White Hart Line; 2012/01/16

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White Hart Line; 2012/01/16

Arrivai al carcere senza nemmeno aver prenotato un appuntamento.
Corsi per tutto il tragitto che mi separava dal parcheggio al cancello del carcere e nel mentre il mio cuore batteva esausto.
Se c'era qualcosa che mi faceva continuare a respirare, era la voglia di scoprire la verità. Era il rimorso di averlo scambiato per qualcuno che non era.
-Salve- dissi, avevo il fiatone e il maglione mi stava incollato addosso a causa del sudore.
-Buonasera, ha un incontro?-
-No, voglio dire sì- scossi la testa -Ascolti, non ho potuto chiamare ma è possibile vedere Tomlinson? Io sono...sono un suo parente- sono il suo fidanzato. Sono il ragazzo che lo ama e che si sente una merda perché non si è fidato.

-Mi spiace, ma non credo sia possibile- continuò a guardare i fogli e io non mi mossi da lì.
-La prego- dissi -È importante. Ho davvero bisogno di parlargli-
-E io ho bisogno di una vacanza, ma come vede non possiamo ottenere ciò che vogliamo- mi fulminò con lo sguardo.
-Quanto vuole?-
-Come?-
-Quanto vuole? Le do dei soldi-
-Sta cercando di corrompermi?- alzò la voce e io alzai gli occhi al cielo.
-Certo che sto cercando di corromperla! La metto in tentazione e lei deve decidere se cedere- le sue labbra si strinsero e capii che stava per urlarmi contro.

-Vada fuori di qui prima che l'arresti- disse con voce calma. E io, con la stessa calma, corsi via.
Louis, ti amo, ma andare in carcere...beh, su quello dobbiamo capirci.
Tornai in auto e rimasi seduto per dieci minuti a fissare il volante.
Avrei voluto fare qualcosa. Avrei voluto vederlo, parlarci.
Allora riprovai.
C'era il cambio di guardia, infondo. Magari poteva andare meglio.

Tornai indietro e stavolta c'era una donna.
-Salve- sentivo la mi voce diversa, come se qualcosa mi stesse stringendo le corde vocali.
-Buonasera, dica pure- mi sorrise e lì trovai qualche speranza.
-Sono Harry Styles, volevo...-
-Harry Styles? Lo scrittore?- sbarrai gli occhi.
-Lei...lei mi conosce?-
-Ma certo, mia figlia ha letto un suo libro e l'ha adorato- arrossii.
-Beh, signora...ho scritto un solo libro e ho paura di chiederle quanti anni abbia sua figlia- lei rise.
-È abbastanza matura da sapere cosa è il sesso. Ha diciannove anni, può leggerlo sicuramente- mi sorrise e io ricambiai -Lasciando le battute da parte, dica pure signor Styles-

-Avrei bisogno di vedere un mio parente, Louis Tomlinson-
-Tomlinson, non so se sia possibile. Dovrebbe essere nell'interrogatorio-
-La prego, è importante, io...devo parlargli-
-Che tipo di parentela ha con Tomlinson?- rimasi con le labbra chiuse. Arrossii e lei sorrise.
-Vedo cosa riesco a fare- finì, e io esultai, perché era un sì.

Rimasi in attesa per cinque minuti, poi mi chiamarono. Louis era pronto a vedermi.
Mi affrettai nella stessa direzione della guardia che mi aveva chiamato precedentemente e quando lo vidi aveva il capo abbassato e gli occhi verso il tavolino.
Non mi guardò. Capii che qualcosa non andava.
-Louis- mi sedetti e lui continuava a non guardarmi -Lou, piccolo, ciao-
-Ciao- sussurrò, ma non mi guardò.
-Tutto okay? Che succede?- provai ad avvicinarmi ma lui si scostò impaurito. Quando alzò il viso verso di me sentii il mondo crollarmi addosso.
-Come...- mi guardò negli occhi e...non era più il mio Louis.
Era un altro Louis. Il Louis di sei anni fa, che scappava dalla sua vita estraniandosi dal suo corpo.

