Londra; 2011/10/25

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Londra; 2011/10/25

Stavamo bene. Louis continuava ad essere più tranquillo giorno dopo giorno e io mi rilassai quando lo vidi in quel modo. Ma c'era qualcosa che mi nascondeva, e lo sapevo già da quando mise piede in casa mia.
Era diverso, ma non solo più libero. Era un'altra persona.
-Lou- stavo cucinando e lui continuava a baciarmi il collo insistentemente -Dai, così brucio tutto- mi mise una mano sulle mutande, toccandomi il sedere e io sospirai, alzai la testa e lui iniziò a farmi un succhiotto. Sentivo il sangue defluire tutto in un punto e stavo impazzendo.
Aveva iniziato a massaggiarmi le natiche, il suo petto bruciava contro il mio, e un attimo dopo lo stavo baciando con forza e irruenza.
-Scopami- dissi d'un tratto, e quando successe entrambi boccheggiammo per un attimo.
-C-Come?- mi guardò con gli occhi spalancati e umidi di eccitazione.
-Sì, beh...- mi schiarii la voce. Non era mai successo prima il contrario. Di solito stavo sopra, ma solo perché Louis non sembrava voler cambiare i ruoli nei nostri rapporti.
-Lo vuoi?- mi chiese, per poi deglutire.
-Certo che lo voglio. È solo che mi sembrava tu...tu non volessi, ecco- guardò in basso, sicuramente in imbarazzo, e io gli presi il mento tra le dita e lo avvicinai a me per baciarlo.
-Non ho mai fatto l'attivo- sussurrò -Ho fatto tanto sesso- ammise -Molto di questo non...non è stato molto bello, ero piccolo. Ma non ho mai fatto l'attivo con nessuno- lo guardai e annuii.

-Vuoi provare con me?- assottigliò le labbra e per un attimo sembrò che i suoi occhi non mi vedessero realmente. Sembrava che stesse guardando qualcosa dietro di me e io rabbrividii davanti a quello sguardo.
-Ho paura di farti male- sussurrò, e la sua voce tremò quando pronunciò l'ultima parola.
-E perché dovresti?- gli sorrisi e gli accarezzai i capelli.
-Prima stavo con un uomo- ed era la prima volta che mi parlava del suo passato -Lui era...abbastanza violento, ecco-
-Quindi hai paura che tu possa farlo come lui- aggiunsi e lui annuì soltanto -Ma hai fatto sesso anche con me, Louis. Puoi anche aver imparato da me- e per un attimo lo sentii rabbrividire. Non seppi cosa gli passò per la testa, ma era qualcosa di oscuro, triste, perché sentii la sua anima combattere con se stessa.
-Proviamoci, okay?- gli dissi, e lui, dopo attimi di esitazione, acconsentì.

Ripresi a baciarlo con calma, gli accarezzai i bicipiti e, nel mentre, lui abbassò il nostro intimo, non smettendo per un attimo di tremare.
-È tutto okay- gli sussurrai -Sono io, e mi fido di te- gli misi le mani sulla schiena, e una aderiva perfettamente con la sua cicatrice.
Mi chiedevo se anche quella era stata causa dalla violenza di quell'uomo. Non lo sapevo, ma sapevo con certezza che quella violenza era origine della paura di Louis.
Mi poggiò sul piano cottura e io mi allungai per spegnere i fornelli.
Mi fece sedere sulla ceramica e infiltrò la mano tra le mie cosce. E mentre lo baciavo sentivo che provava già a entrare in me con due dita.
-Bimbo- lo chiamai, e lui trasalì.
-Non chiamarmi in quel modo- sussurrò mentre poggiava la sua fronte contro la mia e mi accarezzava il contorno della mia apertura.
-Perché no? È un nome dolce- e lui sospirò, come se si fosse arreso alla mia presa di posizione. Inutile dire che non lo chiamai più in quel modo, perché notai la sua paura nel modo in cui entrò con due dita dentro di me.
Sobbalzai e lui mi spinse con una mano sul petto, facendo in modo che il mio sedere fosse in mostra.

Seguiva un ritmo preciso, anche se mi faceva male.
-Lou...- gemetti, e lui tolse le dita per poi entrare in me con una calma assurda, come se non stesse esplodendo.

Come se non mi stesse più amando.

Spinse con ferocia, non c'era nulla di dolce, solamente passione e rabbia, che si accumulava nel suo petto e finiva nel mio corpo.
Mi stava distruggendo e lo stava facendo per dominarmi.
Mi guardava storto, rosso, con rimorso.
-Piccolo- e poi venni, e lui venne dentro di me.
Quando uscì notai che, oltre al suo piacere, c'era del sangue.

Vidi il modo in cui si pentì di tutto quello. Il modo in cui capì che lui non era guarito. E l'attimo prima che dicessi qualcosa, fecero irruzione in casa.
Tre poliziotti, le armi in vista. Eravamo nudi e sporchi e loro puntavano tutti contro...Louis.
-Signor Tomlinson è in arresto per l'omicidio di Richard Bulevar e Bernard Scott- lo ammanettarono e lo coprirono con una misera coperta che tenevo sul divano -Non può dire una parola in assenza di avvocato, deve venire in caserma con noi-
-Lou, ma che cazzo succede- mi alzai e lui mi guardò con aria sconfitta, penosa.
-Scusami Harry, ti prego perdonami. Volevo salvarti-
-Che vuoi dire?-
-Non volevo rovinarti la vita- e poi lo portarono via.
Rimasi solo, nudo e confuso.
Non vidi Louis per una settimana intera, poi la notizia al telegiornale.

Era colpevole. Aveva ammesso tutto.
Mi aveva preso in giro.

Non riesco ancora oggi a spiegare come mi sentii quel giorno, ma sono sicuro che tradito è la parola più adatta.
L'avevo lasciato entrare nella mia vita, mi ero totalmente fidato di lui e lui, invece, non aveva fatto altro che intrappolarmi.
Ricordo ancora quando mi chiamò.
-Non ho nessun altro se non te- mi disse.
-Allora sei rimasto solo, Louis. Perché io non ti voglio più- e gli chiusi il telefono in faccia.
Non provò a richiamarmi. Non cercò un avvocato. Accettò le sue colpe e l'unica cosa che disse fu:
"Un mio caro amico mi ha detto che la vittima diventa il carnefice, tranne se non guarisce. Io non sono guarito, e mi dispiace"
Svelò dove si trovassero gli altri corpi, poi venne condannato all'ergastolo.

Mi lavai con rabbia per giorno interi. Volevo togliermi di dosso il suo odore, le sue bugie.
Volevo cancellarlo dalla mia vita, ma non mi accorsi mai totalmente che lui, a modo suo, ne continuava ancora a far parte, perché quando una persona l'hai dentro non vi è alcun modo per mandarla via.
Non dormii per settimane, e quando lo facevo sognavo i suoi occhi bugiardi.
-Lasciami stare- dicevo spesso, e lui scompariva, perché me l'aveva promesso.
Mi aveva promesso che, quando non l'avrei più voluto, lui sarebbe andato via.

Passarono tre settimane, poi decisi di andarlo a trovare, perché sapevo c'era dell'altro. Sapevo che, infondo, aveva bisogno di me.

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