Filadelfia; 2011/10/13.
Quando mi svegliai sorrisi nel sentire i suoi capelli sotto il mio naso. Eravamo ancora nudi, abbracciati e non c'era più rabbia.
Tra noi era sempre così, un attimo prima litigavamo e quello dopo facevamo l'amore.
Eravamo fatti così, tanto presi dalla paura da dimenticarci che eravamo sicurezze per l'altro.Gli baciai la fronte e le sue dita strinsero i miei fianchi, facendomi capire che era sveglio, e che desiderava lo coccolassi ancora un po'. Gli misi una mano sulla schiena e lo accarezzai, sussultando quando sentii una cicatrice che prima, stranamente, non notai.
Era liscia sotto le dita, ed era così doppia da farmi intendere la profondità.
-E questa?- gli chiesi, ma lui alzò le spalle. Non era molto larga, anzi era abbastanza stretta e la accarezzai ancora un po'.
-Così non la cancelleresti- mi disse e io gli accarezzai i capelli con il naso.
-Come te la sei fatta?-
-È stato tanto tempo fa. Non ha importanza- ma sapevo ne avesse. Sapevo che quello era un pezzo importante nella sua vita, ma continuò a lasciarmene fuori.
-Lo sai che voglio aiutarti- gli misi una mano sulla guancia e la accarezzai.
-Non ho mai chiesto aiuto-
-Ma so che ne hai bisogno- alzò il viso e mi osservò qualche secondo.
-Mi tratti come se fossi rotto- buttò lì, alzando gli occhi al cielo.
-Quindi vuoi dirmi che stai bene? Che il tuo comportamento è normale?- parlai con un tono basso della voce e lui scosse la testa.-Questa situazione sta diventando assurda. Ci conosciamo da appena un mese e tu già sei così sicuro di conoscermi- si sedette e incrociò le braccia al petto.
-Ogni volta che provo a parlarti ti chiudi in te stesso- dissi -In un mese avrei potuto conoscerti pienamente se solo ti fidassi di me-
-Ancora con sta storia del fidarmi- sbuffò -Cosa vuoi che faccia, Harry? Che ti dica il mio passato senza la paura che tu possa andartene? È questo che vuoi?- storsi le labbra e lo guardai con un pizzico di amarezza.
-Davvero credi questo? Credi che io possa andarmene?-
-Non è così?- e rise -Ti sei mai fermato a guardare un fiore appassito, H.?-
-Tu non sei in questo modo...-
-Oh, invece lo sono, ma sono bravissimo a nascondermi- notai come gli tremavano le gambe e tentai di toccarlo, ma appena mossi il braccio lui scivolò via, cadendo rovinosamente per terra.
-Lou!- mi sporsi dal letto e vidi come si teneva la testa mentre continuava a tremare senza sosta.-Non c'è una sola cosa in me che vada bene- mi disse -E tu non puoi metterti in mezzo e dire che vuoi aiutarmi, perché l'ultima volta mi hanno rovinato-
-Ma io non voglio rovinarti- gli dissi -Io voglio davvero aiutarti, Louis-
-E poi?- mi chiese.
-Poi cosa?--Quando saprai tutto, cosa farai? Ti piacerà ancora chi sono?-
-Che vuoi dire!?- alzai le spalle e lui si alzò -Questo sei tu, Lou-
-No! Questa è la tua idea che hai di me. sono la tua fottuta idea, Harry!-
-E allora chi sei?- rimase in silenzio per qualche secondo, poi scosse la testa.
-Non questo- sussurrò -Non quello che tu stai immaginando- lo guardai un'ultima volta.Poi -Vado a farmi una doccia- disse. Lo guardai chiudersi la porta alle spalle, osservando la cicatrice che aveva alla base della schiena e riconoscendone i margini.
Mio padre ne aveva una simile; lo accoltellarono per strada nel tentativo di derubarlo quando era ancora un ragazzino. Rimase traumatizzato e ora io portavo con me sempre un piccolo pugnale per i casi di emergenza.
Mi chiedevo se Louis ne avesse pure uno dietro. Mi alzai e controllai nel suo zaino, ma non c'era niente.Forse lui, quel pugnale, lo sentiva ancora piantato nel cuore.
Quando tornò dalla doccia aveva gli occhi rossi.
-Mi è andato lo shampoo negli occhi- mi disse, e io feci finta di crederci. In realtà sentii ogni singhiozzo; e odiai non raggiungerlo per abbracciarlo e dirgli che era tutto okay.Se mi potessero ridare indietro del tempo, penso che lo userei per scusarmi con lui. Per essere stato superficiale anche quando chiedeva il mio aiuto.
Gli chiederei scusa, perché mentre io cercavo di farlo innamorare di me, lui stava cercando di redimersi dal suo passato, che lo faceva vedere come un mostro..
.Una notizia sul telegiornale attirò la mia attenzione. Eravamo distesi sul divano e mi abbracciava da dietro.
Un ragazzo aveva ucciso il padre che lo abusava da quando era da bambino.
-Beh, era da aspettarselo- dissi mentre guardavo le mie unghia.
-Come?- aveva le labbra poggiate dietro il mio orecchio e gli misi una mano sul ginocchio mentre mi stringevo a lui.
