Londra; 2012/01/16

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White Heart Line; 2012/01/16

-Ci spiace signor Styles, ma l'incontro è terminato- la guardia mi teneva per la spalla e io rimasi seduto a fissare Louis. Mi raccontò appena l'inizio della sua vita e mi tremavano le gambe.
Ascoltai la sua storia e...perché doveva capitare a lui? Perché alla persona più buona del mondo?

-Louis, io...tornerò- mi alzai un po' barcollante -Avrò bisogno solo di un po' di tempo per pensare, ma tornerò-
-Harry, è okay se non torni. Lo capisco-
-No. Ti ho detto che torno, aspettami- lo guardai e gli presi la mano, anche se la guardia tentò di dirmi che era vietato -Sei sempre tu, Louis. Ai miei occhi sei sempre il mio bellissimo ragazzo- le sue sopracciglia si abbassarono e gli occhi si bagnarono di lacrime.
-Sono ancora il tuo bellissimo ragazzo?- e mentre lo chiese lo fecero alzare per portarlo via.
-Il mio girasole- sussurrai, e lui lo capì solamente dal mio labiale tanto era bassa la voce.

Lo portarono in cella e si girò a guardarmi prima di sparire nella porta che faceva capolino nel lungo corridoio.
Zoppicava e mi guardava con quello sguardo triste.
Era vero quello che mi disse, il nostro amore era pieno di dolore.
Adesso lo sentivo anche fisicamente.
Ogni volta che lo portavano via sentivo la pelle bruciare.
Come se stessero portando via una parte di me.

"Aspettate avete preso la mia anima. Non potete prenderla. Appartiene a me"
Ma in realtà non era così già da tempo. La mia anima era sua.
Il mio cuore era suo.
Ero totalmente suo.
Era il mio sole pieno di dolore e io vivevo per amarlo.

Tornai sconfortato in auto, e quando misi le mani sul volante tremavo senza sosta.
Ricordo ancora come mi sentii in quei giorni, come se fossi in balia della mia stessa vita. Come se quel dolore, prima di essere di Louis, fosse mio.
Strinsi così forte il volante da avere le nocche bianche e iniziai a piangere senza un apparente motivo.
Sentivo la sua voce bassa ripetere nella mia testa "mamma aveva bisogno di aiuto" e odio credere che non fosse stato così capace di darle la colpa.
"Louis, quello che ha fatto è orribile" gli dissi, e lui scrollò le spalle. Come se non desse alcun peso a ciò che accadde. Come se fosse giusto che lui dovesse vivere tutto quello.

Iniziai a colpire forte il volante e sentii la pelle sulle nocche squarciarsi, e quando aprii gli occhi avevo le mani piene di sangue.
Continuai a piangere. Non smisi finché non arrivai a casa.
Il mio Louis, pensavo. Come avevo fatto a non accorgermene? Come avevo potuto essere così cattivo?
Entrai in casa e annusai a pieni polmoni, sperando di trovare ancora l'odore di Louis.
Ma ormai era vuota, niente mi apparteneva.
Capii che non esisteva casa, perché casa, per me, era solamente Louis. Lo è ancora.

Presi il cellulare e chiamai mia sorella.
-Gems- avevo la voce diversa, stanca.
-Amore ciao- mi sentii scaldato e allo stesso tempo distrutto dalla sua voce così tenera. Non avevo mai chiesto aiuto, ma in quel momento mi sentivo...annegare. Sì, annegare.
-Ho bisogno di te. Ti prego- singhiozzai e mi lasciai scivolare contro il muro, sedendomi per terra -Non so come fare- strinsi il ponte del naso tra il pollice e l'indice e ogni lacrima sembrava vetro sulla mia pelle.
-Arrivo bimbo, aspettami. Dammi solamente dieci minuti e sono da te- annuii e lei chiuse il cellulare.

