lui sarebbe piaciuto. Ma rimase in silenzio, sentendo un peso nel cuore.

-Louis, torna a casa con me. Possiamo stare bene insieme- Louis aveva sentito così tante volte quella frase che socchiuse gli occhi e sperò di sparire. Sì, voleva diventare invisibile.
-Perché dovrei tornare con te?-
-Perché Richard deve smetterla di fare tutto questo ai bambini- e il figlio scosse la testa.
-Non sono un bambino- disse, guardando insistentemente il soffitto. "Vorrei esserlo" avrebbe dovuto aggiungere.
-Beh, è comunque un crimine- disse l'uomo -Ho provato a denunciarlo, ma...-

-Non è una scelta di Richard. Ho scelto io cosa fare. Lui mi ha solo proposto di farlo- tolse le mani da quelle di suo padre.
-Lou...-
-La mamma aveva bisogno di aiuto- disse solamente -Lo sai anche tu che avrei venduto l'anima al diavolo per salvarla- poi lo guardò un istante, per poi riconcentrarsi sul soffitto -L'avrei fatto anche per te, papà-
-Ma adesso la mamma non c'è più- disse l'uomo -La mamma è morta, Louis. Sono rimasto io. Sono tuo padre-
-Sei mio padre solo perché abbiamo lo stesso cognome- sbuffò Louis -Ma non hai fatto altro che abbandonarmi per tutta la vita- Mark socchiuse gli occhi.

-Non capisci? È stata lei a portarti via da me-
-E tu non hai fatto nulla- Louis alzò la voce e sentì le corde vocali bruciare -Hai lasciato che facesse di me ciò che voleva, perché tu avevi paura. Beh, guarda che ha fatto la tua paura- la sua voce si acuì e sentiva tutto tremare -La tua paura non mi ha mai permesso di essere un bambino normale, papà-
-È stata lei a venderti-
-E io ho accettato, perché me lo merito. Tutto questo male...- sussurrò. Si guardò le mani e poi guardò suo padre -Sono l'essere più disgustoso che io abbia mai visto. L'ho capito quando i dottori mi guardavano con quell'aria sconvolta, disgustata...e io- si morse il labbro e respirò a fondo per mandare indietro le lacrime -Io ho accettato chi sono. Mi guardo allo specchio e vedo cosa sono e lo accetto-

-Louis smettila- lo pregò Mark -Sei perfetto. Sei il mio bambino perfetto, non dire queste cose- si sporse per abbracciarlo e, quando fu vicino al suo orecchio, disse -e ti amo così tanto. Sei mio figlio. Sei tutto ciò che desidero dalla vita e che desidererò per sempre- lo strinse ma Louis non ricambiò.
-Non puoi amarmi. Non c'è niente da amare in me- poggiò il naso sulla spalla dell'uomo e Mark gli mise una mano tra i capelli e li accarezzò.
-Invece c'è un mondo intero dentro di te che è destinato a ricevere amore. Ma facendo così lo stai distruggendo, bimbo. Non lasciare che gli altri facciano di te ciò che loro vogliono- strofinò la guancia sulla spalla di Louis.

-Torna a casa con me, staremo bene- si allontanò e gli prese le spalle magre tra le mani -Non hai più motivi per continuare quella vita- ma Louis ricordava ancora il sogno. Louis vedeva ancora sua madre.
-Non posso- sussurrò, anche se desiderava davvero fuggire da quella situazione.
-Perché no, bimbo?- gli accarezzò le spalle con i pollici.
-Perché la mamma vuole che io stia con lui-
-Tua madre era cattiva, Louis. Non ti voleva bene- e Louis sorrise amaramente, poi scosse la testa.
-Nessuno mi vorrà mai veramente bene, giusto?- gli occhi di suo padre si spalancarono. Schiuse le labbra ma non aggiunse altro.

-Pensaci, okay? Datti una via di fuga, Louis. Sei ancora giovane e possiamo parlare con la polizia. Possiamo rompere qualsiasi accordo...-
-Va' via papà. Creati una nuova famiglia- guardò attentamente il padre alzarsi e colse ogni sfumatura di dolore nel suo sguardo -Il bambino che cerchi non è più qui-
-E dov'è?- Louis scrollò le spalle. Mark fece due passi indietro, poi si voltò ed aprì la porta. Prima di uscire rimase tre secondi davanti alla porta, poi con la coda dell'occhio guardò suo figlio -Se per caso dovessi rincontrarlo da qualche parte- gli disse -Digli che mi manca, e che non è colpa sua. Niente di tutto questo è colpa sua- Louis rimase in silenzio, e l'aria venne riempita dal tonfo della porta.

Quella discussione lo aveva stremato, ma dentro di sé sentiva qualcuno urlare.
"Papà aspettami, non te ne andare. Lo sai che ho paura di stare solo"
Ma era troppo lontana per raggiungere l'anima di Louis.
Il ragazzo sbuffò, poi chiuse gli occhi e si addormentò.

Successivamente vicino a lui non c'era più suo padre, ma c'era Richard.
-Torniamo a casa bambi- gli disse, e Louis lo assecondò.

"È la mia vita" pensò "prendo ciò che merito"
E lui sapeva di meritare tutto quell'inferno, perché era un errore. Era il peccato in persona. Era qualsiasi cosa sbagliata che fosse stata creata.
Era questo, e aveva imparato ad accettarlo. Anche se faceva male. Così male che non riusciva a respirare.

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