-Sai, uno studio psicologico dice che le vittime diventano i carnefici. È sostanzialmente vero...- non parlò e mi voltai per guardarlo. Aveva gli occhi schiusi e le sue labbra erano piegate verso il basso.
-Io non...non lo sapevo- disse solamente, per poi accarezzarmi la guancia destra.
-Sì beh, i bambini imparano praticamente nell'infanzia, quindi se un padre fa del male al figlio e poi dice di volergli bene, il bambino non riuscirà a distinguere la violenza dall'amore- gli baciai il mento e lui continuava a guardare davanti a sé.-Ma non è giusto- sussurrò -Non può essere così. Se qualcuno riceve violenze allora dovrebbe trovare un modo per non farle capitare a nessuno- strinse la mandibola e vidi come iniziò a preoccuparsi.
-Qualcuno lo fa, infatti- dissi -Siamo tutti diversi, Louis- e sembrò tranquillizzarsi. Mi guardò negli occhi e mi baciò la fronte.
Trattenne il fiato per qualche secondo e poi riprese totalmente il controllo di se stesso.
-Sei bellissimo- mi disse, e io arrossii, perché non me l'aveva mai detto in questo modo, mentre eravamo completamente vestiti e io ero assonnato.
-C'è chi guarisce- dissi poi, dopo attimi di completo silenzio.
-Come?-
-La vittima diventa il carnefice, tranne se non guarisce. Io non so cosa ti sia successo, ma tu sei sicuramente guarito- gli spostai un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e lui si sporse per baciarmi sulle labbra.-Sai Harry- mise una mano sulla mia guancia, e un attimo dopo eravamo fronte contro fronte. Gli misi le mani sui fianchi e lui sorrise -Per te vorrei essere migliore- mi baciò la punta del naso e per la prima volta notai la differenza d'età. Era più grande lui, e il suo tocco sicuro mi fece capire che era normale voler sentirsi protetti ad ogni costo. Fino a quel giorno lo trattai come un ragazzino, come se, tra i due, fosse giusto che io fossi quello più maturo; ma era tutto parte del suo gioco. Mi lasciava le redini della situazione e poi, quando capiva che era il momento giusto, ne prendeva il controllo perché voleva farmi capire che ero suo.
Mi abbindolava con parole dolci per poi riportarmi alla realtà del nostro amore.
Non era tossico, non era sbagliato, ma era sicuramente sbilanciato.
Lui mi amava più di quanto io ne fossi mai stato capace, e in quel momento avrei voluto piangere, stringerlo a me e scusarmi.Avrei voluto dirgli che non tutti sono in grado di amare per bene, ma io stavo facendo del mio meglio, e speravo che per lui fosse abbastanza.
Mi accarezzò con un semplice sguardo, e prima che potessi parlare mi stringeva già tra le sue braccia.
Adesso sembrava anche più grande fisicamente, perché lo sentivo ovunque.
Il mio cuore impazzì nel petto, e mentre mi preoccupavo a come migliorare, lui mi lasciava esplorare parti che non aveva mai mostrato a nessuno.
Non gli chiesi di nuovo della cicatrice, ma la sfiorai con le dita, e dopo un attimo di esitazione esplorai anche le sue mutande, perché volevo ancora una volta fare l'amore con lui.Il suo respiro si spostò sul mio collo, e un attimo dopo ansimavamo l'uno sulla pelle dell'altro, colti dalla scintilla che ci accompagnava fin dal nostro primo incontro.
Amavo stare in lui, e per quanto mi contenessi, sapevo che lui amava il modo in cui lo trattavo.
Gli misi una mano sul petto mentre si muoveva imperterrito sopra di me, cavalcandomi e facendomi eccitare più di chiunque altro.
-Sei il mio girasole- disse sulle mie labbra mentre iniziammo a tremare in modo in troppo evidente.
Iniziai a contrarmi a causa dell'orgasmo e i suoi occhi si girarono quando venne nello stesso momento.
Lo riempii di piacere e amore, e lui non se ne lamentò nemmeno un attimo.Cadde su di me e io lo strinsi tra le braccia.
Mi baciò la fronte, e con il fiatone mi regalò un sorriso che valeva più di qualsiasi altro ti amo.
-Perché un girasole?- chiesi mentre gli sistemavo i capelli sudati che erano appiccicati sulla sua fronte.
-Ho sempre avuto una teoria sui girasoli- mi disse.
-Dimmi un po'- uscii da lui e sentimmo entrambi come il mio piacere colava sui nostri corpi.
-Conosci l'amore impossibile del sole verso la luna?- e io annuii -Si narra che il sole abbia pianto così tanto la lontananza della luna, che dalle sue lacrime nacquero i girasoli.
Il sole non li guarda mai perché odia ricordare il suo dolore, ma loro lo guardano sempre perché vogliono dimostrargli che, dal dolore, può nascere qualcosa di magnifico- gli accarezzai la schiena e la sua testa si poggiò sul mio petto.
-Quindi credi che il nostro sia un amore impossibile?- chiesi.
-Credo che il nostro sia un amore pieno di dolore- non dissi un'altra parola, perché aveva pienamente ragione.
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Fanfiction"Se continuo a sprecare tempo cercando di cambiarmi, cosa mi assicurerà che, quando succederà, non sarà già troppo tardi? Non posso combattere per sempre con qualcosa che è più forte di me. Non posso vincere contro il mio passato e non posso immagi...