Rimasi seduto per terra, e quando Gemma arrivò non avevo nemmeno le forze di alzarmi da terra. Mi sembrò impossibile. Ero stanco, distrutto. Sentivo un peso sulle spalle e un macigno nel cuore.
-Harry- mi chiamò, e allora feci appello alle mie energie e andai ad aprire.
-Scusa- le dissi, ma lei non mi diede il tempo di aggiungere altro che già mi abbracciava forte.
-Bimbo- sussurrò -Mi dispiace tanto- la abbracciai e quando misi la guancia sulla sua testa scoppiai in singhiozzi sfiancanti.
Non riuscivo a respirare.
Mi mancava troppo.

-Cosa ho fatto?- sussurrai, e lei cercò di rassicurarmi con le solite cattiverie che si dicevano in giro.
-È pazzo, Harry. Non è colpa tua- e mi sentii idiota a chiedere aiuto a lei, ma a chi altro avrei dovuto chiederlo? Ero solo. Non avevo nessuno.
Avevo solamente Louis.
Entrammo e ci sedemmo sul divano.
-Poggiati sulle mie gambe, sei stanco- non me lo feci ripetere due volte, mi stesi sul divano e abbandonai la testa sulle ginocchia di mia sorella, che mi accarezzò i capelli.

Mi sentivo di nuovo bambino, come quando tornavo da scuola dopo una giornata sfiancante e mia sorella era sempre pronta a coccolarmi.
-Va bene non stare bene, Harry- mi disse, mettendo qualche riccio dietro il mio orecchio -Sei umano-
-Lo amo- sospirai, e lei trasalì. Non c'era niente di peggio che amare un assassino, lo sapevo. Era moralmente sbagliato.
-Harry...-
-Tu non sai chi è realmente, Gems- dissi -Lui è il mio Louis-
-Ha ucciso dodici persone-
-L'ha fatto per me- sussurrai, poi tirai su col naso -Lui mi ama, e io lo amo-
-Se stai con lui le persone ti odieranno. Non puoi davvero credere che tutto possa risolversi-
-E allora? Louis è più importante di questa fottutissima società- chiusi gli occhi e respirai a fondo.

-È un assassino-
-È una vittima-
-È il carnefice adesso- la guardai e lei aveva le labbra serrate, come se stesse tentando di rimproverarmi senza alzare la voce.
-Non sai cosa gli hanno fatto. Ha fatto bene, doveva...-
-Harry ma che stai dicendo? Questo discorsi non sono da te!- mi alzai e lei mi osservò - che fine ha fatto il mio fratellino? Quello che voleva fare il poliziotto per arrestare i cattivi?-
-Sono sempre io- dissi secco -Ma ho capito che cattivi non si nasce, Gems. Ci si diventa-
-Ridammi il mio vecchio Harry- mi disse, e io scossi la testa.
-Non iniziare...-
-Come ti sentiresti se avessero ucciso me?-
-Gems, non scherzare...-
-Erano anche loro figli di qualcuno. Altri erano genitori..-
-Ma tu non hai fatto ciò che hanno fatto loro!-
-E cos'hanno fatto, andiamo!- aprii la bocca, ma nel momento in cui stavo per parlare mi bloccai.
Louis si fidava di me. Non potevo dirlo a Gemma. Non potevo dirlo a nessuno.
Era una cosa nostra.
Una cosa che sarebbe servita a nostro vantaggio.

-Non sai nulla, Gems- Gemma si alzò.
-Ma so che le brave persone non uccidono- abbassai lo sguardo verso il pavimento.
-Era spaventato- provai a difenderlo.
-Lo siamo tutti- mi mise una mano sulla spalla -E tu hai bisogno di riprenderti, Harry. È come se ti avesse stregato-
Non dissi una parola. Mi stesi di nuovo sul divano e chiusi gli occhi.
Gemma rimase lì finché non mi addormentai.

Mi svegliai parecchie ore dopo, ed ero così stordito da aver quasi dimenticato il mio nome. Ma non il suo.

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