-Chi ti ha fatto tutto questo?- chiesi.
-Le guardie. Dicono che non parlo molto- aveva il labbro spaccato e lo zigomo nero; del sangue incrostato sul mento e i suoi occhi erano spenti. Non c'era più niente dentro.
-Non ci credo. Porca puttana- digrignai i denti e provai a prendere la sua mano, ma con un gesto rapido scampò dalla mia presa.
-Smettila di allontanarti- gli dissi con rabbia e lui scosse la testa.
-Adesso sono io ad allontanarmi?- chiese -sei tu che sei scomparso!- allungò le braccia sul tavolino e io rimasi immobile.
-che avrei dovuto fare?-
-Avresti dovuto ascoltarmi- tirò su col naso -Avresti dovuto darmi la possibilità di spiegare-
-E ora sono qui per dartela, Lou- dissi -Sono qui, per te e sto aspettando che tu sia totalmente sincero. Non puoi continuare a nascondermi il tuo passato- gli presi la mano ma lui non la strinse. Si fece solamente toccare.

-Ti ho già detto cosa mi hanno fatto?-
-No, tu mi hai detto solo una parte!- sapevo che stavo mettendo Zayn contro a un muro, ma avevo bisogno di spiegazioni. Avevo bisogno di sentirmi dire da lui cosa era successo.
-Non so che dirti-
-Se continui a mentirmi giuro che vado via- dissi -So già tutto, quindi perché non parlare?- lo vidi mordersi il labbro e riaprire un'altra ferita.
Il sangue gli colava fino al mento e non fece niente per fermarlo.
Mi stava mostrando il suo dolore. Stava lasciando uscire tutta quella merda che aveva dentro l'anima.
-Non ci riesco- mi disse -Non so cosa non vada in me. Ma so che non è colpa sua-
-Perché dici che sei tu a non andare bene?-
-Perché se fossi stato un bravo bambino non mi sarebbe successo tutto quello che ho passato. Sono sempre stato un parassita nella vita di tutti, e non so cosa ci sia di sbagliato in me-

-Non sei un parassita nella mia vita. Smettila solo di pensare delle cose simili-
-Mi hai detto che ti ho rovinato la vita- sussurrò Louis -Mi odi anche tu-
-Avevo paura. Non sapevo come comportarmi- provai a difendermi, ma la sua rabbia per se stesso era così acuta da non fargli credere nemmeno a una parola.
-Se avessi potuto mi avresti picchiato. Proprio come hanno fatto tutti- lasciò la schiena cadere scomodamente sulla sedia. Le nostre mani si separarono.
-Non ti avrei sfiorato nemmeno con un dito- dissi.
-Sì certo, anche mamma diceva che non mi avrebbe abbandonato per nulla al mondo. Eppure guardami-
-Non ti farei mai nulla, Louis. Perché cazzo devi credere che io possa darti del male?- alzai la voce e lui si chiuse nelle spalle.

-Perché quando qualcosa che non ci piace abbastanza si rompe, non si perde tempo ad aggiustarla. Io non ti piaccio più-

-Vuoi dire che io non sto facendo nulla per aiutarti?- chiesi -Vuoi dire che il mio essere qui, per te, è inutile-
-Sei qui per intenti egoistici, Harry! Perché speri che io ti racconti una storia diversa da quella che sai e così puoi odiarmi senza sentirti in colpa- alzò la voce e la guardia lo colpì per farlo calmare. Lui si calmò, ma io presi fuoco.
-Quale cazzo era il motivo, adesso?- ringhiai contro la guardia -Stiamo solo parlando, per dio- ma l'uomo non rispose. Si mantenne distante.
-Harry, va via- sussurrò Louis -Non ho niente da dirti-
-Dimmi che ti ha fatto tua madre- dissi -So cosa è successo, ma voglio sentirlo da te. E non per non sentirmi in colpa- aggiunsi -Ma perché io credo alle tue di parole e finché non parli, io non posso difenderti- lo guardai e lui sembrò pensarci.
Poi annuì.
-Siediti- mi disse. Lo feci.

Cominciò a parlare ininterrottamente. C'era un particolare in ogni storia che lui ricordava bene. Il suo passato era il suo presente ed il suo futuro. Tutto si basava su ciò che aveva subito e non si allontanava dall'idea che meritasse ogni sorta di dolore.
Rimasi in silenzio mentre l'ascoltavo e ancora oggi sento il suo tono traditore. Mi parlava con tranquillità mente tratteneva un oceano.
Avrei voluto scuoterlo, farlo svegliare, perché era così pieno d'odio che non sapeva più come poteva guardarsi senza disprezzare ciò che era.
Fu una storia lancinante, e per quanto lui mi avesse detto che fosse la cosa giusta, sapevo che pensava il contrario. Soprattutto quando scoppiò a piangere.

Sapevo che, nel profondo, lui era cosciente di non meritare tutto quel dolore.

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