Filadelfia; 2011/10/14

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Filadelfia; 2011/10/14

Era il nostro ultimo giorno. Avere Louis vicino per tre giorni fu come una boccata d'aria. Vederlo in giro nella sua quotidianità, mentre sorseggiava il suo tea prima di dormire oppure il pomeriggio quando sentiva freddo mi faceva sentire parte integrante della sua vita.
Gli baciai la fronte per dargli il buongiorno, e lui schiuse un occhio per poi buttarsi a peso morto su di me, impedendomi di alzarmi.
-Vado a preparare la colazione- gli misi una mano sotto la maglia che indossava, che era una mia abbastanza vecchia, ma lui scosse la testa.
-Altri cinque minuti- mi chiese.
-Solo cinque?- e annuì, ma da cinque passammo a dieci, poi a venti, e poi finimmo ancora una volta per fare l'amore.

Era diventato tutto così automatico: ci aiutavamo a spogliarci, poi ci baciavamo e, un attimo dopo, eravamo ansanti e sudati.
Dopo che finimmo ci facemmo una doccia veloce. Amavo lavargli i capelli, ma più di tutto amavo il modo in cui si appoggiava su di me mentre gli accarezzavo la cute.
Gli baciai le labbra e assaporai il sapore della sua pelle con l'acqua della doccia, e sperai che tutto potesse congelarsi lì, in quel momento, perché a breve sarebbe cambiato tutto.
Gli misi l'asciugamano sulle spalle e poi me lo misi anche io.
Ancora una volta i ruoli erano invertiti. Lo trattavo come se fosse più piccolo e lui faceva le fusa a quelle attenzioni.

-Lavati i denti, okay? Io vado a preparare qualcosa- gli baciai le labbra e lui si aggrappò ai miei bicipiti.
-Non andare. Abbiamo poco tempo...- mi spinse contro il muro e mi baciò il collo. Gli presi una gamba e l'avvolsi attorno al mio bacino, per poi sentirlo ancora duro contro di me.
-Abbiamo ancora una giornata intera- dissi.
-Ma poi tu tornerai a Londra- sospirai e gli baciai le clavicole sporgenti.
-Non vuol dire niente. Ci vedremo spesso-
-Sappiamo entrambi che non sarà così- le sue mani vagavano sul mio petto e io strinsi presuntuosamente la sua pelle, cibandomi dei sospiri pesanti che lasciava.
-Invece sarà così. Non posso stare senza di te, lo sai- mi baciò un capezzolo e iniziai ad eccitarmi anche io.
Sapeva che tasti toccare, e li schiacciava con così tanta delicatezza che mi riempiva d'amore.
Volevo trattenermi. Volevo che non si trattasse sempre e solo di sesso, perché io l'amore volevo anche mostrarglielo a parole, ma lui era sempre così bisognoso di quelle attenzioni, e io cadevo continuamente nelle sue trappole.
Stavo per entrare in lui quando iniziò a squillargli il cellulare.

Guardai il numero con la coda dell'occhio, ma non era memorizzato in rubrica.
-Penso che devi rispondere- gli dissi, lasciando che la mia erezione scivolasse dalle mie dita e che la mia insoddisfazione mi riempisse il petto.
Aveva gli occhi lucidi, pieni di desiderio, ma mi ascoltò e rispose.
-Pronto?- lo guardai per tutto il tempo, e qualcosa in lui cambiò mentre la chiamata andava avanti.
-Tutto okay?- gli sussurrai e lui annuì, sorridendomi.
-Va bene- disse, poi chiuse la chiamata. Durò poco, ma notai come la sua pelle fosse piena di brividi.
-Sicuro sia tutto okay?- e dopo un attimo di esitazione prese la mia erezione in una mano e l'accarezzò.
-Continuiamo- disse, per poi girarsi verso il muro.
Misi le mie mani sulle sue e mi spinsi tra le sue carni.
Facemmo l'amore un'altra volta, e quando finimmo capii che c'era qualcosa di diverso.
-Stanotte tornerai a Londra?- mi chiese.
-Alle 20:00 ho il volo- annuì ma non tentò di trattenermi.
-Okay- disse, poi mi baciò la spalla.
-Lou- gli accarezzai la schiena, e quando arrivai alla cicatrice lui si rilassò completamente.
-Dimmi piccolo- mi prese l'altra mano tra la sua e ne baciò le nocche.
-So che è presto, ma credo di amarti- osservai il suo viso, ma non si lasciò trasparire nulla. Poi -Credo lo stesso- e mi sciolsi completamente in un pianto.

Si voltò e mi abbracciò, mettendomi le mani tra i capelli e baciandomi il mento teneramente.
-Perché piangi?- mi chiese.
-Mi mancherai così tanto- lo strinsi forte a me e per un attimo desiderai che fosse totalmente parte di me. Desiderai che i nostri corpi si unissero e che le nostre anime non dovessero più combattere contro la lontananza.
Volevo averlo sempre, ogni minuto, e la consapevolezza che anche lui mi amava mi aveva reso fragile.
Non pensai più ai miei sogni, ma solo ai suoi.
Non pensai più ai miei dolori, ma pensai a come aiutare lui.
Non esisteva più niente di mio, perché io ero totalmente suo.

-Verrò presto da te- mi disse -E ti prometto che ci stringeremo più forte di adesso- gli misi le mani sulle guance e lo avvicinai per un bacio -Sei il mio girasole, Harry. E nonostante siamo nati dal dolore, siamo ugualmente qualcosa di magnifico- gli sorrisi e lui poggiò la fronte contro la mia clavicola.
Eravamo nati dal dolore, ma presto capii che lui, tanto tempo fa, ci era annegato dentro.

-Chi era al telefono- gli chiesi mentre si rivestiva. Mi offrì uno sguardo di scuse, e lèssi un "non posso dirlo" dal modo in cui chiuse gli occhi.
Poi mi sorrise -Nessuno di importante- e gli credetti.
Mi fidavo ciecamente di lui. Lo faccio tutt'ora.

.
.

Arrivammo all'aereoporto, e lui mi infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans mentre mi avvicinava per un bacio.
-Non pensarmi troppo- disse.
-Lo farò sicuramente invece- gli misi una mano tra i capelli e l'altra sulla guancia. Lo baciai delicatamente, e mentre sentivo la folla passarci accanto, capii che in quel momento eravamo comunque solo noi. Non mi serviva il mondo, perché avevo lui.
-Mi mancherai tanto- sussurrai. Fece scontrare il suo naso con il mio, poi sfilò le mani dai miei jeans e tirò su col naso.
-Sto per mettermi a piangere- e rise mentre gli occhi gli si inumidirono di lacrime.
-Ah ah, gli uomini non piangono- dissi, ma stavo per piangere anch'io.
Prima di andarmene gli accarezzai un ciuffo di capelli e gli accarezzai la punta del naso.
-A presto cucciolo- iniziai a fare qualche passo indietro, ma non riuscii a distogliere lo sguardo da lui.
-Smettila di guardarmi, Harry. Così non riesco a lasciarti andare- mi sorrise ancora e una lacrima cadde sulla mia guancia.
Mi voltai, e non mi guardai indietro.
-Ciao girasole- mi arrivò come una dolce folata di vento, che mi rinfrescò il cuore.
A presto, girasole.

Avrei voluto restare un po' di più. Magari avrebbe cambiato idea.

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